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(Anche) il Pd nazionale si è stancato di Oliverio

Disco verde della segreteria nazionale per Enzo Bruno e Franco Iacucci: se il governatore Mario Oliverio intenderà proseguire nella sua azione di attacco agli enti locali, anche (se non soprattutto…

Pubblicato il: 27/07/2017 – 7:16
(Anche) il Pd nazionale si è stancato di Oliverio

Disco verde della segreteria nazionale per Enzo Bruno e Franco Iacucci: se il governatore Mario Oliverio intenderà proseguire nella sua azione di attacco agli enti locali, anche (se non soprattutto) a quelli a guida Pd, al fine di piegarli a un assoggettamento ai diktat del proprio cartello, il Pd nazionale farà proprie le battaglie che in ogni sede si intenderà condurre per la difesa degli interessi dei territori amministrati.
È una svolta senza precedenti quella che si registra al Nazareno, al termine dell’incontro tra una delegazione di amministratori del Pd calabrese, guidata appunto dai presidenti delle Province di Catanzaro e di Cosenza, e il segretario nazionale organizzativo Lorenzo Guerini. L’incontro era stato sollecitato dopo l’ennesimo strappo tra il governatore e i presidenti delle Province calabresi. Iacucci e Bruno, da ultimo, non avevano digerito l’esclusione delle loro amministrazioni dai finanziamenti per l’edilizia scolastica e la messa in sicurezza delle scuole. Nel riservarsi azioni legali, ricorsi e richieste di accesso agli atti, i due avevano anche avanzato una formale «richiesta di incontro urgente» al presidente Oliverio.
In tale richiesta, senza mezzi termini, si denuncia «la difficile realtà che ormai da troppo tempo vivono le Province calabresi nel rapporto istituzionale con l’Ente Regione». E viene sottolineata «l’assoluta mancanza di interlocuzione con la Regione».
Eredità del passato? Assolutamente no, tutta colpa dell’attuale gestione e quindi della giunta Oliverio e del consiglio regionale «incapace di determinarsi in maniera autonoma». E per essere ancora più chiari, i presidenti delle province, scrivono: «A distanza di tre anni la Regione Calabria non ha ancora legiferato in materia di funzioni residuali, come previsto dalla legge Delrio, in primis mercato del lavoro e Centri per l’impiego, lasciando il carico e le responsabilità del funzionamento alle province» sapendo bene che queste «non hanno più le condizioni economiche per garantire funzioni e servizi di primaria importanza per i cittadini calabresi».
Colpa della burocrazia? Assolutamente no, «i continui ritardi – scrivono Iacucci e Bruno – sono da ascrivere a indirizzi politici che non possono più trovare né motivazione e né giustificazione». E per buon carico si sottolinea anche il «grave danno politico-partitico che, persistendo tale incomunicabilità con l’Ente Regione, si ripercuote sia in termini di credibilità che di strumentalizzazione politica».
Il tutto, con in più altri riferimenti alle azioni di sabotaggio e di “fuoco amico” imputabili all’azione del governatore e dei suoi «unici referenti sul territorio», indicati in Nicola Adamo e Sebi Romeo, è stato poi trasferito alla conoscenza ufficiale della segreteria nazionale del Pd, anche qui chiedendo un «incontro urgente». Quest’ultimo è arrivato in maniera sollecita ed è servito a fare definitivamente chiarezza su quanto capita da tempo in Calabria. Nasce da qui la svolta di queste ore, con i vertici nazionali del Pd stanchi di subire pressioni e condizionamenti. Nasce da qui anche la decisione di ribadire che non vi sarà alcuna estensione alla Calabria «delle determinazioni prese nel settore della sanità in Campania». Vale a dire che Mario Oliverio può definitivamente accantonare la pretesa di essere nominato commissario per la sanità calabrese. E se fino a ieri era il presidente Gentiloni, in uno con i ministri Padoan e Lorenzin, a non volere una soluzione simile, da ieri anche Matteo Renzi e la segreteria nazionale sono del parere di non piegarsi ai diktat di Oliverio.
Infine l’impegno della segreteria nazionale a una «attenta vigilanza» su tesseramento e congressi provinciali: «Se in Italia è forte la richiesta di un cambiamento reale e profondo, in Calabria lo è ancor di più». È anche per lanciare l’ennesimo segnale in questa direzione che Matteo Renzi ha deciso di scegliere Diamante come unica tappa calabrese per la presentazione del suo libro. Del resto, lo aveva fatto già quando, da sindaco di Firenze, era andato a Diamante per spiegare il suo progetto politico. Un  segno di solidarietà a Magorno ma anche l’invito a smettere i panni del “coniglio mannaro”. Non è con i mercenari che si può sperare di vincere le guerre e fin qui la Calabria ha visto troppi “renziani” con alle spalle un contorto percorso da “ex”. Ex dalemiani, ex bersaniani, ex occhettiani, ex rutelliani, e via dicendo. Finito il soldo i mercenari cambiano casacca: pare che anche Renzi lo abbia capito, ora lo sta spiegando a Magorno.

Paolo Pollichieni
direttore@corrierecal.it

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