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Quel che manca alla Calabria per essere felice

“Don’t worry, be happy!” Non preoccuparti, cerca di essere felice. Lo ha scritto il neo direttore di “7” il settimanale del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, che molti telespettatori conoscono…

Pubblicato il: 13/07/2017 – 12:19

“Don’t worry, be happy!” Non preoccuparti, cerca di essere felice. Lo ha scritto il neo direttore di “7” il settimanale del Corriere della Sera, Beppe Severgnini, che molti telespettatori conoscono perché è molto spesso in Tv, per commentare attualità, politica, costume. E lo ha voluto ricordare perché è un consiglio tutt’altro che banale, anche se non è possibile essere sempre felici e sereni. L’importante, però, è provarci. Non costa, poi, molto. Se, poi, proviamo a studiare, o a leggere attentamente, il rapporto della Banca d’Italia 2017, allora, almeno in Calabria, difficilmente avremmo motivo di essere “happy”. C’è,infatti, da noi un vero e proprio esercito di giovani calabresi che non lavorano, non studiano, non seguono corsi formazione. Quelli per i quali è stato inventato il neologismo “Neet” (acronimo che sta per not education,employment, training). Noi li chiamiamo generazione  “né-né”  per indicare quanti non sono impegnati nello studio, nel lavoro,nella formazione. Un fenomeno, questo, che interessa una fascia d’età compresa fra i 16 e i 35 anni.
Nella nostra regione, secondo la Banca d’Italia, sono addirittura quasi il 42 per cento della popolazione. Addirittura! E’ così, a fronte del 26 per cento del resto del Paese. Si può, a questo punto, esser felici? Proprio no! E’ dunque, la nostra, una regione in affanno, soprattutto per la mancanza di lavoro, la vera e grande questione che prostra figli e genitori. Il direttore della filiale di Catanzaro, Sergio Magarelli, gli estensori del rapporto, Giuseppe Albanese, Tonino Covelli ed Iconio  Garrì, prendendo a prestito il linguaggio televisivo, hanno parlato di “Regione al rallenty”!    E questo perché – il rapporto fa riferimento allo scorso anno – la crescita delle attività economiche si è attenuata. Anche rispetto al 2015, quando l’andamento del Prodotto interno lordo aveva tratto beneficio dall’afflusso di fondi pubblici connesso con la chiusura della programmazione comunitaria 2007-2013. E se l’anno scorso si era cominciato a parlare di avvio di una, pur debole, ripresa economica, a giudicare dai dati,quest’anno, si è registrata una frenata. La teoria dell’acceleratore non ha funzionato, purtroppo. Pur nondimeno, in fondo al tunnel, qualche tenue lumicino, si è intravisto. Piccolo, ma meglio che niente. Alcune imprese, non tutte,evidentemente, hanno registrato leggeri miglioramenti, le esportazioni danno segnali di “volo”( anche senza aeroporti in piena efficienza), le famiglie, qui e là, spendono qualche euro in più. Il turismo, sia pure a grosse macchie di leopardo, se idoneamente e adeguatamente incentivato, potrebbe dare qualche spintarella al PIL. Potrebbe! Occorre fare molto, ma molto di più, anche perché non bastano le bellezze o l’attrattività delle nostre località, se non si lavora tutto l’anno alla stagione turistic, che non può essere lasciata all’estro dell’improvvisazione. E’ la storia del cane che si morde la coda: il turista non arriva, io non miglioro la struttura. Il turista non arriva perché i nostri centri di attrazione non godono dell’attenzione necessaria perché sia di richiamo. A parte costi di viaggio, lontananza, pulizia del mare e delle spiagge. Di contro, grazie anche alla politica del ministro Franceschini sono aumentati i visitatori di aree archeologiche, monumenti musei. E l‘agricoltura. Non occorre parlare con la Coldiretti, perché la Banca d’Italia non ha potuto che constatare come il valore aggiunto delle attività agricole sia, pur leggermente, sceso. C’è stato un trend positivo per l’agroalimentare che, da solo, ha pesato, più del 30 per cento del totale. Ed è già una cosa, piccola, ma c’è!
Il rapporto di Bankitalia ha anche evidenziato quanto la Calabria sia restia all’associazionismo. Non ci fidiamo tra di noi ed applichiamo il detto, attribuito all’avvocato Agnelli, che «la migliore società è quella costituita in numero dispari e tre sono troppi!».
Il problema del “fare società” riguarda il privato (quante spese si risparmierebbero se si facessero società di gestione? Ma anche il pubblico ( nettezza urbana, abbellimento di strade, pulizia delle spiagge, per fare qualche esempio). Non siamo abituati, evidentemente. Preferiamo far(quando si fa) da soli. Commettendo errori che gravano sulle tasche dei cittadini e sui bilanci degli enti locali. Insomma, ci ricorda il rapporto, che siamo una regione a basso reddito, aggravata dalla quota di famiglie che vivono in povertà assoluta. L’assessore regionale, Federica Roccisano, si è detta, tutto sommato, soddisfatta dei dati emersi nel rapporto, anche se, a suo parere, bisogna lavorare sodo ( lo stiamo facendo,ha detto) per mutare, dove c’è, il trend negativo e far di tutto per avviare a soluzione la questione giovanile. Per l’opposizione, il consigliere Wanda Ferro, ha parlato di situazione allarmante dal punto di vista dell’occupazione e di fallimento delle specifiche politiche regionali per i giovani. Insomma se Federica Roccisano si è detta abbastanza fiduciosa, Wanda Ferro ha parlato di brusco stop, certificato dalla Banca d’Italia. Insomma, non possiamo dirci, come nelle fiabe raccontate ai bambini, “e vissero tutti felici e contenti”. Avremmo voluto, certo che avremmo voluto emulare la scritto di Severgnini: “Don’t worry, be happy!”. Verrà quel giorno? Non vogliamo piangere, ma essenzialmente sperare.

 

*giornalista 

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