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Il “cerchio magico” della Soprintendenza

COSENZA C’è un “cerchio magico” di aziende che lavora spesso, troppo spesso, nei cantieri che fanno capo alle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio di tutta la Calabria. Il dato è cont…

Pubblicato il: 27/07/2017 – 15:30
Il “cerchio magico” della Soprintendenza

COSENZA C’è un “cerchio magico” di aziende che lavora spesso, troppo spesso, nei cantieri che fanno capo alle Soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio di tutta la Calabria. Il dato è contenuto in una lettera inviata dal ministero dei Beni culturali e protocollata a Cosenza il 15 maggio scorso. Una dura reprimenda che scaturisce da un’analisi statistica «in merito alle procedure avviate nell’ultimo biennio». Conclusioni: si fa sistematicamente ricorso a procedure negoziate «senza previa pubblicazione del bando di gara»; gli operatori economici sono quasi sempre gli stessi (i funzionari romani parlano di «limitata rotazione») «nonostante le continue raccomandazioni con richiesta di aumento degli stessi ai vari responsabili dei procedimenti»; alle procedure negoziate non partecipano gli operatori invitati «che invece aderiscono a procedure aperte» e, per chiudere, c’è la «continua riproposizione da parte dei responsabili dei procedimenti degli stessi operatori economici che sistematicamente non prendono parte alle procedure negoziate e non producono giustificazioni». Stoccata finale: siamo davanti a una «chiara limitazione del libero mercato e della concorrenza che può generare effetti negativi anche sulla qualità dei lavori da eseguire». 

I SOLITI NOTI Un guaio al quale il segretario regionale del ministero Salvatore Patamia si propone di riparare con un breve prontuario. Si vedrà, ma il messaggio arriva forte e chiaro nelle stanze in cui – circa un anno fa – si è insediato Mario Pagano, il soprintendente dell’accordo (poi bocciato dallo stesso ministero) con il sindaco Mario Occhiuto per riprendere gli scavi alla ricerca della leggendaria tomba di Alarico alla confluenza tra Crati e Busento (o chissà dove). 
E la scelta dei soliti noti per l’esecuzione dei lavori non pare l’unica anomalia. Tra le carte, infatti, spuntano lavori di somma urgenza che tra il 14 aprile 2014 e gennaio 2015 hanno interessato i ruderi della “basilichetta” posta all’interno del convento di San Francesco d’Assisi a Cosenza. Opere risalenti nel tempo e non collegate con l’attuale gestione della Soprintendenza, ma all’occhio dei funzionari potrebbero apparire come la “prova” che l’andazzo della somma urgenza sia parte di un meccanismo consolidato. Questi appalti, infatti, sono stati assegnati alla stessa impresa per un importo complessivo di circa 500mila euro. Guarda caso, i rup sono quasi sempre gli stessi. 

LA RISTRUTTURAZIONE Cerchi magici, appunto. E quello che riguarda le ditte non sarebbe l’unico. Torniamo al luglio 2016. Pagano arriva a Cosenza e ha giusto il tempo di prendere contatto con l’ambiente, poi va in ferie. Torna a fine agosto e, il 25 agosto, adotta la bozza del provvedimento con il quale articola in ben dieci aree funzionali – prima erano sette – la Soprintendenza e pubblica la graduatoria interna che riguarda i nuovi responsabili d’area. Velocissimo: in meno di un mese ha esaminato tutti i curriculum dei dipendenti, si è reso contro dei problemi che ci sono nei settori, di farsi un’idea di chi siano i più preparati e premiarli. La graduatoria – ma quale graduatoria non si porta dietro questo peso – e la ristrutturazione lasciano scontenti molti. Pure alcuni sindacati storcono il naso. C’è un particolare che appare strano: le competenze territoriali vengono distribuite a spezzatino. Lo stesso funzionario si interessa al 50% delle questioni di un’area, al 30% di un’altra, al 20% dei problemi di una terza zona. 

MAIL RIVELATRICE Forse Pagano vuole che i funzionari si controllino tra loro, può essere una soluzione trasparente. Ma come si è arrivata alla redistribuzione degli incarichi? C’è una mail, che il Corriere della Calabria ha potuto visionare, che pone qualche questione. Fa parte della corrispondenza di due impiegati che saranno nominati uno responsabile d’area e l’altro nella segreteria del soprintendente. Uno scrive all’altro: «Ti invio la bozza» (della ristrutturazione), ma non è tutto: nella lettera virtuale si fa riferimento alle zone da assegnare, alle aree paesaggistiche che il redattore della lettera avrebbe riservato per sé, alle persone che saranno responsabili dei procedimenti e a quelli che, se non verranno accontentati, rinunceranno agli incarichi. La chiosa riguarda «due coniugi» che saranno sistemati sull’area tirrenica con un bel carico di lavoro. Troppi particolari: pare quasi che la riorganizzazione sia stata partorita direttamente dai dipendenti. 

I SINDACALISTI Ma c’è anche un’altra storia che corre in parallelo alle nomine. Tra gli incartamenti che hanno portato al restyling degli uffici c’è anche un’altra lettera. È quella di un funzionario che, correttamente, si dimette dalla carica sindacale perché in base alla legge 165 del 2001 «non possono essere conferiti incarichi di direzione a soggetti che rivestono cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali». Bene. Anzi male, perché altri colleghi che si trovavano nella stessa situazione di conflitto di interessi continuavano a partecipare ai tavoli di concertazione, senza dimettersi e, alla fine, sono stati pure nominati responsabili d’area. 

DA CAPO COLONNA A COSENZA Questo ci porta alla graduatoria definitiva. Che, alla fine, vede premiati sindacalisti della Cgil, della Uil e del Flp Bac, assieme a due rsu diventati responsabili d’area. Ma c’è anche un’altra nomina importante. È quella di Pasquale Lopetrone, indagato per la realizzazione del villaggio di Punta Scifo, a Capo Colonna. Che è subentrato – così come segnalato nella comunicazione rivelatrice tra i due dipendenti – nella gestione della demolizione dei fabbricati del centro storico di Cosenza, a un collega che aveva chiesto il ripristino dell’area. Per quelle demolizioni, nella città dei Bruzi si è aperta una polemica che la Soprintendenza è (quantomeno) chiamata a governare. Certo è che le premesse – cioè il modo in cui sono avvenute le nomine – non aiutano. 

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

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