In una ribollente e “caotica” estate destinata a lasciare il segno per le temperature da record e le criticità vecchie e nuove che si affastellano, non si può pensare che i cittadini trovino diletto appassionandosi ad una delle tante diatribe scoppiate, in questo caso, in uno schieramento politico. In un luogo dove poter fare una doccia o mantenere l’igiene di congiunti diversamente abili e bambini è divenuto un privilegio, in una città piegata su se stessa, dolente ed angosciata che non conosce pace, decoro e normalità, non insistono le condizioni sociali e civili per “farsi intrigare”, seguire e, soprattutto, comprendere il motivo del contendere che “turba” l’animus dei giovani piddini. La gente dopo l’onta dello scioglimento del comune per mafia, gli anni del duro castigo democratico e non solo, dovuto ad un scialbo commissariamento, comunque, ha affidato, in un impeto di generosità, ad una classe dirigente politica, il mandato di riportare alla normalità la comunità. Una delega chiara che non consente alibi e distinguo che non prevede “l’essere rimandati a settembre”, un mandato che assume i connotati di un rigoroso “esame di maturità” il cui esito sarà perentoriamente: promozione oppure bocciatura. Le condizioni generali in cui versa l’urbe sono talmente tristi e fatiscenti che il cittadino non può attardarsi a “tifare” per “Rivera” o “Mazzola”, permettersi il lusso accademico di discernere da quale parte sta il “torto” e da quale la “ragione”. In uno stato, altresì, di costante necessità è indubbio che anche la comunicazione possa subire in percezione, una significativa distorsione, con il rischio che le spigolosità tra il Sindaco e l’Assessore ai Lavori Pubblici ed alla Legalità vengano ricondotti a meri futili motivi, che ne prendano atto. La gente, inoltre, avvilita dal mancato soddisfacimento dei più elementari bisogni, è facile che semplifichi catalogando il tutto come “bega da pollaio” come “peccato” di superbia e, conseguentemente, bocci a prescindere da ruoli e funzioni. La nostra è una città fatta di grandi slanci emotivi e significativi attestati di fiducia nei confronti di chi dimostra di amarla e servirla, ma sa essere anche molto severa nei riguardi di chi la delude. Bisognerebbe velocemente “rientrare nei ranghi”, fare esercizio di umiltà, giungere ad annullarsi esaltandosi nella dimensione del servire il prossimo. È di questi giorni la presentazione della relazione del presidente dell’Inps alla Camera e il report dell’Istat dove è plasticamente risaltato un incipiente impoverimento della stragrande maggioranza degli italiani (5 milioni con il 9.8% al Sud), mentre in continuo e drammatico aumento risultano essere i reggini in stato di indigenza assoluta (basta chiederlo alla Caritas e alle associazioni di volontariato), immensi sono i problemi correlati alla disoccupazione giovanile, insopportabile l’angoscia del vivere che si è impadronita di tanti, troppi concittadini. Tale situazione impone agli amministratori un “modus agendi” improntato a maggiore sobrietà e disponibilità al dialogo partendo dal presupposto che da soli non si va da nessuna parte. Bisogna che le “energie migliori” non tergiversino oltre sciupando il loro ed altrui tempo in contrapposizioni che rischiano di divenire anacronistiche. I problemi economici e sociali, che stanno stritolando le famiglie con drammi inimmaginabili necessitano di un’amministrazione della res pubblica scevra da personalismi e protagonismi, urge abbassare i toni e rientrare in una logica fatta più di lavoro e perseguimento di obiettivi. Si interrompa responsabilmente questo confronto che sta degenerando in copione da soap opera, non è utile agli “attori” principali, soprattutto danneggia la città.
Se è vero che “c’è un tempo per ogni cosa” questa non è sicuramente l’ora dell’egoismo, dell’autolesionismo, è il momento della rappresentazione del meglio della regginità, dell’affermazione del senso dell’unità. C’è un grande bisogno di buon esempio, di valori e di politica, di uomini e donne che conoscano il sapersi sacrificare per gli altri e sopratutto per i più deboli. Che Reggio riprenda il cammino.
*Segretario generale Uil Reggio Calabria
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