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Expo e grandi opere, quanto lavorano le ruspe della 'ndrangheta a Milano

MILANO Lavorano sodo le ruspe della ‘ndrangheta in Lombardia. Un tesoro pubblico da oltre 100 milioni di euro in 6 anni per la costruzione delle più importanti opere e infrastrutture di Milano e di…

Pubblicato il: 16/07/2017 – 14:15
Expo e grandi opere, quanto lavorano le ruspe della 'ndrangheta a Milano

MILANO Lavorano sodo le ruspe della ‘ndrangheta in Lombardia. Un tesoro pubblico da oltre 100 milioni di euro in 6 anni per la costruzione delle più importanti opere e infrastrutture di Milano e dintorni. Gare e appalti pubblici nei quali la ‘ndrangheta, insieme a mafia e camorra, è riuscita a mettere le mani rendendo quasi nulle anche le with list. La cifra è contenuta in un dossier in mano alle autorità giudiziarie milanesi ed è stata svelata nei giorni scorsi da Il Fatto Quotidiano. Tanti i lavori al centro degli interessi criminali: delle nuove tratte della metropolitana in vista di Expo, all’A35 meglio nota come BreBeMi, alla Teem (Tangenziale est esterna di Milano), alla Pedemontana. Non sono rimasti immuni neanche la Ferrovie Nord, considerata una delle partecipate più ricche d’Italia e l’Atm, la società comunale che gestisce il trasporto pubblico.
L’excursus di interdittive che viene riproposto dal quotidiano diretto da Travaglio parte dal 2010 e giunge al novembre 2016 e la maggior parte parlano calabrese. Società legate ai Barbaro di Platì, infatti, si sono aggiudicate lavori sulla Teem e sulle nuove fermate della metro per l’Expo del 2015. Mentre le famiglie di Siderno avevano allungato i tentacoli su alcune società bergamasche impegnate nei lavori delle Ferrovie Nord.
Sono in tutto 22 le famiglie criminali che in 6 anni si sono spartite 106 appalti tra cui anche le nuove linee della metropolitana. Se i siciliani controllavano la metro lilla, i Santaiti-Gioffrè si sono dedicati alla linea 4 (ancora incompleta) tra il Policlinico e l’aeroporto di Linate.
Tanti anche gli interessi sulle infrastrutture della rete autostradale che circonda Milano. Due i milioni dell’appalto sui cui hanno messo le mani le famiglie Aquino-Mazzaferro per i lavori sull’autostrada dei laghi e gli svincoli che avrebbero portato ad Expo. Gli Arena di Isola Capo Rizzuto hanno gestito invece un appalto di 600 mila euro tra la Pedemontana e la Brebemi. Così come i Grandi Aracri di Cutro, che sono riusciti ad entra in una gara di circa 11 milioni. E poi c’è chi, come il clan Cataldo è riuscito a giungere fino in centro, in particolare per il rifacimento della Darsena, riaperta nell’aprile del 2015 proprio in occasione di Expo.
L’elenco è ancora molto lungo ma sembra destinato ad allungarsi e le ruspe dei boss non accennano a spegnersi. Sia per la poca efficacia delle with list, che vedevano azienda criminali presentare “immacolati” certificati antimafia e sia, soprattutto, per i nuovi progetti per ridisegnare la città. Infatti, come viene raccontato, sono già in cantiere opere per il rilancio delle strutture pubbliche che interesseranno questa volta la sanità, un settore non nuovo agli interessi criminali.  

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