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«La Calabria ha chiesto lo stato di calamità»

CATANZARO La Calabria ha già avviato l’iter per chiedere al governo la dichiarazione dello stato di calamità naturale per i danni dovuti alla siccità. Lo ha detto all’Agi il consigliere regionale d…

Pubblicato il: 24/07/2017 – 13:13
«La Calabria ha chiesto lo stato di calamità»

CATANZARO La Calabria ha già avviato l’iter per chiedere al governo la dichiarazione dello stato di calamità naturale per i danni dovuti alla siccità. Lo ha detto all’Agi il consigliere regionale delegato per l’Agricoltura, Mauro D’Acri. «Ne abbiamo già discusso in giunta e abbiamo scritto al ministro per segnalare la situazione che investe tutte le produzioni, a partire dall’olivicoltura». I danni ammontano a 310 milioni di euro, secondo le stime della Coldiretti. Il 30% delle colture risulta compromesso e con le riserve idriche ridotte al 30%, la confederazione agricola aveva sollecitato la dichiarazione dello stato di calamità naturale. La situazione più critica è quella del Crotonese. Potrebbe risultare compromessa la produzione di finocchi, per la quale l’area è particolarmente vocata. L’approvvigionamento idrico della regione è assicurato da 25 invasi, fra grandi dighe e invasi di media e piccola dimensione, la cui gestione è ripartita fra i consorzi di bonifica, cui fanno capo 9 dighe; Enel e Sorical, la società mista a cui è demandata la distribuzione dell’acqua ad uso potabile. La capacità è di 898 milioni di metri cubi d’acqua, ma le riserve sono già sottodimensionate. Il problema deriva innanzitutto dalle scarse nevicate dello scorso inverno sugli altopiani, in particolare sul massiccio della Sila. Per questa ragione la Sorical, nei mesi scorsi, ha inviato una lettera ai Comuni, invitandoli a gestire al meglio l’acqua disponibile, evitando in primo luogo gli sprechi derivanti da un utilizzo impropri,o ma anche a vigilare sul fenomeno sugli allacci abusivi e a individuare e sanare eventuali perdite lungo le condotte.

ARPACAL: CARENZA IDRICA MOLTO MARCATA L’allerta siccità in Calabria, scattata in questi ultimi giorni di canicola pre-agostana, ha un’origine lontana che si può desumere dalla consultazione delle mappe delle precipitazioni e delle temperature, confrontandole con i dati storici. Facendo ciò, “lo scenario analizzato evidenzia inequivocabilmente una carenza di riserva idrica molto marcata, che risulta palese nei territori centro settentrionali e tirrenici meridionali della regione, mentre appare mascherata lungo il versante jonico centro meridionale”. È la conclusione a cui giunge il “Rapporto sulle precipitazioni e valutazione del deficit idrico nel periodo ottobre 2016 – Giugno 2017”, che il Centro funzionale multirischi dell’Arpacal, diretto da Raffaele Niccoli, ha trasmesso questa mattina alla Regione Calabria che, proprio in queste ore, ha chiesto al governo il riconoscimento dello stato di calamità naturale per la siccità che sta colpendo il territorio calabrese. Il rapporto speditivo si pone l’obiettivo di quantificare e caratterizzare qualitativamente quello che viene indicato come periodo siccitoso, facendo ricorso alle elaborazioni dei dati provenienti dalla rete meteorologica nazionale, gestita in Calabria dal Centro funzionale multirischi dell’Arpacal. «Dall’analisi dei dati – riferisce il Rapporto – emerge che negli ultimi mesi il territorio regionale calabrese è sottoposto ad un marcato deficit di precipitazioni atmosferiche, soprattutto per quanto riguarda i versanti centro settentrionali della regione. Le mappe tematiche prodotte evidenziano che per l’intero periodo in studio si è registrato un diffuso e continuo deficit di precipitazione mensile rispetto alle medie storiche». «La valutazione della distribuzione cumulata nell’intero periodo ottobre 2016 – giugno 2017 ed alla media relativa allo stesso periodo riferita ai valori misurati dal 1916 al 2016 – continua il Rapporto – evidenzia il sensibile deficit di apporto precipitativo soprattutto nei territori centro-settentrionali della regione». «Anche dall’analisi dei dati di temperatura registrata sulla nostra regione si evince che per l’intero periodo in studio le temperature si sono mantenute al di sopra della media, soprattutto nei mesi di febbraio, marzo e giugno. Solo nel mese di gennaio si riconosce un generico calo rispetto alla media del periodo». Passando quindi alla valutazione dello Standardized precipitation index (Spi) – un indice climatologico internazionale comunemente usato per la quantificazione della relativa scarsità o abbondanza di precipitazioni – dal rapporto si evidenzia «come l’indice SPI assuma valori inferiori a -2, cioè di estrema siccità, per l’aggregazione a 3, 6 e 12 mesi per buona parte del Cosentino e del versante Tirrenico reggino. Ciò testimonia, allo stato attuale, una scarsa disponibilità di risorse idriche sia ai fini della produzione agraria che di bacino idrologico (livelli di falda e portate fluviali)».

 

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