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«In Calabria a rischio la coesione sociale»

CATANZARO «I livelli di esclusione finanziaria sono ormai tali, in Calabria, da mettere a serio rischio la coesione sociale e la stessa possibilità di uno sviluppo economico della nostra regione: q…

Pubblicato il: 13/07/2017 – 6:52
«In Calabria a rischio la coesione sociale»

CATANZARO «I livelli di esclusione finanziaria sono ormai tali, in Calabria, da mettere a serio rischio la coesione sociale e la stessa possibilità di uno sviluppo economico della nostra regione: quanto aveva capito più di un secolo fa Don Carlo De Cardona, che non a caso diede vita all’esperienza delle Casse rurali, trova purtroppo ancora conferma nello studio di Banca Etica». È quanto ha dichiarato il vicepresidente della giunta regionale Antonio Viscomi all’incontro svoltosi a Lamezia presso la sede della Comunità Progetto Sud di Don Giacomo Panizza nel cui ambito il direttore generale di Banca Etica, Alessandro Messina ha presentato i risultati dell’analisi effettuata da Banca Etica sui livelli di esclusione finanziaria in Italia. Nel corso del suo intervento, il vicepresidente ha focalizzato l’attenzione su due questioni in particolare. La prima è relativa al pericoloso attuale ampliamento dell’area di esclusione finanziaria. Si tratta di un disagio che coinvolge ovviamente l’intero sistema produttivo, che paga costi enormemente elevati per accedere al capitale di rischio e quindi tende ad agire in modo non innovativo e a rifugiarsi in produzioni consolidate ma spesso a bassa reddittività sul mercato in quanto scarsamente competitive. Ma si tratta anche di un disagio che coinvolge sempre più frequentemente persone e famiglie dal momento che all’esclusione finanziaria delle persone senza lavoro si sta da tempo affiancando, in particolare, anche l’esclusione delle famiglie monoreddito, particolarmente con figli a carico, ricreando oggi figure che qualche secolo fa, all’origine della rivoluzione industriale, erano definite come working poor dal momento che, anche lavorando, oggi spesso si rimane in una condizione di povertà. La seconda questione analizzata riguarda il ruolo delle istituzioni pubbliche in questo contesto.
Al riguardo, il vicepresidente ha evidenziato la necessità di recuperare un efficace e corretto rapporto, coerente con il principio di sussidiarietà, tra istituzioni e soggetti operanti nel privato, sia nella sfera produttiva che in quella sociale. «La Regione, ha dichiarato il Vicepresidente, deve solo programmare con giudizio e controllare con rigore: il resto del quadro deve essere disegnato dagli attori sociali nella loro piena autonomia. Pensare di fare clientela con le risorse destinate agli investimenti produttivi o alle politiche sociali è sbagliato proprio dal punto di vista politico, perché crea un consenso tanto facile da acquisire quanto volatile in sede elettorale. Conviene invece che le risorse siano spese per consentire alle imprese di investire nell’innovazione di processo e di prodotto e alle famiglie calabresi di recuperare spazi di inclusione finanziaria idonei a vivere un vita dignitosa, anche con l’aiuto delle strutture del terzo settore per le quali leggi recenti hanno ampliato la possibilità di operare sul fronte del credito. Per fare questo il ruolo di operatori come Banca Etica è fondamentale, dal momento che qui il rapporto con il cliente è mediato da un valore essenziale che è la fiducia, certo ragionata e ragionevole, e non soltanto dai parametri di bilancio. Anche per questo – ha dichiarato il vicepresidente – e per il relativo valore sociale e politico, credo che il governo precedente all’attuale della Regione Calabria abbia veramente sbagliato a prevedere la dismissione della quota societaria di centomila euro in Banca Etica. Infatti, mentre altre banche portano al Nord il risparmio dei cittadini calabresi, Banca Etica investe sul territorio regionale molto più di quanto viene depositato dai clienti calabresi».
«Credo – ha affermato a conclusione del suo intervento, il vicepresidente – credo che la questione di cui stiamo parlando, l’accesso al credito e i problemi dell’inclusione finanziaria, sia la questione politica odierna per eccellenza perché riguarda il futuro stesso delle nostre comunità e della nostra capacità di operare sul mercato in condizioni competitive. Ogni istituzione deve fare la sua parte, considerando che dietro a questione tecniche, spesso anche molto complicate da comprendere, c’è la vita dei cittadini e delle famiglie calabresi. Per questo assicurare inclusione finanziaria significa creare capitale e coesione sociale».

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