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Donatella Versace: «Il mio ricordo di Gianni a 20 anni dalla morte»

ROMA «Sono passati venti anni dalla morte di mio fratello Gianni. Quel giorno il mondo ha perso un genio e un artista al culmine della propria creatività, e la mia famiglia un’anima coraggiosa e pi…

Pubblicato il: 12/07/2017 – 14:11
Donatella Versace: «Il mio ricordo di Gianni a 20 anni dalla morte»

ROMA «Sono passati venti anni dalla morte di mio fratello Gianni. Quel giorno il mondo ha perso un genio e un artista al culmine della propria creatività, e la mia famiglia un’anima coraggiosa e piena d’amore. Gianni mi diceva sempre di essere forte e rimanere fedele a me stessa. È passato molto tempo, ma continuo a seguire il suo consiglio ogni giorno. Grazie Gianni». Così Donatella Versace che lo scorso giugno nella storica sede milanese di Piazza del Gesù a Milano, ricorda con l’Ansa la figura di suo fratello Gianni, il genio della moda fondatore della maison, ucciso barbaramente a 51 anni, il 15 luglio 1997 a Miami, dal giovane Andrew Cunanan, mentre, dopo aver acquistato i giornali al solito posto, il News Café, si apprestava a rientrare nella sua villa Decò sull’Ocean Drive, Casa Casuarina, ora trasformata in un hotel di lusso. La collezione omaggio a Gianni firmata da Donatella era comprensiva anche una capsule donna definita dalla stilista «Un ritorno a casa», «un omaggio al genio creativo di mio fratello». Insomma, Donatella ha voluto una collezione Versace allo stato puro che «Racconta – spiega la sorella del maestro – della passione che da sempre definisce Versace, della complessità dei suoi uomini e anche dell’energia di questo momento storico». In pedana i tipici stampati della griffe e capi rinnovati come il blouson tecnico. 
Un fatto è certo. Quell’assurdo omicidio di 20 anni fa ha privato il mondo di uno dei più grandi geni della moda del XX secolo, dello stilista che ha reso i simboli architettonici e culturali della Magna Grecia, quanto di più sensuale e glamour che le donne avessero mai indossato: abiti-peplo, gonne-pareo, stampati di greche e volute barocche, corsetti e vestiti in maglia di metallo, come le cotte dei legionari romani. La testa di Medusa è diventata il logo della sua maison. Gianni Versace era nato infatti nel 1946 a Reggio Calabria, dove ha respirato il fascino della cultura greco-romana: «è il luogo dove da piccolo – amava dire – cominciai ad apprezzare l’Iliade, l’Eneide, l’Odissea, dove ho respirato l’arte della Magna Grecia». I primi contatti col mondo della moda Gianni li ebbe da bambino nell’atelier della madre sarta. «Reggio è il regno dove è cominciata la favola della mia vita: la sartoria di mia madre, la boutique d’Alta moda». Il mondo della moda ha perso anche un designer che ha valorizzato la bellezza femminile con il suo stile ma ha aveva deciso che a indossare i suoi capi in pedana e nelle campagne dovevano essere le donne più belle del pianeta. Gianni ha creato infatti il mito delle ultime dee degli anni Novanta, le top model, che hanno riabilitato la categoria delle indossatrici considerate fino a quel periodo anonimi corpi adatti a indossare gli abiti, dando loro volti e nomi: Claudia Schiffer, Linda Evangelista, Stephanie Seymour, Christy Turlington, Cindy Crawford, Nadja Auermann, Marpessa, Kate Moss, Carla Bruni, Yasmeen Ghauri, Helena Christensen, Karen Mulder. Naomi Campbell che poche settimane fa piangeva in tv, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa? nel rivedersi nei filmati con Gianni. 
In quanto al talento, nel 1972, all’età di 25 anni trasferitosi a Milano; Gianni già firmava le prime collezioni per Genny e Callaghan e nel 1975 i primi capi in pelle per Complice. Ma è solo nel marzo 1978 che Gianni presenta a Milano a Palazzo della Permanente, la prima collezione donna firmata con il suo nome. L’anno seguente comincia una fortunata collaborazione con il fotografo americano Richard Avedon, primo di una lunga serie di collaborazioni con maestri dell’obiettivo come Newton, Penn, Weber, Barbieri, Gastel. Nel 1982 lancia la maglia metallica che diventerà un classico del sua stile. Molte le collaborazioni anche con il teatro: nel 1982 disegna i costumi del balletto Josephslegende di Richard Strauss, per La Scala di Milano, con scenografia di Luigi Veronesi. Nel 1983 crea i costumi per il Lieb und Leid di Gustav Mahler. L’anno successivo firma quelli per il Don Pasquale di Donizetti e per il Dyonisos, diretto da Maurice Be’jart al Piccolo Teatro di Milano. Nel 1995 la linea giovane Versus debutta a NY e finanzia la mostra del Metropolitan Museum of Art dedicata alla carriera di Avedon.

Patrizia Vacalebri
Ansa

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