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‘Ndrangheta stragista, i rapporti tra Contrada e “Faccia di mostro”

REGGIO CALABRIA C’è un filo che lega le attività disposte mercoledì scorso, quando l’inchiesta “Ndrangheta eversiva” ha svelato il coinvolgimento dei clan calabresi nella strategia di generale dest…

Pubblicato il: 01/08/2017 – 21:02
‘Ndrangheta stragista, i rapporti tra Contrada e “Faccia di mostro”

REGGIO CALABRIA C’è un filo che lega le attività disposte mercoledì scorso, quando l’inchiesta “Ndrangheta eversiva” ha svelato il coinvolgimento dei clan calabresi nella strategia di generale destabilizzazione messa in atto negli anni Novanta dalla mafia siciliana, con l’appoggio di parte dei servizi e della massoneria. Mentre gli agenti della Squadra mobile di Reggio Calabria stringevano le manette ai polsi di Rocco Filippone e notificavano nuove accuse a Giuseppe Graviano, altri colleghi si presentavano a casa di altri dieci soggetti con un mandato di perquisizione.

I NOMI DEI DESTINATARI DELLA PERQUISIZIONE Si tratta dell’ex numero due del Sisde, Bruno Contrada, dell’ex capitano del Noe Saverio Spadaro Tracuzzi, dell’ex agente di polizia Guido Paolilli, dei fratelli Gagliardi di Soverato (Catanzaro), di Arturo Lametta, co-detenuto di Spadaro Tracuzzi, di Vito Teti e di Giovanni Aiello, l’ex agente della squadra mobile di Palermo indicato da pentiti e testimoni come “Faccia di mostro”, il killer di Stato che avrebbe giocato un ruolo in tanti misteri siciliani e continentali.

SULLE TRACCE DI FACCIA DI MOSTRO Al momento, Aiello è indagato per aver indotto a mentire il capitano Spadaro Tracuzzi, già condannato per i rapporti fin troppo amichevoli con il clan Lo Giudice. Su cosa? Non è dato sapere. Tanto meno l’esito della perquisizione. Quel che appare chiaro è che l’ex agente della Squadra mobile di Palermo sia il vero focus investigativo delle attività della Dda. Il sospetto è che anche lui abbia avuto un ruolo in Calabria e «in diverse eclatanti vicende stragiste nel contesto di oscuri inquietanti rapporti fra criminalità organizzata (siciliana e calabrese) e apparati statali deviati».

IL TESTIMONE MISTERIOSO Per questo i suoi rapporti – quelli dei primi anni Novanta e quelli che in seguito ha mantenuto – oggi vengono passati al setaccio. Per questo, mercoledì scorso gli uomini della Mobile reggina si sono presentati a casa di Bruno Contrada. Un testimone, la cui identità viene tenuta strettamente segreta, ha messo a verbale di aver avuto “conoscenza diretta” dei rapporti tra l’ex numero 2 del Sisde e Aiello. Rapporti che l’ex 007, per il quale la Cassazione ha di recente dichiarato «ineseguibile e improduttiva di effetti penali la sentenza di condanna» a 10 anni rimediata per concorso in associazione mafiosa, ha sempre smentito.

CONTRADA NEGA, MA LA FONTE…  «Ho un vago ricordo di circa 40 anni fa, sto parlando degli anni Settanta quando c’era un agente alla Squadra mobile e mi sembra di ricordare che rispondesse ai connotati di questo signor Aiello. Ma non ricordo neppure in che sezione fosse. Lo ricordo per i capelli lunghi. Ho chiesto anche ad alcuni vecchi marescialli. Ma non riesco a ricordarmelo», ha detto nei giorni scorsi Contrada. Ma a quanto pare, la misteriosa “fonte dichiarativa” avrebbe raccontato altro. E adesso la Dda vuole vederci chiaro.

VERIFICHE NECESSARIE È questo il motivo che ha portato gli agenti alla porta dell’ex numero 2 dei servizi mercoledì. È questo che sabato, su delega verbale dell’autorità giudiziaria, li ha riportati a casa sua. Erano necessarie delle verifiche ed era necessario che tali verifiche venissero cristallizzate in un verbale di sommarie informazioni. Anche senza scomodare il legale di fiducia di Contrada, perché al momento non è indagato. Per i magistrati di Reggio Calabria, si tratta solo di un «soggetto di grande interesse investigativo».

ORECCHIE POLITICHE ALLE LAMENTELE DI CONTRADA Attività del tutto legittime e previste dai codici, nonostante le dure dichiarazioni del legale di Contrada, Stefano Giordano, che ha minacciato denunce e segnalazioni disciplinari, invocando persino un incontro con il capo della polizia per chiedere conto dell’operato degli agenti. Accorate istanze subito accolte dai Radicali, che si sono precipitati a casa Contrada e lo hanno prontamente iscritto al partito, e dal deputato di Ap, Fabrizio Cicchitto, che ha presentato un’interrogazione rivolta ai ministri di Grazia e Giustizia e dell’Interno.

«SPIEGATEMI QUESTA ATTIVITÀ» A Minniti e Orlando, Cicchitto chiede di violare il segreto investigativo delle procure, per sapere «per quali ragioni alle quattro del mattino del 26 luglio Bruno Contrada è stato oggetto di perquisizione e successivamente di una seconda irruzione in casa sua alle otto del mattino, che, in modo assai vago, il questore di Reggio Calabria Raffaele Grassi, dichiara essere soltanto “un’attività di verifica e di approfondimento, su delega della Dda di Reggio Calabria, connessa alle indagini sulla “‘ndrangheta stragista”». Attività che per il deputato non sono che «una vendetta e ad un tentativo di rivalsa di fronte al fatto che Bruno Contrada ha ottenuto una sentenza liberatoria rispetto alla persecuzione giudiziaria di cui è stato vittima molti anni fa».

«CONTRADA TORNI IN DIVISA» Una decisione – in realtà ancora tutta da comprendere alla luce delle motivazioni – che per il legale di Contrada giustificherebbe il reintegro «entro 5 giorni» dell’ex numero due del Sisde «essendo venuta meno, con la revoca della condanna, la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici a cui era seguita la destituzione». Un’istanza quasi paradossale su cui i tribunali saranno probabilmente chiamati a pronunciarsi. 

 

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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