CATANZARO Paolo Furgiuele denuncia Leandro Savio. Il presunto “uomo nero” del caso Calabria Verde contro il suo grande accusatore. L’esposto recapitato alla Procura di Catanzaro rilegge in controluce le dichiarazioni di Savio, ex dirigente di Afor e Calabria Verde, agli inquirenti. E rimanda ad atti pubblici che riguardano i rapporti tra i manager e la ditta Piemme&Matacena, finiti al centro di un’inchiesta che promette sviluppi eclatanti. Il succo della denuncia depositata dall’ex dg Furgiuele è semplice: Savio ha mentito e mi ha attribuito «condotte in realtà da me mai poste in essere». Il j’accuse di Savio passa (anche) attraverso un presunto favore reso da Furgiuele all’azienda. In uno dei verbali, l’ex manager dell’Afor spiega che il suo superiore gli avrebbe richiesto l’impegno e la liquidazione, sempre destinate all’azienda campana, di somme prive di copertura finanziaria a fronte di un appalto di circa 15 milioni. Savio sarebbe stato posto di fronte a un aut aut: o fai arrivare a destinazione quei soldi o sei fuori dall’azienda.
LA CONTROACCUSA Le accuse sono esplicite: «Ricordo che risposi negativamente all’allora direttore amministrativo (dell’Afor, ndr) Paolo Furgiuele, in quanto non vi era in bilancio la piena copertura della spesa complessiva. Evidentemente poiché nel 2004 la spesa per lo stesso appalto era stata di gran lunga inferiore, in sede di previsione della posta in bilancio era stata inserita una cifra che non copriva in alcun modo il costo dell’intero appalto, finendo per costituire un debito fuori bilancio».
Le circostanze, se confermate, sarebbero gravissime. Furgiuele, nella sua comunicazione, spiega però di non aver avuto alcun ruolo rispetto a quella gara: né nell’attività propedeutica né nell’aggiudicazione. L’ex manager, all’inizio del suo ragionamento, spiega che con quella procedura non c’entra nulla. E gli pare strano che il procedimento fosse – stando alle parole di Savio – privo di copertura finanziaria, visto che non solo se n’erano occupati due colleghi dell’Afor ma anche la Stazione unica appaltante, a quei tempi (nel 2010) diretta dal magistrato Salvatore Boemi. Furgiuele cita un decreto emanato dalla Regione che approva perizie di variante dei progetti redatti dall’Afor. In quelle carte la burocrazia regionale dà atto di previsioni di spesa che superano i 14 milioni. Possibile – si chiede Furgiuele – che la copertura fosse quella riferita da Savio e pari a soli 4 milioni? All’ex dg pare impossibile che un magistrato come Boemi potesse sottoscrivere il decreto di aggiudicazione della gara in una condizione così disagevole per l’amministrazione regionale.
Non è l’unico punto oscuro – sempre a detta di Furgiuele – nelle dichiarazioni di Savio. Che riferisce agli inquirenti di una liquidazione di soli 4 milioni a fronte di una richiesta di pagamento pari a 10 milioni. I ricordi dell’ex dg di Calabria Verde sono diversi: parla dell’emissione di un decreto ingiuntivo ai danni dell’Afor, notificato intorno alla fine del 2012 proprio per il mancato pagamento del prezzo della fornitura. Fino all’ottobre 2012, il credito vantato dalla Piemme&Matacena era di circa 11 milioni; come avrebbe fatto Savio a firmare una determina di impegno e liquidazione di 4 milioni? I conti sembrano non tornare. E sta agli inquirenti verificarlo.
LE CARTE DELL’AFOR I documenti custoditi dall’Afor, in effetti, potrebbero riscrivere questa parte della storia. Il Corriere della Calabria è in possesso di alcune determine del vecchio ente soppiantato da Calabria Verde che contengono impegni di spesa a favore della ditta Piemme&Matacena. La prima risale al 17 febbraio 2011 ed è firmata dal vicedirettore generale dell’Agenzia, Federico Postorino, e contiene un impegno di spesa per un importo di 1,5 milioni di euro. Negli allegati del documento compare la firma di Leandro Savio. Un’altra determinazione, sempre siglata da Postorino, contiene un impegno di spesa di circa 13,5 milioni a saldo dell’aggiudicazione del primo lotto della gara di “fornitura di dispositivi di protezione individuale e attrezzature per gli operatori dell’antincendio boschivo, idraulico-forestale e motoseghisti dell’Afor”. Di chi sono le firme che attestano la copertura finanziaria? Di Leandro Savio, all’epoca dirigente Bilancio e Ragioneria. Le carte, in effetti, sembrano suggerire che sia stato proprio il grande accusatore a certificare la copertura finanziaria per un importo complessivo di 15 milioni e passa. Delle due l’una – è la versione di Furgiuele –: o la copertura c’era o le dichiarazioni di Savio non sono veritiere.
A fronte di tutti questi impegni di spesa, e anche della liquidazione, Piemme&Matacena non verrà pagata. Da cui la richiesta di emissione di un decreto ingiuntivo.
«CHIEDETE AGLI IMPIEGATI» Furgiuele chiama a testimoniare un buon numero di impiegati ex Afor. Sia per smentire la lite sulle somme da corrispondere a Piemme&Matacena, sia per smentire la circostanza che Savio fu trasferito proprio successivamente a quello screzio. Sono fotogrammi degli uffici visti dall’interno. Uffici spesso turbolenti, con tanto di aggressioni tratteggiate dall’ex direttore generale di Calabria Verde. Tutto da riscontrare e da verificare. Ma il materiale per chiarire questo segmento dell’inchiesta della Procura di Catanzaro non manca. Furgiuele elenca sei persone che potrebbero fornire notizie utili per accertare la sua versione dei fatti. Chiede ai magistrati di sentirle. E segnala, come possibili riscontri, decreti della Stazione unica appaltante e determine dell’Afor.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
x
x