Due le vicende che più di tutte in questi giorni polarizzano l’attenzione a Catanzaro: la difficoltà nel comporre la squadra che dovrà governare la città per i prossimi cinque anni e, non meno importante, ciò che viene definito “l’incubo della 106”, la nuova superstrada che, settimana dopo settimana, da qualche tempo continua a cedere pezzi rivelandosi un colabrodo.
Cominciamo da questa seconda vicenda non perché la prima non meriti attenzione, ma perché su di essa ha posto già le mani la Procura della Repubblica che ha avviato una inchiesta della quale si conosce ancora poco o nulla, ma che lascia pensare che, così come si prospetta, potrà approdare a conclusioni eclatanti che potrebbero coinvolgere più soggetti i quali dovranno convincere i magistrati che loro non c’entrano nulla con quanto sta accadendo, cioè con i cedimenti che hanno consigliato la chiusura di alcuni tratti per evitare danni più gravi.
Attualmente l’indagine sta attraversando una fase in cui stanno operando tecnici e consulenti nominati dalla magistratura con il mandato di chiarire i quesiti attraverso i quali si vogliono avere risposte sul perché siano stati possibili gli smottamenti e le crepe. Se cioè le cause sono da ricercare nell’assestamento del terreno o nell’aver utilizzato cemento depotenziato, o entrambi le circostanze.
Sono nodi che bisognava mettere in conto perché era prevedibile che sarebbero “venuti al pettine”. L’importante è non lasciare trascorrere molto tempo per trascinare in giudizio gli eventuali responsabili; non tanto e non solo per una forma di vendetta sociale, quanto per far capire loro e al resto degli italiani che anche in Calabria è possibile vivere di legalità e che chi sbaglia paga non soltanto per essersi arricchito rubando, ma anche per aver violato la legge sulla quale poggia il vivere civile anche in Calabria.
Naturalmente sarà la magistratura ad accertare la gravità del caso e a dare risposte alla società civile che vuole sapere se e quali coinvolgimenti ci sono stati, evitando che la durata dei processi diventi correa spalancando la strada della prescrizione.
In tema di lavori pubblici la cronaca ci consegna purtroppo un Paese gruviera nel quale crescono e si moltiplicano i lestofanti le cui azioni, soprattutto quando interessano il Sud e la Calabria in particolare, assumono sempre al di fuori del confini regionali i connotati di una popolazione costituita prevalentemente da banditi e da fuorilegge.
E veniamo alla formazione della nuova giunta comunale di Catanzaro che rispecchia, non si sa quanto casualmente, un “protocollo” cui i cittadini sono abituati. I motivi sono sempre gli stessi: la condivisione della gestione degli affari del Comune. Per fortuna che abbiamo questo sindaco che, da uomo eclettico qual è, oltre all’assessorato all’urbanistica, che storicamente sembra essere di sua competenza, si offre, non essendoci eletti che possono vantare conoscenze specifiche, ad occupare anche quello al bilancio.
Per fortuna i probabili candidati assessori hanno già dato la loro disponibilità ad occuparsi di ciò che rimane altrimenti, caso unico nella storia democratica, Catanzaro si sarebbe potuta ascrivere il primato di un primo cittadino che avrebbe detenuto il più alto numero di deleghe assessorili. In tal caso sarebbe stato come “certificare” l’accusa che qualcuno ha mosso ad Abramo in campagna elettorale, e cioè di essere un “uomo solo al comando”. Stia attento, comunque, a dimostrare di essere conseguenziale nelle sue dichiarazioni. I catanzaresi che l’hanno “ripreferito” ricorderanno perfettamente ciò che ha detto solo pochi giorni fa. Nel dubbio gliela ricordiamo: «Procederemo nell’azione amministrativa a mani libere prevedendo civiche assisi più qualificate… ». Probabilmente si è dimenticato di aggiungere anche “partecipate”.
*giornalista
x
x