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Regione, il rimpasto si allontana?

CATANZARO Ma il rimpasto s’ha da fare o no? Il silenzio invincibile del governatore Mario Oliverio obbliga gli “investigatori” (cronisti e politici interessati) a valutare i pochi indizi disponibil…

Pubblicato il: 12/07/2017 – 15:57
Regione, il rimpasto si allontana?

CATANZARO Ma il rimpasto s’ha da fare o no? Il silenzio invincibile del governatore Mario Oliverio obbliga gli “investigatori” (cronisti e politici interessati) a valutare i pochi indizi disponibili. Nelle ultime ore ne sono arrivati due (manca il terzo, che li riunirebbe in prova); e vanno entrambi nella stessa direzione: il presidente non modificherà l’assetto della giunta, almeno per ora. Nemmeno le dimissioni di Carmen Barbalace avrebbero dunque convinto Oliverio a procedere con quel rimpasto che rischia di diventare un tormentone. Chi ha firmato questi indizi? Due personalità del Pd, diverse tra loro ma accomunate da una incrollabile lealtà nei confronti del governatore e quindi in grado di interpretarne meglio di altri il pensiero, il “verbo”. Uno è il capogruppo del partito in consiglio regionale, Sebi Romeo; l’altro è il presidente della commissione Bilancio, Giuseppe Aieta. Ecco cosa hanno detto nelle ultime ore. Romeo (intervista al Quotidiano del Sud, ieri): «Sbaglia chi pensa a equilibri di potere e sbaglia chi immagina un derby tra tecnici e politici (…) non abbiamo bisogno di poltrone, ma di continuare un progetto condiviso di cambiamento». Aieta (intervento sul Corriere della Calabria): «Conoscendo Oliverio, credo di poter affermare con ragionevole convinzione che il cambio della giunta è più nella testa di chi vorrebbe alimentare problemi, che in quella del governatore. E già che ci siamo, diciamo pure che è lontana dai pensieri e dalle priorità dei calabresi».
C’è chi crede sia stato proprio il governatore a commissionare le uscite dei consiglieri pd, anche se è più verosimile pensare che i due “fedelissimi” abbiano deciso di prendere posizione nel dibattito delle ultime ore consapevoli che il loro pensiero non si discosti poi tanto da quello di Oliverio. Che, secondo questa interpretazione, non avrebbe alcuna fretta di attuare il rimpasto in un periodo così delicato, nell’imminenza dei congressi locali e provinciali e, soprattutto, a meno di un anno dalle politiche. Aprire le porte ai politici nell’esecutivo, tanto per citare le parole di Aieta, «trascinerebbe anche i singoli nel tritacarne degli equilibri instabili che si prefigurano in prospettiva delle elezioni al Parlamento e del rinnovo degli organismi di partito». Si scatenerebbe il caos, insomma, perché – detto in soldoni – Oliverio non avrebbe la possibilità di “accontentare” tutti e di corrispondere ai desiderata di quel pattuglione di maggiorenti dem che aspirano a lasciare la Calabria direzione Roma o a occupare posti di vertice nel partito regionale. Non è un mistero: affrontare le elezioni da una postazione di comando, tipo un assessorato, rappresenta un indiscutibile vantaggio in più. E allora, sembrano dire Romeo e Aieta, meglio non agitare le acque e continuare così. Anche perché, suggeriscono, la giunta dei professori, malgrado la loro scarsa popolarità tra i calabresi, ha permesso alla Regione di varare alcune riforme fondamentali: il Piano Trasporti e il bando per i porti (Russo), l’inedita rotazione dei dirigenti della Cittadella (Viscomi), la nuova legge Urbanistica (Rossi), l’adozione della legge 328 che dispone il passaggio delle competenze per le politiche sociali ai Comuni (Roccisano).
E poi c’è un altro aspetto non del tutto secondario: con i tecnici al fianco, Oliverio può credere di fare il bello e il cattivo tempo, nel tentativo di attuare un modello autocratico a lui perfettamente congeniale: si fa come dico io, voi non avete avuto un mandato popolare e io posso mandarvi via in qualunque momento.
Si tratta comunque di interpretazioni, sulla faccenda rimpasto il governatore non si è espresso, nemmeno dopo le dimissioni di Barbalace, quando tutti aspettavano un segno, una strategia, una indicazione sulla via da seguire per il futuro. Niente.
«Oliverio – commenta un altro consigliere regionale che lo conosce molto bene – è abituato alla prudenza. Non ha mai usato la sciabola, è un motore diesel: è lento, non è mai stato rock. Certo, è un gran lavoratore, un uomo di visione, ma non farà mai una cosa dirompente come annunciare un rimpasto di giunta».
Solo il tempo potrà confermare la veridicità degli indizi fin qui raccolti.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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