CATANZARO Non è esattamente un’elezione al soglio pontificio ma, nella Calabria che impegna l’80% del bilancio nella sanità, la nomina del manager che governerà il dipartimento Tutela della Salute è uno dei passaggi burocratici più attesi. E a un mese e mezzo dall’inizio delle selezioni la fumata è ancora grigia.
Il primo step è storia nota: il 23 giugno la regione avvia una procedura interna, riservata ai dirigenti di ruolo della giunta, per individuare il candidato giusto. Tre settimane dopo, il 14 luglio, la giunta esamina i curricula dei dirigenti interni candidati e stabilisce che nessuno ha le «caratteristiche necessarie».
Secondo step: la pubblicazione di un avviso pubblico «per il conferimento dell’incarico di dirigente generale del dipartimento “Tutela della salute e politiche sanitarie”» a un professionista esterno all’amministrazione.
Le domande arrivano alla Cittadella e giungono sul tavolo dell’esecutivo Oliverio nella seduta di giunta regionale del 31 luglio. Nuova fumata grigia: la giunta sospenda la nomina, «ritenuta la necessità di avere un maggior numero di candidati su cui poter scegliere il dirigente generale». I nominativi arrivati sono pochi, meglio ampliare la rosa (tra i mugugni, ovviamente, di chi aveva fatto domanda e ritiene di avere i titoli).
La partita ricomincia, dunque. E si riaprono i termini fino al 30 settembre. La nomina, da estiva, diventa autunnale e il prossimo conclave potrebbe scegliere il più alto burocrate della sanità calabrese con condizioni al contorno profondamente mutate. Dove il contorno è la struttura commissariale: dopo le dimissioni del subocommissario Andrea Urbani, infatti, il governo potrebbe ridisegnare il quadro apicale che governa sul settore. E le caselle burocratiche, dopo il pensionamento dell’ex dg Riccardo Fatarella, potrebbero essere mosse di conseguenza. Per il momento, al vertice del dipartimento è tornato – ad interim – Bruno Zito. La sua reggenza durerà almeno fino 30 settembre. Sempre ammesso che la fumata, per quel giorno, sia bianca. (ppp)
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