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Dalla cipolla di Tropea la cura per le ulcere

RENDE Trasformare uno scarto alimentare e dargli una nuova funzione. Utile a donare sollievo a chi soffre di una patologia anche diffusa: il diabete. Un’intuizione già di per sé eccezionale e che s…

Pubblicato il: 20/07/2017 – 16:55
Dalla cipolla di Tropea la cura per le ulcere

RENDE Trasformare uno scarto alimentare e dargli una nuova funzione. Utile a donare sollievo a chi soffre di una patologia anche diffusa: il diabete. Un’intuizione già di per sé eccezionale e che se applicata anche a un prodotto dell’agricoltura d’eccellenza della Calabria acquisisce un sapore ancor più pregnante. La chiave del successo dell’idea premiata all’ultima edizione di “Start Cup Calabria” sta tutta qui: donare nuova vita agli scarti della cipolla rossa, prelevandone l’essenza e trasformandola in una molecola ibrida rivelatasi vincente nella sfida a curare le ulcere cutanee, particolarmente quelle diabetiche. Quelle cioè che, per la particolare situazione dei pazienti, da sempre si sono rivelate di difficile soluzione. Una sfida che è stata lanciata da un team che fa capo a una ricercatrice del dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Università della Calabria: la dottoressa Francesca Aiello e che annovera anche un giovanissimo dottorando – Gabriele Carullo 25 anni, chimico e tecnologo farmaceutico – in Medicina traslazionale dell’Unical. A completare lo staff del progetto altre due figure professionali esterne all’Ateneo d’Arcavacata: Maurizio Aragona, 44 anni, manager e dottore commercialista, e Francesco Buccieri, un informatico di 32 anni.
Un metodo innovativo ed efficace – stando ai test condotti su pazienti – per ridurre drasticamente i tempi di guarigione delle ulcere nei soggetti affetti da questa patologia. Per questo l’idea ha ottenuto i maggiori consensi da parte della commissione – composta da esperti, imprenditori, venture capitalist, giornalisti di settore e rappresentanti istituzionali – che era in giuria alla nona edizione dello Start Cup 2017 di Pizzo. Un’iniziativa, quest’ultima, promossa in primis dalla CalabriaInnova che ha premiato il team degli ideatori del progetto “RYGoldZip” con un assegno da 5mila euro – a cui si è aggiunto il premio  “Premio speciale studio Rubino” del valore di 4mila euro – per consentire di muovere i primi passi e trasformare l’idea in un progetto d’impresa.

 (La ricercatrice Francesca Aiello e il dottorando Gabriele Carullo)

LA NUOVA VITA DELLA CIPOLLA DI TROPEA Gli studi condotti dallo staff, coordinato dalla ricercatrice 46enne, hanno consentito di scoprire una nuova molecola ibrida ottenuta con metodiche di green chemistry trasformando i cosiddetti scarti della lavorazione della cipolla rossa di Tropea. Un presidio Igp di Calabria. Proprio questa molecola è presente nella formulazione in crema – a base di acido ialuronico – che si è rivelata capace di ridurre considerevolmente i tempi di guarigione delle ulcere cutanee di diversa natura e soprattutto quelle “diabetiche”. Con alcuni vantaggi considerevoli. La formula scoperta dalla dottoressa Aiello – assieme al «suo» dottorando, come lo ha definito la ricercatrice dell’Unical – è stata in grado di curare in un periodo di tempo compreso tra i 5 e i 12 giorni i pazienti «senza l’ausilio di antibiotici e senza necessità di curettage». La formulazione in crema di RYGoldZip è stata testata in modelli preclinici prima di essere valutata nell’uomo. I curatori del progetto hanno lavorato su una scoperta realizzata nel novembre del 2013 sulle capacità curative della molecola derivante dalla cipolla rossa. «Studiando la patologia delle ulcere diabetiche – racconta Aiello – che per lo più sono causate da cure errate su soggetti affetti da diabete cronico  abbiamo cercato di trovare un metodo per cicatrizzare velocemente queste ulcere senza fare uso di antibiotici. E l’idea è stata quella di applicare la molecola a studi clinici». Un passaggio che è avvenuto tra l’autunno dello scorso anno e l’aprile scorso quando il metodo è stato testato anche sull’uomo. «Prima abbiamo condotto studi in vitro – spiega la ricercatrice curatrice del progetto vincitore dello Start Cup Calabria – poi su animali e infine, grazie alla collaborazione con il gruppo di Farmacologia clinica del policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro, abbiamo testato il prodotto su pazienti». E risultati sono stati «sorprendenti». I ricercatori hanno notato non solo una riduzione dei tempi di guarigione delle ulcere, ma addirittura, in alcuni casi, «la ricrescita dei peli nelle parti colpite». «I risultati, in entrambi i modelli – sostiene la dottoressa Aiello – hanno dimostrato che la crema non induce prurito o irritazione nella zona di applicazione e non si sono registrati casi di infezione locale. Le caratteristiche chimiche del nuovo ibrido molecolare garantiscono la sua formulazione in tutte le forme farmaceutiche sia solide che liquide». Anche se la formulazione crema è stata scelta, spiega la ricercatrice, «solo per motivi di praticità».

(Lo staff del progetto viene premiato allo Start Cup 2017 a Pizzo)

TEST SULL’UOMO L’applicazione sull’uomo della crema alla “cipolla rossa” è arrivata solo nell’aprile del 2017, dopo le tante sperimentazioni animali. Un risultato reso possibile, tiene a ribadire la ricercatrice, «grazie alla collaborazione con il gruppo di Farmacologia Clinica del policlinico Universitario Mater Domini di Catanzaro». «Fino ad oggi – racconta – sono stati studiati 16 pazienti di entrambi i sessi e con ulcere cutanee di diversa natura (sia vascolari che diabetiche) già sottoposti ad altri trattamenti ma senza alcun beneficio clinico. In tali pazienti è stato valutato il tempo di guarigione e la comparsa di eventi avversi sia locali (sulla cute) che sistemici. I risultati – dice ancora la ricercatrice – hanno dimostrato che RYGoldZip induce una significativa riduzione (P<0.01) del tempo di guarigione della ferita rispetto agli altri preparati oggi disponibili in commercio senza indurre la comparsa di eventi avversi locali o sistemici. Altre valutazioni sono tutt’ora in corso per meglio definire gli ambiti di applicabilità della sostanza».
E proprio sul futuro del progetto, la ricercatrice dell’Unical traccia due ipotesi di sviluppo. «Siamo già in contatto con alcune case farmaceutiche – spiega – a cui proporremo, dopo la registrazione del brevetto, l’utilizzo. Se dovesse essere recepito potremmo recuperare risorse importanti per proseguire la nostra ricerca. Diversamente potremmo proporre direttamente noi la commercializzazione». Da qui la presenza nello staff di un manager e di un informatico per proiettare il progetto nella dimensione imprenditoriale. «Parteciperemo al Premio nazionale per l’innovazione, che si svolgerà a Napoli – dice – e contestualmente proseguiremo la collaborazione offertaci dal CalabriaInnova grazie a TalentLab per garantirci risorse utili a far nascere magari un nostra piccola azienda farmaceutica».

Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it

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