VIBO VALENTIA Ha scritto una «lettera aperta confidenziale» a tutti i membri dei Cenacoli di preghiera nati su ispirazione di Natuzza Evolo. Così il vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, dopo aver esautorato per decreto la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle anime” nata su ispirazione della mistica di Paravati, ha voluto esprimere tutta la sua «profonda amarezza ed il rincrescimento per aver dovuto revocare nei giorni scorsi il Decreto di approvazione dello Statuto della Fondazione dopo 2 anni di pazienti trattative e di tira e molla nella speranza di arrivare ad una determinazione condivisa». «Siamo tutti in sofferenza», aggiunge il presule, che chiarisce che il suo provvedimento non riguarda i Cenacoli di preghiera il cui Statuto resta quello approvato nel 1999 dal suo predecessore mons. Cortese. «Pur legati alla Fondazione, i Cenacoli, hanno avuto e mantengono autonomamente il riconoscimento della Chiesa diocesana. Voi, quindi, continuerete a svolgere regolarmente – chiarisce mons. Renzo – i vostri incontri, per il momento con la mediazione della Parrocchia di Paravati, nel rispetto della volontà di Natuzza. Questo senso ecclesiale è chiaramente esplicitato nella “Premessa” agli articoli dello stesso Statuto, che riporto in qualche passaggio: “In questi anni ho appreso (sono riportate le parole di Natuzza, ndr) che le cose più importanti e gradite al Signore sono l’umiltà e la carità, l’amore per gli altri e la loro accoglienza, la pazienza, l’accettazione e l’offerta gioiosa al Signore di quello che quotidianamente ci chiede per amore suo e delle anime, l’ubbidienza alla Chiesa”; “È necessario …. pregare la Madonna con il Santo Rosario, ubbidire alla Chiesa, edificarci a vicenda con la carità, l’umiltà e il buon esempio”; Conclusione: “I Cenacoli vogliono vivere e operare all’interno della Chiesa, come lievito, luce e sale, con lo spirito della prima comunità cristiana, che si trovava unita intorno all’insegnamento degli Apostoli…”». Dunque non ci possono essere spaccature tra i Cenacoli e la Chiesa locale, spiega il vescovo aggiungendo: «Alla Fondazione non sto chiedendo altro che di fare il Vescovo a servizio di questa Chiesa locale, all’interno della quale si giustificano e sono vitali i Cenacoli, come le altre aggregazioni laicali riconosciute». Renzo si dice convinto che ciò che sta succedendo con la Fondazione «si chiarirà e si definirà presto con l’aiuto del Signore e di Mamma Natuzza». «Abbiamo già programmato nei prossimi giorni – si legge ancora nella lettera – un incontro con il suo CdA al fine di trovare un accordo rispettoso delle parti. Partire bene adesso, aiuta a crescere senza equivoci domani. Intanto le vostre celebrazioni assembleari alla Villa della Gioia continueranno ad esserci, possibilmente anche con la mia partecipazione. Voglio inoltre tranquillizzarvi perché quello che sto tentando di fare non è per far fuori la Fondazione, o per appropriarmi del suo patrimonio, come qualcuno indebitamente e falsamente ha messo in giro, ma esclusivamente per rilanciare a dimensione di Chiesa la figura e la spiritualità di Natuzza e della sua opera, che appartengono a tutti. Se così non fosse non sarebbe possibile nemmeno avviare la sua causa di beatificazione, come stiamo cercando di fare. È necessario, pertanto, che i rapporti di intesa e di collaborazione tra Diocesi e Fondazione siano chiari e definiti senza rischi per il futuro». Il vescovo spiega che la sua presa di posizione non è a titolo personale, ma ha il conforto del Consiglio Presbiterale diocesano e soprattutto della consulenza dell’Ufficio giuridico della Conferenza Episcopale Italiana, della Nunziatura Apostolica in Italia, della Segnatura Apostolica (Tribunale supremo della Chiesa universale, non una semplice Commissione come qualcuno ha detto), della Segreteria di Stato Vaticano. «Voglio tranquillizzarvi, infine, a riguardo della consacrazione della chiesa, costruita con le vostre offerte ed i vostri sacrifici, di cui la Chiesa non può che esservi grata. Allo stato attuale, però, essendo di proprietà privata, il Codice di Diritto Canonico mi vieta di consacrarla. Sono pronto a farlo anche il giorno dopo che la chiesa (e non il resto), in applicazione dell’art. 3 a) da approvare, per la cura pastorale e per il culto – è la conclusione – verrà affidata alla Diocesi, come è naturale che sia, stabilendo le competenze di ciascuno con un “Disciplinare” redatto davanti al Notaio. Nel concludere voglio anche informarvi che la causa di beatificazione di Natuzza è, purtroppo, momentaneamente sospesa, ma che con la segreteria del Prefetto della Congregazione della Fede stiamo studiando il modo di superare gli attuali ostacoli, che purtroppo si sono frapposti. Io ho piena fiducia e vorrei che anche voi ne aveste. Dobbiamo pregare e soprattutto sforzarci tutti di seguire fino in fondo gli insegnamenti di Natuzza, senza diffidare gli uni degli altri».
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