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Regge l'inchiesta “Alchemia”, a processo anche D'Agostino

REGGIO CALABRIA Tiene l’impianto accusatorio dell’inchiesta Alchemia. Il gup di Reggio Calabria ha rinviato a giudizio tutti i 20 indagati che hanno scelto il rito ordinario, spedendoli di fronte a…

Pubblicato il: 19/07/2017 – 16:06
Regge l'inchiesta “Alchemia”, a processo anche D'Agostino

REGGIO CALABRIA Tiene l’impianto accusatorio dell’inchiesta Alchemia. Il gup di Reggio Calabria ha rinviato a giudizio tutti i 20 indagati che hanno scelto il rito ordinario, spedendoli di fronte ai giudici del Tribunale di Palmi dove il prossimo 3 ottobre inizierà il processo a loro carico. È invece fissata per il 25 settembre di fronte al gup di Reggio la prima udienza del procedimento con rito abbreviato, che tra i 19 imputati vede anche il vicepresidente del consiglio regionale Francesco D’Agostino, accusato di intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver favorito la ‘ndrangheta. Insieme a lui, si dovranno presentare di fronte al giudice anche Carmelo Gullace, considerato elemento di vertice dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, Fabio Accame, Adolfo Barone, Pietro Giovanni Barone, Massimiliano Corsetti, Salvatore Mazzei, Marco Parrello, Pietro Pirrello, Antonio Raso cl.88, Giuseppe Raso e Luigi Taiano. Esce invece dal processo patteggiando una pena ad 1 anno e 4 mesi Agrippino Sipala.

L’INCHIESTA Una decisione che arriva ad un anno esatto dall’esecuzione dell’operazione scaturita dall’inchiesta che ha svelato come, i Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro, dopo gli anni delle faide, abbiano costruito un impero con la testa a Cittanova e tentacoli imprenditoriali in tutto il Nord Italia. Nell’arco di un anno alcuni filoni investigativi si sono rivelati inconsistenti – come quello sul presunto coinvolgimento di funzionari e dirigenti dell’Agenzia delle entrate, o quello ipotizzava il coinvolgimento del deputato Giuseppe Galati – e si sono conclusi con l’archiviazione di tutte le accuse per gli indagati. Ma il quadro emerso dalle indagini è sconcertante.

UN AMICO IN POLITICA L’inchiesta fotografa infatti un’organizzazione ramificata su tutto il territorio nazionale, in grado di mettere al proprio servizio politici e imprenditori dei più diversi settori. Dal senatore Caridi – la cui posizione è stata stralciata e inserita nel ben più grave e complesso quadro accusatorio emerso nell’inchiesta Mammasantissima – al vicepresidente D’Agostino, i clan potevano contare su più di un eletto. Ognuno con diverse e precipue funzioni. Patron della Stocco&Stocco, entrato in consiglio regionale sotto le bandiere della lista personale del governatore Mario Oliverio, per i magistrati D’Agostino sarebbe solo un prestanome, in grado di fare più di un favore. Ma per i clan la politica non è solo quella dei palazzi.

I COMITATI SÌ TAV Sempre dettato dal volere e dai finanziamenti dei clan, è emerso dall’inchiesta l’attivismo di molti dei comitati “Si Tav”, pagati dai Raso Gullace per sostenere a livello politico e sociale la grande opera. Sinonimo di cantieri, appalti e lavori, la variante del Terzo Valico è divenuta preda delle famiglie di Cittanova, che hanno monopolizzato il movimento terra grazie a compiacenti subappalti. Ma questo non era certo il loro unico campo di attività.

L’IMPERO IMPRENDITORIALE I tentacoli dei clan si sono allungati fino a raggiungere decine di imprese, attive non solo nel classico settore del movimento terra, ma anche in quelli ad alta tecnologia e specializzazione, come quello della produzione delle lampade a Led. E poi investimenti immobiliari in Costa Azzurra, Canarie e Brasile, negli agriturismi e persino nella commercializzazione di prodotti alimentari contraffatti, importati dalla Cina e venduti in Lombardia e in Francia. Facce diverse di un impero unico, alimentato dai soldi sporchi della ‘ndrangheta. 

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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