CATANZARO Sanzionare proprietari di bed&breakfast come quello di Vibo che vieta ospitalità ai “gay e agli animali”, si può, e il Testo unico della leggi di pubblica sicurezza (Tulps) lo prevede. Con una nota inviata ai ministri dell’Interno, dello Sviluppo economico, della Giustizia, al direttore dell’Ufficio antidiscriminazioni razziali e al direttore dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, la rete Lenford, associazione di avvocati che da 10 anni si occupa della tutela legale per i diritti Lgbti, spiega perché è necessario punire chi pratica tali atti di discriminazione e cosa prevede la norma. «Il fatto che, diversamente da altro Paesi europei, in Italia non esista una normativa generale che vieti le discriminazioni nell’ambito degli esercizi commerciali è – seppur deprecabile – una circostanza che non può giustificare l’immobilismo», scrive Maria Grazia Sangalli, presidente di avvocatura della rete Lenford.
COSA DICE IL TESTO UNICO L’articolo 187 del Regolamento per l’esecuzione del Tulsp, spiega la Sangalli, prevede che «gli esercenti non possono, senza legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio chiunque domandi e ne corrisponda il prezzo». In caso di violazione della norma sono previste sanzioni da 516 a 3mila euro.
COSA FARE Ad essere competenti ad irrogare la sanzione sono le Prefetture. La rete Lenford, scrive l’avvocatessa, ha stilato sei suggerimenti e richieste ai destinatari della nota perché ciascuno intervenga nell’ambito delle proprie competenze: sollecitare l’intervento al prefetto di Vibo Valentia affinché verifichi la sussistenza in concreto dei presupposti del Tulps e quindi irroghi le sanzioni previste; sollecitare tutte le Questure e le Prefetture alla rigida applicazione delle norme contenute nel Testo unico di pubblica sicurezza in tema di vigilanza sui pubblici esercizi nel periodo di maggiore afflusso di turisti nel nostro Paese; curare la diffusione sul territorio nazionale, anche attraverso le associazioni di categoria di tutti i settori del turismo e dei commercianti, di una consapevolezza dell’esistenza di queste regole e della esistenza di sanzioni in caso di loro trasgressione; curare – anche attraverso l’ausilio delle Regioni – la formazione dei gestori di servizi pubblici al rispetto del principio di non discriminazione; avviare una campagna di sensibilizzazione su tutto il territorio nazionale in materia di accesso ai beni e servizi nel rispetto del principio di non discriminazione; avviare una formazione diffusa sul piano nazionale di tutti gli operatori della giustizia sui temi della non discriminazione e dei discorsi d’odio. Non solo tutela contro le discriminazioni sessuali, dunque, spiega la Sangalli, anche perché «un rapido sguardo al “profilo” social dell’autore del deprecabile episodio in questione ci consente di affermare che la potenzialità discriminatoria dei suoi comportamenti è ad ampio spettro: non è rivolta solamente alle persone omosessuali ma anche ai migranti e a chiunque sia portatore di una qualche forma di diversità».
ale. tru.
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