CATANZARO Appena iniziata la sua nuova avventura a Palazzo De Nobili, Sergio Abramo ha esordito con una frase sibillina: «Abbiamo le mani libere, abbiamo voluto liberarci completamente da quello che era un sistema che non ci è piaciuto e per il quale ho sofferto per cinque anni: oggi ho le mani libere e guai a chi non procederà in base a quello di cui la città realmente necessita». Il sindaco più longevo della storia di Catanzaro si è ormai calato nel personaggio del politico anti-establishment che ha interpretato per tutta la campagna elettorale. E fa sapere a tutti che negli ultimi cinque anni è stato imprigionato da ostacoli e comportamenti che mai aveva denunciato prima della rielezione. Sono parole gravi, conviene fare un passo indietro e provare a interpretare le ragioni dell’esternazione insieme con gli assetti determinati dalla vittoria alle amministrative.
Nell’Abramo ter il sindaco aveva tenuto per sé una montagna di deleghe: Ufficio stampa e Comunicazione; Rapporti istituzionali con lo Stato, la Regione e la Provincia; Rapporti con l’Università; Politiche socio-sanitarie; Rapporti con gli enti di programmazione e gestione dei servizi sanitari (Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e Asp); Area metropolitana e Polo direzionale del Corace; Polizia municipale e Protezione civile; Programmazione urbanistica; Ufficio del Piano strategico; Edilizia privata; Programmi urbani complessi; Ciclo dei Rifiuti urbani; Ciclo integrato delle acque; Relazioni con gli Ato; Ambiente e attività per la riduzione e la gestione dell’inquinamento atmosferico, idrico e dei suoli; Attuazione progetti Politiche energetiche; Educazione ambientale; Risparmio energetico e piani speciali per le energie rinnovabili; Parchi urbani; Arredo urbano e Verde attrezzato; Piano parcheggi. Tra queste le più importanti erano Urbanistica e Ambiente. Pare difficile pensare che si sia “bloccato” da solo, dunque la domanda è: chi lo condizionava prima? È ancora il sindaco a offrire una traccia: «È tempo di rinnovare anche all’interno della macchina comunale e non faremo sconti a nessuno». Colpa della “solita” burocrazia? Si vedrà. Intanto Abramo ha varato la sua nuova squadra e ha scelto di trattenere le deleghe a Traffico, Mobilità e Partecipate, assieme a quella al Bilancio. Sarà lui a decidere dove andranno i soldi e a scegliere chi guiderà Amc e Catanzaro servizi. Quella appena nata pare una giunta del sindaco: i neoassessori hanno poca esperienza e quelli “vecchi” sono tutti non eletti (e dunque intrinsecamente più deboli). Sono pure vicini a Mimmo Tallini. Il consigliere regionale ha scelto di non candidarsi alle amministrative dopo trent’anni, ma è ancora ben presente dove conta di più, con i suoi uomini (e donne) nei posti strategici.
La foto pubblicata dal gruppo di Forza Italia qualche giorno fa è stata scattata in via Crispi, nelle stanze del gruppo di Fi alla Regione. Tallini “governerà” da lì. E, va da sé, l’elemento politico più importante per la stabilità dell’Abramo quater sarà proprio il rapporto con l’ex assessore regionale della giunta Scopelliti.
Il consigliere regionale non è l’unico azionista dell’esecutivo. C’è anche Claudio Parente, il cui fedelissimo Giampaolo Mungo ottiene la conferma al vertice dell’assessorato allo Sport. Nello scorso quinquennio era stato sfiorato da polemiche legate all’affidamento della piscina comunale a una società secondo alcuni troppo vicina alla sua famiglia, ma il sindaco lo ha confermato. Mungo si è pure “allargato”: gestirà Ambiente e Raccolta differenziata, settori molto diversi dallo Sport, per cui c’è una comprensibile attesa per conoscere il nome del dirigente che lo affiancherà. La new entry che avrà il compito più delicato è senz’altro Modestina Migliaccio Santacroce. L’urbanistica a Catanzaro è settore complicato e denso di scontri tra le famiglie dei maggiorenti cittadini. In questo senso l’appartenza a Forza Italia del neoassessore è ulteriore riprova del peso di Tallini nella squadra del sindaco. I forzisti ottengono anche le Attività economiche con Alessio Sculco (che cambia le deleghe precedenti, assegnate poco prima del voto), le Politiche sociali (altra postazione fondamentale nei meccanismi del consenso) con Lea Concolino e la poltrona di vicesindaco con Ivan Cardamone, che è come dire – al solito – Tallini. Cardamone ha anche la delega alla Cultura. Settore nel quale ancora riecheggiano gli scambi velenosi tra l’attuale vice di Abramo e Danilo Gatto, ex assessore e rappresentante dell’associazione Arpa che ha accusato apertamente il consiglio comunale di Catanzaro (di cui Cardamone era presidente) di aver fatto perdere al Conservatorio un finanziamento di 200mila euro. Sempre a Cardamone va anche l’asset strategico del Patrimonio, che gli darà la possibilità di tenere d’occhio alienazioni e trasferimenti dalla Provincia. Sempre vicino a Tallini c’è Franco Longo, con deleghe pesanti (Lavori pubblici, Grandi opere, Gestione del territorio ed Edilizia scolastica) e un dirigente di riferimento sempre dato come vicino all’area forzista.
Sono più deboli, quasi eteree, le deleghe arrivate agli assessori vicini ad Alternativa popolare (che qui si chiama “Catanzaro da vivere”): Pubblica istruzione (Concetta Carrozza), Turismo e spettacolo (Alessandra Lobello) e Personale (Danilo Russo). Tre postazioni con ben poco potere di condizionamento nei confronti di Abramo. Di ben altro spessore la facoltà (almeno potenziale) di intervenire nei meccanismi amministrativi in mano a Tallini. Con buona pace del beau geste di non partecipare alla tenzone politica. (2.fine)
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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