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Sanità: vecchie storie che paghiamo noi

Il 4 luglio è successo l’indicibile avanti la commissione regionale speciale di Vigilanza. È accaduto che, tra una lite e un’altra, sono venute fuori vecchie notizie e vecchi problemi, che rimangon…

Pubblicato il: 17/07/2017 – 6:53
Sanità: vecchie storie che paghiamo noi

Il 4 luglio è successo l’indicibile avanti la commissione regionale speciale di Vigilanza. È accaduto che, tra una lite e un’altra, sono venute fuori vecchie notizie e vecchi problemi, che rimangono però sempre attuali, affliggenti il passato e il presente dei calabresi in cerca di un minimo di assistenza.

IL PESCE PUZZA DALLA TESTA Tutto ciò dimostra una filiera istituzionale sanitaria che fa acqua da tutte le parti: un ministro della Sanità che dispone della salute dei calabresi, condannandoli a non goderne per accontentare non si sa chi (o forse lo si sa bene!); commissari ad acta avvicendatisi senza il necessario vero amore per la Calabria e senza averne intima conoscenza; un’Agenas che ha fatto peggio dei commissari; un governatore che pretende nomine, che altri hanno già avuto (De Luca docet), minacciando di dare pacchi di tessere in pasto agli avversari congressuali; direttori generali, visti e rivisti, alcuni dei quali responsabili di danni d’annata e recenti, molto abili nel generare buchi e turarli con la «scagliola», revisori permettendo.
Su tutto il “Tavolo Massicci” ovvero “Adduce”, che dir si voglia, chiaro esempio di come viene trattata la sanità più debole nel nostro Paese. Una delega illusoria e sotto certi aspetti ingannevole assegnata ad un siffatto organismo, cui è concesso di pontificare e decidere della vita dei cittadini che non hanno fatto nulla se non di fidarsi degli incapaci. Una mission che è pari per negatività a quella attribuita agli advisor, tanto super pagati da aver consigliato loro di mettere insieme le «nobili» griffe per evitare di sprecare concorrenze inutili. Meglio spartirsi il bottino annuo plurimilionario tutti d’accordo, senza peraltro far nulla neppure sul piano dell’assunzione delle responsabilità certificatorie. 

I DOPPI PAGAMENTI E LE AUTOCELEBRAZIONI DEL NULLA Per ritornare all’anzidetta audizione del commissario Scura, nel corso della stessa ha prevalso la (auto)denuncia. È tornata alla ribalta la «barzelletta» – ripresa nella colpevolezza che si sono portati per anni i conti ovunque vantando verità, certezze non possedute e risanamenti non compiuti – dei doppi pagamenti che ci sono e tanti, si badi bene ricorrenti in Calabria come in Campania, che certamente sono regioni «modello» nello scempio della salute. 

UNA VECCHIA STORIA Un problema sollevato nel 2008 dal commissariato di Protezione civile, che denunciava all’epoca la generale colpevole mancata abituale riconciliazione degli estratti conto dei tesorieri con le poste debitorie delle Asl/Ao/Aou e della Regione (quanto alla contabilità c.d. accentrata, che non c’era!). Un evento emerso, per quanto riguarda il reggino, nel corso di un confronto interlocutorio con l’allora commissario antimafia, gen. Massimo Cetola già vicecomandante generale dei carabinieri, che ebbe a gestire l’allora Asl di Reggio Calabria, sciolta per mafia dal marzo 2008 al marzo 2010. Una Asl impedita a divenire Asp (a seguito della fusione per unione con le omologhe di Locri e di Palmi) per un’inconcepibile editto legislativo che sottoponeva il perfezionamento della procedura relativa ad un consenso del ministero dell’Interno. Una operazione di rendicontazione difficile, per non dire impossibile, perché allora fu rilevato, ciò che era noto a tutti e che oggi si sottolinea a cura del commissario Scura avanti la Commissione regionale, ovverosia l’assenza di ragionerie in grado di far di conto. Un handicap che ha afflitto non solo la ragioneria cui si fa oggi riferimento, ma anche altre, dal momento che i doppi pagamenti delle Asl/Asp e Ao/Aou hanno assunto da sempre una caratteristica endemica del Ssr, con punte massime raggiunte nel corso delle gestioni più «epidemiche». Il tutto con buona pace per chi ne ha indebitamente goduto approfittando di complicità generalizzate.

EPPURE UNA SOLUZIONE ESISTE A fronte di tutto questo, nel 2008 era stata prevista dal commissario di Protezione civile, tra l’altro incaricato di rendicontare il debito pregresso, una particolare forma di ricognizione da effettuare a cura delle singole Asl e Ao e sotto la responsabilità dei rispettivi manager. Tutte lo avrebbero fatto, tranne che quelle territoriali del reggino (quella ospedaliera si!). 
Il risultato è stato rappresentato in due relazioni trasmesse al presidente Loiero (dicembre 2008) e al presidente del consiglio Berlusconi (gennaio 2009), contenenti due minuziose tabelle riassuntive, sulle quali gli advisor hanno poi campato, in una ai cinque tomi di accompagno di circa mille pagine. Una ricostruzione fondata sull’obbligo dei creditori di dovere provare  i loro titoli di credito così come si fa avanti l’autorità giudiziaria per ottenere l’emissione di un decreto ingiuntivo e corroborata dalla sottoscrizione autenticata di una dichiarazione, da rendere da ogni singolo fornitore pena la connessa responsabilità penale prevista per le affermazioni mendaci di cui al DPR 445/2000, di non avere mai percepito alcunché, in relazione ai crediti da doversi comunque provare con estratti autentici dei rispettivi libri giornali da conciliare con quelli delle aziende della salute. Una modalità prevista nei protocolli di revisione delle società private che, guarda caso, fu ignorantemente scambiata per una contabilizzazione «orale» del debito!
Con questa attività straordinaria avrebbe dovuto, ovviamente, coesistere una attenta verifica, quantomeno riferita agli ultimi cinque anni, delle schede fornitori di beni, servizi e prestazioni al fine di verificare i crediti soddisfatti. Sarebbero emerse tante ragioni per pretendere le ripetizioni di indebito plurimilionarie, cui da sempre si fa riferimento, in relazione a tutto il sistema pubblico. 

IL SOLITO FINALE Quanto ai crediti pagati più volte e non accertati, i soldi sono volati via e, di raro, si è sentito l’esercizio di azioni aziendali mirate al loro recupero! Certo, le denunce alle diverse Procure sono dovute, in presenza di notitia criminis e damni, e non solo dal Commissario ad acta. Francamente da parte di quest’ultimo, oramai divenuto un tutt’uno con il Ssr, ci si sarebbe aspettato che il bilancio fosse dallo stesso massimamente curato e, con questo, fossero approfondite di più le sue voci in esso contenute rispetto a come invece è stato fatto, per sua stessa voce. Limitarsi alla denuncia è una prova di incapacità e di inefficienza di tutto il sistema dei controlli.
Per non palare poi dei Lea non godibili e della marea di cittadini emigrati altrove per trovare un po’ di assistenza, a costo di giocarsi i risparmi di una vita.

*docente Unical

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