Se non fosse che da oltre cinque mesi si aspettava la pubblicazione del decreto sulle assunzioni di personale in Sanità, oggi si potrebbe dire che complice Lucifero, la struttura commissariale per il piano di rientro, in questo agosto rovente ha finalmente dato i numeri…
Numeri che a prima vista potrebbero anche impressionare ma che, se letti con gli occhi di chi ogni giorno si scontra con le vistose e quotidiane carenze di personale, essendo spalmati su tutta la traballante sanità pubblica regionale non sono altro che una sola (e bella) boccata d’ossigeno insufficiente per risolvere il problema dell’assistenza sanitaria calabrese. In fin dei conti chi ha deciso le nuove assunzioni aveva in mente la realtà del 2015, senza considerare che nell’anno successivo tale realtà è peggiorata notevolmente.
Alla resa dei conti, oltretutto, nei tre ospedali hub, quelli che hanno il maggiore “carico” di pazienti, saranno assunti soltanto 47 medici, esclusi i primari. Sì, proprio con 47 medici qualcuno pensa di potere alzare l’asticella della qualità dell’assistenza ospedaliera e di frenare l’esodo di pazienti verso altre regioni, esodo che dissangua le casse regionali senza che nessuna batta ciglio.
Come se non bastasse, a una lettura approfondita non può sfuggire una sperequazione territoriale nell’assegnazione di questo personale medico. All’azienda ospedaliera di Cosenza, ad esempio, toccheranno solo 9 medici (ripeto: 9) mentre quelle di Catanzaro e Reggio Calabria ne avranno rispettivamente 15 e 23. Certo c’è sempre da sperare, che il tavolo ministeriale dia il via libera alle ulteriori 380 assunzioni promesse qualche giorno fa e che già sulla stampa sono diventate 255. Se cosi non fosse, c’è poco da stare allegri in una realtà come quella dell’Annunziata di Cosenza dove diverse unità operative complesse riescono a garantire il servizio grazie a costosi (per l’azienda) e stressanti turni aggiuntivi (per i dipendenti) che ignorano bellamente i regolamenti della Ue.
La speranza è che, in questa guerra tra poveri, essendo, come è noto, quasi tutti i presidi sanitari calabresi sguarniti di personale, il prossimo decreto abbia una maggiore uniformità nell’assegnazione delle risorse. Ciò dovrebbe essere possibile visto che le prossime assunzioni, a quanto si legge, saranno concertate con i direttori generali. E a questo punto c’è da chiedersi se le assunzioni del decreto 111, 112 e 113 di cui stiamo parlando, siano state discusse con i direttori generali oltre che con i tavoli di verifica ministeriale.
Un’altra perplessità che suscitano questi decreti è che si accenni, rimanendo comunque indefiniti, alla presenza di esuberi di personale in qualche realtà calabrese. Sarebbe necessario essere più espliciti e consequenziali se si vuole veramente risanare la Sanità calabrese. Un’altra grossa incongruenza è che pur essendo stato revocato il decreto 50 del 13 marzo 2017, sono stati fatti salvi gli atti adottati da alcuni direttori generali (all’epoca considerati “indisciplinati” dal dipartimento regionale) che all’indomani del decreto 50, hanno assunto personale a tempo indeterminato, quasi a dire «chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato», visto che oggi quelle assunzioni – quando, quante, dove, in quali reparti? – sono state “sanate per decreto”. Ciò potrebbe da una parte ingenerare contenziosi sollevati da chi, dopo il decreto di marzo, non si è visto riconoscere il diritto all’assunzione dal proprio direttore generale che più rispettoso nei confronti del Dipartimento regionale le aveva bloccate, e dall’altra potrebbe essere oggetto di una nuova bocciatura da parte del tavolo di verifica ministeriale che già aveva invalidato il famoso decreto 50. Sempre che l’avvertimento dell’intervento di un possibile intervento della Corte della Conti lanciato dal direttore generale del dipartimento Sanità, non sia stato altro che una boutade nel fuoco della polemica tra Regione e Commissario.
*Cgil medici, Azienda ospedaliera di Cosenza
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