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Legnochimica, interrogato l'assessore all'Ambiente di Rende

COSENZA È stato sentito dagli inquirenti l’assessore all’Ambiente del Comune di Rende indagato nella vicenda della Legnochimica. La Procura di Cosenza, nelle scorse settimane, ha chiuso le indagini…

Pubblicato il: 28/07/2017 – 17:26
Legnochimica, interrogato l'assessore all'Ambiente di Rende

COSENZA È stato sentito dagli inquirenti l’assessore all’Ambiente del Comune di Rende indagato nella vicenda della Legnochimica. La Procura di Cosenza, nelle scorse settimane, ha chiuso le indagini nei confronti del sindaco di Rende Marcello Manna, di un assessore, di un tecnico e del liquidatore della società per la vicenda della Legnochimica, l’ex stabilimento della zona industriale. I provvedimenti, firmati dal procuratore aggiunto Marisa Manzini e dal sostituto Antonio Bruno Tridico – con la supervisione del procuratore capo Mario Spagnuolo – riguardano oltre al sindaco Manna anche il liquidatore e il commissario  della società Legnochimica, Pasquale Bilotta, l’assessore all’Ambiente del Comune di Rende Francesco D’Ippolito e il responsabile dell’ufficio tecnico comunale Francesco Azzato. Gli indagati rispondono di omessa bonifica e disastro ambientale.
Trascorsi i venti giorni, previsti per legge, soltanto l’assessore D’Ippolito – difeso dagli avvocati Nicola Carratelli e Michele Franzese – ha fatto richiesta di fare interrogatorio. Davanti ai carabinieri del corpo forestale dello Stato, delegati dal procuratore aggiunto Manzini, l’assessore ha risposto alle domande respingendo le accuse contestate. L’avvocato Carratelli ha poi depositata una memoria difensiva. Nei giorni scorsi è stata poi depositata una memoria difensiva anche dall’avvocato Garritano (che difende Manna) e dall’avvocato Pietro Perugini per Bilotta. Nell’interesse di Bilotta il legale ha presentato una memoria avente ad oggetto i seguenti punti: 1) «per gli stessi fatti e per lo stesso reato con gli stessi elementi di prova (consulenza Crisci) la posizione di Bilotta è stata archiviata nel 2014, al di là del merito era necessaria la riapertura delle indagini che non è stata fatta e pertanto la nuova indagini e’ improcedibile; 2) il reato di omessa bonifica è assolutamente insussistente in quanto la procedura amministrativa della conferenza dei servizi non si è conclusa, come stabilito anche dal Tar, e pertanto non non è stato definito il progetto di bonifica; 3) il reato di disastro colposo non ricorre in quanto non vi sono elementi oggettivo per affermare il pericolo per la salute della comunità ; infine l’attività aziendale è cessata nel 2002 e pertanto sono trascorsi 15 anni e pertanto è maturata la prescrizione».
Le indagini risalgono al 2016 quando la Procura iscrisse sul registro degli indagati il sindaco e il liquidatore per omessa bonifica del sito. Alcuni accertamenti del Nipaf confermarono l’inquinamento delle falde acquifere. L’area è da anni – e anche lo scorso 9 giugno – interessata da incendi che hanno messo a rischio l’incolumità delle persone e la salute dei cittadini. Secondo la Procura, Bilotta – difeso dall’avvocato Pietro Perugini – non avrebbe provveduto a bonificare l’area e il Comune non avrebbe provveduto a sostituirsi al liquidatore in questo ruolo.

mi. mo. 

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