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Il piccolo Charlie calabrese e il coraggio di una mamma

«La vita e soprattutto la morte del piccolo Charlie ci aiuti a riflettere. E a trovare la forza di perdonarci. Hanno “ucciso” Charlie ed anche il mio adorato Antonio Maria». Così dice Rosita Terra…

Pubblicato il: 10/08/2017 – 13:44

«La vita e soprattutto la morte del piccolo Charlie ci aiuti a riflettere. E a trovare la forza di perdonarci. Hanno “ucciso” Charlie ed anche il mio adorato Antonio Maria». Così dice Rosita Terranova, la mamma cosentina diversamente coraggiosa, che vive il dramma dei drammi, la cui soluzione non si profila all’orizzonte. A fine agosto, ed è già tardi, occorre provvedere a trovare la soluzione che Rosita chiede. Quella di mettere in condizione il suo piccolo e adorato Antonio Maria ad andare comunque a scuola. Del piccolo Charlie abbiamo letto di tutto e di più, com’era giusto che fosse, dei suoi poveri genitori, lui postino, lei badante e del piccolo nato con una malformazione congenita, per la quale non si è trovata soluzione alcuna, nonostante la disponibilità di medici italiani del Bambin Gesù, degli Stati Uniti, della Gran Bretagna. E Antonio Maria? Oggi ne sappiamo di più perche la mamma, Rosita, ha voluto dire tutto sul suo piccolo. Antonio Maria è nato, improvvisamente, alla ventiseiesima settimana. Appena nato ha smesso di respirare, ma i dottori lo hanno rianimato. Lei e il papà lo hanno battezzato subito perché i medici avevano previsto che non sarebbe sopravvissuto per molto tempo. Anzi. Rosita ha il coraggio, perché ce ne vuole, di dire che suo figlio, che oggi ha sette anni, paga, a caro prezzo, il fatto che non sia morto appena nato. Perché? Perché da solo lui riesce soltanto a respirare, a ridere, a piangere,e – ogni tanto – da solo riesce ad infilarsi un dito nel naso. In autonomia riesce a fare soltanto questo. Per il resto dipende totalmente dalla mamma, dalle sue capacità di interpretare ogni suo bisogno, ogni sua volontà, ogni sua emozione. Ed, evidentemente, dalla sua volontà di farlo. Mi dice che «affinchè lui possa esprimere la sua emotività, lui possa assecondare i propri bisogni, lei deve stare alla continua ricerca degli strumenti e dei percorsi più adatti. Attraverso un duro lavoro basato sull’empatia e sempre lei, così gli consente di vivere. Altro dei tanti perché. Perché Antonio Maria percepisce la realtà che lo circonda, ed interagisce con essa, come se avesse solo tre mesi di vita». E quel che è triste ed amaro ammettere, lo dice a chiare note, questa mamma super, «sarà così per sempre!».
I rischi che corre sono infiniti. Intanto quelle di non farsi capire: non sa dire che sta male, che ha paura, che ha fame, che ha sete. In sostanza, non sa dire che vuole vivere. Inoltre, per rendere ancora più chiaro il quadro d’insieme di Antonio Maria, figlio adorato di Rosita Terranova, il piccolo non potrà mai camminare, è affetto da epilessia, da un deficit uditivo e visivo, si dovrà nutrire per sempre con cibo ed acqua artificiali, attraverso un tubo piantato nello stomaco. Tra pochi anni, per di più,sarà affetto da osteoporosi e tanto altro ancora che Rosita non dice. In teoria, in questo stato, potrà vivere fino a novanta anni. Insomma lui vive solo grazie a una macchina, anzi più di una ed alla continua somministrazione di farmaci. Rosita si chiede: «Il mio è accanimento terapeutico? Non sarebbe meglio che morisse subito?». E si dà la risposta: «No, non sarebbe meglio, non per lui». Certo, se si fa un’analisi dei costi-benefici di una esistenza umana sarebbe meglio. «Ma non per me», aggiunge Rosita, precisando che tutti siamo destinati a morire. In questi giorni è “morto” Charlie. Antonio Maria è vivo solo perché è nato in Italia. Alla fine si pone una domanda straziante, sulla quale la scienza non ha pareri unanimi. «Se lo uccidessi verrei considerata un’assassina o una madre coraggio che libera il proprio figlio dalla sofferenza?».
Parte di queste cose Rosita Terranova le ha ribadite a Reggio Calabria nel corso di un convegno voluto dall’Anpi, l’Associazione partigiani d’Italia. Sandro Vitale, che ne è il presidente, dopo aver letto  il mio articolo “Io, da oggi mi chiamo Rosita” mi ha telefonato chiedendomi la disponibilità a partecipare a una pubblica iniziativa per discutere sul tema de “I diritti negati”. Figurarsi, ho detto subito sì. Vitale ha voluto invitare Rosita Terranova, che, al di la di ogni immaginazione e sacrificio, è venuta con Antonio Maria, grazie al comune amico Francesco Straticò. Che ha fatto da accompagnatore avendo un’auto attrezzata ma anche da giornalista, realizzando, sull’iniziativa, un servizio su Teleuropa network. Peraltro, era l’unico giornalista, Francesco Straticò, presente. Ma c’è di più. Un cittadino di Palmi, Carmine Nastri, ha raccontato,in maniera egregia e professionale, quanto accaduto nel corso del convegno, voluto dall’Anpi e dalle associazioni disabili di Reggio. Solo a Reggio, un’iniziativa del genere. Mi chiedo perché non a Cosenza e in altre città? Tutti gli intervenuti hanno sollecitato le istituzioni nazionali, regionali e locali ad intervenire per consentire ad Antonio Maria di frequentare, per quanto possibile, la scuola. Che è un diritto garantito dalla Costituzione, ha sottolineato Vitale. Dopo aver raccontato il caso di Antonio Maria, suffragato egregiamente da Rosita, ho riaffermato che continuo a chiamarmi Rosita, perché proseguirò la battaglia che sarò, nel mio piccolissimo, in grado di fare, proprio perché, anche le formiche, parafrasando Gino e Michele, anche le formiche nel loro piccolo s’incazzano. E che diamine!

*giornalista

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