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Agenzia per l’innovazione? Per ora c’è solo un maxi stipendio

CATANZARO La decisione ha lasciato a bocca aperta pezzi bipartisan della politica e delle istituzioni. E quasi tutto il mondo universitario. Tutti a chiedersi perché, alla vigilia della pausa estiv…

Pubblicato il: 17/08/2017 – 14:32
Agenzia per l’innovazione? Per ora c’è solo un maxi stipendio

CATANZARO La decisione ha lasciato a bocca aperta pezzi bipartisan della politica e delle istituzioni. E quasi tutto il mondo universitario. Tutti a chiedersi perché, alla vigilia della pausa estiva, la giunta regionale si sia preoccupata di rispolverare un vecchio progetto (e la legge che gli dava linfa) da sempre inviso al mondo accademico e, tra l’altro, lasciato a prender polvere dal lontano 2009. La risposta, dicono i maligni (che in politica spesso ci azzeccano), è in una cifra: 153mila euro. Tanto vale lo stipendio annuo del primo direttore generale dell’Agenzia regionale per la ricerca scientifica e l’innovazione. E qui si presta il fianco a tanta malignità: per come è costruito, il ritorno dell’Agenzia pensata da Sandro Principe e lanciata dalla giunta Loiero, pare fatto apposta per destinare una poltrona in più, con tanto di lauta retribuzione. Intanto, quando si è sparsa la voce della (ri)nascita del nuovo ente, i vertici degli atenei calabresi hanno storto il muso. Nessuna nota ufficiale (nei felpatissimi rapporti tra università e Regione non sia mai) ma i mal di pancia sono tornati. Perché già all’epoca del primo lancio del progetto, le accademie lo avevano maldigerito: l’idea di sottoporre la produzione scientifica degli atenei al vaglio regionale non provoca salti di gioia e mette a repentaglio l’autonomia delle università. Insomma, non piace a nessuno, seppur “felpatamente”. Non è chiarissimo neppure di cosa debba occuparsi. L’unica certezza – l’architrave di una costruzione chiamata a coordinare la ricerca in Calabria – è lo stipendio del suo futuro capo. Per adesso non filtra nulla sui nomi degli aspiranti. Chiunque siano, hanno dovuto agire in fretta. Lo aveva già sottolineato il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Fausto Orsomarso, che i giorni utili a presentare domanda erano appena 10 (dal 7 al 17 luglio). E, in effetti, sorge qualche dubbio: posto che si dovrebbe puntare a una nomina d’eccellenza – magari non un manager in arrivo dalla Sylicon Valley ma di certo una figura autorevole – non sarebbe stato meglio aprirsi al mondo e allargare i tempi per la selezione? Certe accelerazioni finiscono per apparire sospette: si tiene nel cassetto una legge per otto anni e poi si cerca il direttore generale dell’Agenzia per l’innovazione – che nasce grazie a quella legge – per soli dieci giorni.
Altro aspetto sottolineato da Orsomarso: parte dei prof che siedono in giunta era assente nel giorni in cui l’esecutivo guidato da Mario Oliverio ha ridato fiato alle trombe dell’Agenzia (mancavano il vicepresidente Antonio Viscomi e l’assessore ai Trasporti Roberto Musmanno).
Gli atti che annunciano il ritorno dell’idea di Sandro Principe non potrebbero essere più generici: l’Agenzia, spiegano le carte ufficiali, «può favorire migliori condizioni per innovazione e ricerca, stimolare gli investimenti nel settore, aumentare la capacità di innovazione, ricerca e sviluppo delle imprese, anche incentivando il rafforzamento dei legami di queste ultime con università e centri di ricerca». E tra le sue funzioni «rientrano quelle relative all’attuazione delle politiche per la ricerca e l’innovazione e della “Strategia Regionale per l’Innovazione e la Specializzazione Intelligente – 2014-2020”». I fondi, insomma, non mancheranno: una fetta di torta milionaria.
E a chi dovrà rendere conto il nuovo manager? Alla Presidenza, ovviamente: tutto passerà dalla scrivania di Mario Oliverio. Che in quanto ad accentramento di poteri non teme confronti. Il direttore generale sarà nominato per tre anni e, dopo il suo insediamento, avrà novanta giorni di tempo per proporre alla giunta lo Statuto dell’ente, l’organizzazione degli uffici e la dotazione organica, tutta composta da personale già in servizio alla Regione. Costi bassi, dunque: da mettere in conto ci sono soltanto gli stipendi del manager e quello del revisore dei conti: 400mila euro in due anni e mezzo (ma al revisore andranno soltanto 7mila euro all’anno). Innovare partendo da uno stipendio: (solo) in Calabria si può fare.

Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it

 

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