REGGIO CALABRIA L’inchiesta del Corriere della Calabria sulla curiosa gestione dei fondi pubblici percepiti dall’associazione antimafia “Riferimenti-Gerbera Gialla” di Adriana Musella è fondata, legittima e i dati su cui si basa non sono stati sottratti con «artifizi e raggiri». Il gup di Reggio Calabria Caterina Catalano ha respinto con un’articolata e dura ordinanza l’opposizione con cui i legali dell’ex presidente dell’associazione “Gerbera Gialla-Riferimenti”, Adriana Musella, si sono opposti alla richiesta di archiviazione già avanzata dalla Procura.
NOTIZIA VERA Al riguardo il giudice spiega che «si trattava di notizia vera, rispondente all’interesse sociale a conseguire la conoscenza dei dati divulgati, riguardanti l’impiego di cospicui contributi pubblici da parte di associazioni antimafia, nonché espressa in forma, sia pure critica com’è proprio del giornalismo d’inchiesta, comunque contenuta e dubitativa, che lasciava spazio all’interlocuzione dell’interessata che avrebbe potuto (e dovuto) fornire le spiegazioni ritenute necessarie sul medesimo piano dell’opinione pubblica o dei mezzi di informazione (per esempio esercitando il diritto di rettifica previsto dalla legge)».
DENUNCIA FALSA In più, il giudice stigmatizza il comportamento di Musella che dopo la pubblicazione dell’articolo ha denunciato una circostanza falsa: «fu ella stessa (Alessia Candito, ndr) approfittando della mia temporanea difficoltà a prendermi di mano il mouse, copiando non solo i singoli prospetti di sintesi, ma tutto ciò che era presente nella cartella ove, solo il seguito mi sono accertata dell’esistenza di diversi appunti informali e di dati di contabilità interna».
LA PROVA DELLA VIVA VOCE Assolutamente tutto falso, come accertato dalla registrazione della conversazione che la giornalista – si dà atto nelle carte – ha fornito alla Procura. In quell’audio si sente anche Musella che raccomanda «attenta a quello che fai con queste carte» e «mi raccomando con tutte queste cose che stai prendendo… acqua in bocca».
CALUNNIA? Circostanze che per il gip Catalano non solo smentiscono quanto denunciato da Musella, ma potrebbero anche procurare guai all’ex presidente di “Gerbera Gialla”. «Valuterà il pm – scrive – se sussistono invece le condizioni per procedere nei confronti della denunciante per il delitto di calunnia».
Perché? «Contrariamente a quanto dalla stessa denunciato – sottolinea il giudice – è la Musella che fornisce i dati, collaborando con la giornalista e acconsentendo a che vengano dalla stessa copiati in forma digitale».
ECCO COM’È ANDATA E al riguardo il gip ricorda che «la Candito si è presentata alla Musella non a titolo personale ma nel suo ruolo di giornalista, palesando subito il proprio interessamento verso le registrazioni contabili dell’associazione, che la denunciante le ha prontamente messo a disposizione, addirittura permettendole di acquisirle in copia, potendo e dovendo prevedere quindi che l’altra ne avrebbe fatto uso nell’esercizio della sua professione».
DIRITTO E DOVERE DI CRONACA Ancora, afferma il giudice Catalano, «la Candito non ha fatto altro che fare legittimamente il suo mestiere di giornalista, esponendo e commentando i dati legittimamente acquisiti, esercitando il diritto di cronaca e di critica tutelato dalla Carta Costituzionale». In più, aggiunge il gip, «per la verità anche i toni dubitativi e critici utilizzati dall’indagata paiono legittimi rispetto ad alcune eccentriche voci di spesa, la cui congruità con gli scopi associativi era non di immediata intuizione».
AUTODENUNCIA? Oltre alla denuncia di circostanze palesemente false, c’è un’altra cosa che al gip pare tutt’altro che cristallina. «Desta poi forti perplessità – evidenzia il giudice – l’affermazione della denunciante secondo cui si trattava di documentazione interna, incompleta, non ufficiale». Medesima perplessità che sembra aver destato nella procura che sulla questione – ne ha dato notizia il Quotidiano della Calabria e lo hanno poi confermato sia il procuratore capo Federico Cafiero de Raho sia la diretta interessata – ha aperto un’indagine che vede Musella indagata per appropriazione indebita.
ULTERIORI PERPLESSITÀ Per il giudice poi, «è significativo che la conferenza stampa indetta nell’immediatezza per replicare alle affermazioni dell’articolista sia stata poi annullata, probabilmente dopo una migliore e meditata riflessione – sottolinea il gip – sulle conseguenze, anche penali, che tale esposizione mediatica avrebbe potuto comportare».
FONTE E DENUNCIANTE SONO LA STESSA PERSONA In sintesi, afferma il giudice Catalano, «non spettava certo alla giornalista il compito di andare a verificare la completezza e/o esattezza dei dati contabili ricevuti direttamente dalla presidente dell’associazione, non avendo la stessa motivo di dubitare della corrispondenza alla realtà delle informazioni ricevute e della affidabilità della fonte». Traduzione, se è la presidente dell’associazione a comunicare dei dati, non c’è motivo di metterne in dubbio la veridicità. Inoltre – chiarisce – «né era il compito di Alessia Candito indagare sulla congruità di tali spese con le finalità perseguite».
DI INTERESSE PUBBLICO E CONTINENTE Concludendo, il giudice afferma con forza che «sono stati rispettati i limiti estrinseci dell’esercizio del diritto di cronaca». Per questo, le accuse di diffamazione ed effrazione informatica presentate da Musella – sottolinea il gip – «ictu oculi non sussistono».
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