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Ricetta per un governatore (finora) indifendibile

Ho letto la nota del 21 luglio  a firma di Giuseppe Aieta e Orlandino Greco con la quale sollecitano una politica regionale più attenta ai territori, ai bisogni sociali e ai diritti di cittadinanza…

Pubblicato il: 22/07/2017 – 11:10
Ricetta per un governatore (finora) indifendibile

Ho letto la nota del 21 luglio  a firma di Giuseppe Aieta e Orlandino Greco con la quale sollecitano una politica regionale più attenta ai territori, ai bisogni sociali e ai diritti di cittadinanza. L’urlo con il quale sottolineano la necessità di evitare quella supremazia che una certa burocrazia regionale sta assumendo sulla politica nel decidere sui grandi temi della vita sociale. Spesso tutelando, esclusivamente, propri interessi di carriera ovvero non propriamente tali.
Finalmente qualcuno che si ricorda, a circa tre anni dalla proclamazione di Mario Oliverio, di esercitare correttamente il mandato attribuitogli dagli elettori, nel senso di rivendicare quantomeno il soddisfacimento delle promesse, di quelle cui si fa ricorso per acchiappare la preferenza. Sino ad oggi l’inattività del governo regionale, l’espropriazione dei compiti istituzionali del Consiglio, il passaggio del testimone, in materia di indirizzo e di programmazione, in mano al burocrate più prepotente sono gli elementi che stanno caratterizzando il 16° Esecutivo della Calabria.
A fronte di questo, il silenzio. Non solo di chi avrebbe da rivendicare il diritto di esigere i propri diritti ma anche di chi avrebbe dovuto esercitare i propri doveri, passati invece nel solito dimenticatoio. Di contra, abbondano quintalate di autocelebrazioni, somministrate al pubblico quasi quotidianamente. Un risultato che mette in crisi l’immagine di una Regione, che dovrebbe rivoltarsi nella tomba in cui la politica l’ha sepolta da anni.
Dall’intervento dei due consiglieri regionali emerge un Governatore (purtroppo) indifendibile sul banco degli imputati, di fronte ad una giuria popolare, corrispondente alla collettività calabrese, che ha il pollice verso. Da novembre 2014 il nulla ha prevalso. Prodotti tecnici (amministrativi e legislativi) che a definirli banali si eccede in generosità; rivoluzioni burocratiche fallite sul nascere; riforme abortite nel loro concepimento. Zero in condotta sugli adempimenti, fatta eccezione per quelle banali decisioni che si è ritenuto di far valere come eventi importanti utilizzando il massimo dell’immaginazione. Si è privilegiato l’istituto del commissariamento a largo giro piuttosto che quello dell’affidamento degli enti ad una governance di tutto rispetto. Quindi, importanti militari allo sbaraglio e commissari civili in importanti partecipate dal sapore di vecchio, stantio e chiacchierato; ricognizioni delle partecipate medesime che ad essere definite artigianali offenderebbero gli artigiani; scelte liquidatorie denigratorie delle relative iniziative piene zeppe di un know how produttivo di un avviamento consistente degno di essere messo a produttività pubblica (basti pensare alla Sorical che, seppure a secco di investimenti, rappresenta un capitale da «spendere» e sul quale puntare piuttosto che una iniziativa da estinguere!).
Nei confronti di tutta questa «disattenzione», generativa del peggiore disordine, occorre rinsavire. Soprattutto imparando ad ascoltare gli altri. A dare peso ai lamenti che il territorio esprime con i suoi sindaci lasciati al palo. A riconoscere più giustizia sociale e assicurare impegno ai tanti giovani, che altrimenti vanno via. Ad assistere l’impresa nel suo difficile esistere ma produttivo di ricchezza e occupazione. Ad esercitare al meglio le deleghe trascurate, principalmente di quelle che dovrebbero fare la ricchezza della Calabria e che invece la stanno condannando al definitivo default. A dare alla sanità il corretto contenuto assistenziale, esercitando il giusto ruolo di garanzia, prescindendo dalla titolarità del commissariamento. A scacciare i soliti «mercanti dal tempio», che indebitamente occupano, da sempre, i luoghi di culto governativo.
La ripresa è possibile, basta fare ciò che fanno quasi ovunque:
– i cittadini, nello svolgere il loro ruolo di difesa attiva dei loro diritti sociali, a cominciare dall’espressione del voto;
– l’istituzione regionale, nel fare il proprio dovere, promuovendo il giusto rapporto tra politica e burocrazia;
– il Governatore nell’essere meno avido, politicamente parlando, delegando i più ai capaci a gestire i settori più sensibili (es. turismo, agricoltura, sanità e cultura).
Un compito impossibile dalle nostre parti? 
Credo che sia alla portata di Mario Oliverio, solo che lui lo voglia! Mettere insieme la sua esperienza politica, la sua capacità di mediazione, il meglio della politica e della burocrazia, una maggiore fiducia nell’altro costituiscono i componenti della ricetta vincente. 

*docente Unical

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