CATANZARO Dopo l’inchiesta “Robin Hood” che vuole consegnare alla giustizia i responsabili della sparizione dei fondi destinati al Credito sociale, ossia alle famiglie più bisognose, un’altra inchiesta colpisce la pubblica amministrazione, questa volta dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, i cui funzionari e dirigenti sono accusati di avere sottratto fondi destinati all’assistenza agli anziani.
“Stop and go”, questo il nome dell’inchiesta, prende il titolo dall’acronimo Sustainable Technology for older people-get organized che è una iniziativa co-finanziata dalla Commissione europea che ha come obbiettivo quello di realizzare un modello di bando di gara a livello europeo in materia di servizi per anziani.
Per sperimentare le linee guida europee sono state individuate varie pubbliche amministrazioni in quattro Paesi europei tra cui l’Asp di Catanzaro assegnataria di una quota di 762.698,09 euro per il 20% a carico della Commissione europea e il restante 80% dalla Regione Calabria. Nessun tipo di obbiettivo o lavoro o apporto concreto è stato però dato dagli indagati nel progetto, a parte la pubblicazione sul sito internet dell’azienda di una consultazione di mercato finalizzata alla «predisposizione degli atti di gara relativi all’acquisizione di servizi avanzati per l’anziano potenziati dalle tecnologie digitali presso la casa di cura di Chiaravalle» e, in più la formulazione di 11 questionari. Stop.
I TRUCCHI PER EVITARE I CONTROLLI Ad imbattersi accidentalmente nella scoperta delle «ingiustificate e cospicue attribuzioni di denaro», come sottolinea il gip Barbara Saccà, è il direttore generale in carica dell’Asp, Giuseppe Perri il quale con una mail chiede al dottore Giuseppe Romano, direttore del servizio informativo aziendale, di relazionare sullo stato dell’esecuzione effettiva del progetto.
«Va rammentato – scrive il gip – che la delibera con la quale Romano è stato nominato responsabile del progetto e autorizzato a partecipare alle missioni esterne fu fatta a firma del precedente dirigente, Gerardo Mancuso».
Il dg Perri manifesta meraviglia, parlando con Carmine Dell’Isola si mostra stupefatto per le condotte dei responsabili del progetto i cui passaggi erano stati omessi o nascosti alla dirigenza. È a questo punto che il direttore generale viene informato del fatto che Francesco Grillone teneva nascoste tutte le carte e Francesco Francavilla «nell’autorizzare o comunque firmare i pagamenti che andavano a figurare in busta paga, avessero evidentemente di proposito scalzato la dirigenza per evitare i controlli, il che – scrive il gip – denota la totale assenza di buona fede nella predisposizione delle attribuzioni di denaro pubblico non dovute».
Alla richiesta di Perri di avere ragguagli sul progetto gli indagati creano ah hoc dei fogli di presenza per far figurare ex post artatamente la loro partecipazione in termini di ore lavorative al progetto «per cui ogni mese intascano considerevoli cifre in busta paga».
Secondo l’accusa Giuseppe Romano, Maurizio Rocca, Ieso Rocca, Francesco Francavilla, e Francesco Grillone sono coloro che hanno gestito l’intera condotta criminale.
LE CIFRE “INTASCATE” SENZA FARE NULLA Secondo le ricostruzioni effettuare dai finanzieri di Catanzaro gli indagati da settembre 2014 a marzo 2016, si sarebbero prestati a ricevere indebitamente compensi senza svolgere nessuna attività per il progetto. In particolare Giuseppe Romano avrebbe incassato 68.309,90 euro; Maurizio Rocca, 18.567,37 euro; Silvia Lanatà, 13.979,18; Giuseppe Fazio, 13.979,18; Dario Marino, 13.979,18; Ieso Rocca, 13.979,18; Francesco Grillone, 6.773,89 euro; Francesco Papaleo, 1.225,30 euro; Caterina Simonetta, 1.323,73 euro; Francesco Francavilla, 13.553,31 euro; Damiano Congiusta, 579,05 euro. Per una somma complessiva di 166.249,27 euro senza avere compiuto nessuna attività.
CHI “MANGIA” E CHI NO Da quanto emerge dalle intercettazioni sono Giuseppe Romano e Ieso Rocca a decidere quali dipendenti Asp sono destinati a prendere soldi dal progetto fantasma e quali invece restano fuori. Si evince, secondo l’accusa, per esempio, da una intercettazione ambientale intercorsa tra i due il 28 dicembre 2015 nel corso della quale Romano convince Ieso Rocca a fare entrare nell’affare Caterina Simonetta. «A questo giro vuole mangiare Simonetta Caterina, a questo giro dobbiamo mettere pure a Caterina Simonetta», spiega Romano raccontando che la Simonetta aveva cominciato a fare storie.
«Vogliono mangiare», ribatte Rocca che propone di cacciare Maurizio Rocca.
«Nooo… Maurizio Rocca ci serve… lascia stare», gli risponde Romano.
«Però mangiamo meno noi qua», è il problema che si pone Ieso Rocca che ancora tenta di sfrondare i “mangiatori”: «A Francavilla lo potete cacciare».
«A Francavilla non gli diamo niente», ribatte Romano (anche se non sarà così, ndr). E giù i due interlocutori a inveire contro «quella gran p…» della Simonetta che gli fa storie. Perché alla fine, se lo dicono tra di loro, «noi siamo gli unici che facciamo mangiare a tutti».
Tutti, tranne gli anziani che ancora aspettano quel progetto di assistenza domiciliare fermo allo Stop.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it
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