VIENNA Non poteva esserci esordio più “a tema” – “Il nesso tra droghe illegali, crimine organizzato e terrorismo” – per Nicola Gratteri all’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa). Il procuratore capo di Catanzaro ha iniziato il suo cammino nella sede dell’organizzazione a Vienna con una conferenza che affronta uno dei temi più caldi sullo scacchiere internazionale. Due giorni di dibattito pensati per fornire agli esperti dei Paesi partecipanti una piattaforma per discutere le sfide poste dal traffico di droga e i suoi collegamenti con le mafie e il terrorismo. Lo scopo è quello di fare rete per affrontare questi legami inquietanti e le minacce che propongono. Chi meglio di uno dei massimi esperti nella lotta al narcotraffico per offrire un contributo qualificato. È la prova (se ce ne fosse stato bisogno) che la nomina, voluta dal ministro degli Esteri Angelino Alfano, non è casuale. I partecipanti all’incontro hanno cominciato ad affrontare i temi della prevenzione, e dei metodi più adatti per combattere i reati legati alla droga: la corruzione, il riciclaggio di denaro, il traffico di essere umani e armi da fuoco. E il terrorismo. Istanze che richiedono un crescente coordinamento sia a livello regionale che internazionale. L’esperienza di Gratteri potrà certamente offrire contributi interessanti.
Ne ha già offerti parecchi, di spunti, per la verità. Basti pensare che nella sessione plenaria di lunedì gli interventi iscritti erano soltanto cinque e uno di essi era riservato al procuratore, che ha approfondito i temi riguardanti la criminalità transnazionale, la lotta al narcotraffico e i problemi di riciclaggio del denaro sporco e della corruzione connessi allo smercio globale di droga.
Gratteri è partito dallo stato dell’arte nella lotta alla criminalità organizzata globale che prospetta grazie alla vendita di stupefacenti. Ha analizzato le rotte, il ruolo dei paesi produttori e consumatori, le ricadute sociali delle coltivazioni impiantate nelle aree del globo più adatte alla produzione. La sua relazione ha, poi, approfondito gli aspetti giuridici. Con quali armi le nazioni affrontano la lotta alle mafie globalizzate. Con armi diverse e insufficienti. Perché non c’è una cabina di regia comune, non ci sono norme applicabili dappertutto. E non tutti i sistemi sono all’avanguardia come quello italiano. Un dossier ampio, quello presentato dal magistrato ai 57 Stati membri: denso di attenzioni sui risvolti politici e sull’influenza dei narcodollari sulle democrazie occidentali e (anche) sui regimi. Le ingenti somme ricavate dai traffici vengono investite: alimentano un’enorme mole di corruzione. Dappertutto nel mondo. E non è un caso che a mettersi in contatto con il procuratore, dopo il suo intervento, siano state sì Francia e Germania ma anche la Russia di Putin, che si è messa in contatto, attraverso il proprio rappresentante, con la Farnesina per ottenere approfondimenti sui temi affrontati nel corso della riunione di lunedì a Vienna. Non sono sfuggiti, al rappresentante del Cremlino, i passaggi dedicati da Gratteri alle modalità con le quali i proventi dei traffici di stupefacenti vengono reinvestiti per finanziare organizzazioni terroristiche.
Una giornata intensa, dunque. Ma per il magistrato il viaggio di lavoro a Vienna è stato anche l’occasione per una visita a sorpresa. Gratteri è stato, infatti, accolto dall’ambasciatore italiano a Vienna. Un calabrese, originario di Locri: Giorgio Marrapodi, che guida una delle ambasciate più strategiche per il Paese (proprio per la presenza dell’Osce, e non solo per quella). Lo stesso Marrapodi, che ha assistito all’intervento in seduta plenaria, si è detto soddisfatto del ruolo acquisito dall’Italia grazie all’intervento del procuratore capo di Catanzaro. C’è stato anche un pizzico di amarcord calabrese nella “prima” ufficiale del magistrato nella sua veste di rappresentante dell’Italia nell’organismo internazionale.
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