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Il killer dal colletto bianco incastrato dalle telecamere

CATANZARO Forse sperava di commettere l’omicidio perfetto Marco Gallo, 32 anni, incensurato, titolare di una società di consulenza, col porto d’armi e la passione per i poligoni di tiro. Ma i carab…

Pubblicato il: 31/07/2017 – 11:47
Il killer dal colletto bianco incastrato dalle telecamere

CATANZARO Forse sperava di commettere l’omicidio perfetto Marco Gallo, 32 anni, incensurato, titolare di una società di consulenza, col porto d’armi e la passione per i poligoni di tiro. Ma i carabinieri che lunedì mattina gli hanno messo le manette ai polsi non hanno dubbi, è stato lui a uccidere Gregorio Mezzatesta, 53 anni, la mattina del 24 giugno scorso. I militari del Nucleo investigativo, del Ros centrale, del Reparto anticrimine di Catanzaro e del reparto “Crimini violenti” di Roma, coordinati dal procuratore aggiunto Giovani Bombardieri e dal sostituto Paolo Petrolo, non hanno dubbi sulla pista che dopo oltre un mese di indagini li ha condotti a Marco Gallo, residente a Falerna e originario di Lamezia Terme. Si chiama pedinamento elettronico l’inseguimento che ha messo gli inquirenti sulle tracce di questo insospettabile professionista senza nessun precedente alle spalle.

IL PERCORSO DELL’INSOSPETTABILE PROFESSIONISTA Gli investigatori hanno seguito Gallo, accusato di omicidio e porto abusivo di armi, ricostruendo il suo percorso, in moto, da Lamezia Terme lungo tutto l’arco montano. I filmati delle telecamere, messi in fila con un lavoro certosino, hanno intercettato il momento in cui il presunto omicida aggancia la vittima (residente a Soveria Mannelli) a Tiriolo, la segue mentre questa si reca al lavoro a Catanzaro, si perde nei sentieri tortuosi delle zone montane e poi riaggancia Mezzatesta in via Milano nel capoluogo alle 8 del mattino, lo affianca nella macchina ferma e lo raggiunge con 5 colpi precisi e letali alla testa. Frame dopo frame i carabinieri hanno ricostruito gli 80 chilometri che Gallo ha percorso in moto, seguendo strade secondarie fino a tornare a Lamezia dove ha lasciato la moto in un garage nella sua disponibilità. Non ha abbandonato o bruciato la moto, Gallo, ma ha sostituito la targa con una rubata.

«Abbiamo iniziato a lavorare con poche tracce – ha detto il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri – nessun collaboratore di giustizia, nessuna testimonianza chiave. Abbiamo ricostruito passo dopo passo le modalità di questo omicidio eseguito in solitaria». «Siamo partiti da un unico dato – ha spiegato il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri –, l’automobile della vittima». Gli investigatori hanno seguito gli spostamenti di Mezzatesta prima di mettere a fuoco la moto che lo seguiva, che lo agganciava a Tiriolo, la stessa moto a bordo della quale il killer sparava in via Milano. Poi è stata la volta del pedinamento elettronico della moto a bordo della quale appariva un uomo col casco in testa e in qualche frame a viso scoperto. Come ha ricordato Paolo Vincenzoni, comandante del Reparto crimini violenti, sono state visionate analiticamente ore e ore di filmati per ricavare anche un solo frame. Filmati di esercizi commerciali o di privati cittadini che sono stati raggiunti anche fuori regione pur di acquisire i video delle loro abitazioni, ha detto il colonnello del Reparto operativo Alceo Greco. Partenza, azione e fuga attraverso i centri di Marcellinara e percorsi poco battuti sperando di non farsi rintracciare. «Una perfetta intesa tra i reparti dell’Arma», ha dichiarato il colonnello Marco Pecci, comandante provinciale dei carabinieri. In queste ore i militari, su ordine della Procura, stanno eseguendo le perquisizioni alla ricerca di ulteriori indizi. Perché le indagini sul killer dal colletto bianco che ha ucciso un dipendente della Ferrovie della Calabria con piccoli precedenti di polizia, non si fermano qui. Ci sono ancora molti interrogativi da svelare come mandante e movente. Non si esclude, infatti, che Gallo, il cui profilo è ancora tutto da indagare, possa anche essere un killer a pagamento. E poi c’è quella discussa scia di sangue con il duplice omicidio di Decollatura nel corso del quale, a gennaio 2013, il fratello della vittima, Domenico Mezzatesta, uccise Francesco Iannazzo e Giovanni Vescio. Quell’omicidio era costato l’ergastolo a Domenico Mezzatesta e a suo figlio Giovanni. Padre e figlio vengono condannati all’ergastolo sia in primo grado, in abbreviato, che in Appello. Sarà la sentenza di Cassazione che rivoluzionerà tutto. Annullati con rinvio gli ergastoli, la Suprema Corte esclude dalle aggravanti la premeditazione alleggerendo il carico accusatorio nei confronti dei due imputati. Una bella vittoria per l’avvocato degli imputati, Francesco Pagliuso, vittima, da mano ancora ignota, di omicidio nella notte tra il 9 e il 10 agosto 2016.
Oggi si è in attesa che il processo d’Appello abbia inizio. Nel frattempo gli inquirenti stanno ricostruendo i tasselli di questa tragica storia di sangue.

Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it