Il presidente Oliverio occupa la massima carica politica regionale ormai da quasi tre anni. I risultati della sua azione amministrativa sono palesemente mediocri; dopo un avvio a freno tirato nell’autunno 2014 (4 mesi per presentare una compagine di assessori) e una frana politica a distanza di appena un anno (sollecitata dalla magistratura) che lo ha indotto ad azzerare la sua giunta e far ricorso a un manipolo di tecnici, lo abbiamo visto impegnato soprattutto su grandi opere costose, inutili e imposte dall’alto.
Si è talmente distratto che non si rende conto dell’arretramento che la Calabria sta subendo: il grande porto di Gioia Tauro è stato lasciato alla deriva (appeso alla promessa di una Zes, ma con una caduta verticale di occupazione). Lo abbiamo visto applaudire sorridente alla cerimonia inaugurale del completamento dell’autostrada A3 (distratto al punto da non accorgersi che mancano ben 68 km all’appello). Gestisce la partita degli aeroporti con approssimazione e sufficienza (aveva assicurato la ripresa dei voli estivi a Crotone, il rilancio dell’aeroporto dello Stretto, una gestione di alto profilo del sistema integrato grazie ai manager della Sacal; troppo distratto, visto come stanno andando le cose). È apparso molto distratto anche nella vicenda trivellazioni; dopo aver aderito alla cordata antigovernativa dei presidenti di Regione in chiave NOTRIV, si è guardato bene dal promuovere la posizione referendaria del Sì. Il vino del Vinitaly, grande kermesse mediatica, deve averlo anche un po’ annebbiato, al punto da accentuare il suo stato confusionale. La grande attesa per una stagione turistica estiva trionfale (basata non su iniziative concrete, ma sull’immagine amplificata di un articolo di giornale americano) si sta rivelando un fallimento, con i soliti problemi di mare sporco, carenza idrica, mala gestione dei rifiuti, modesta ricettività turistica. Con l’aggravante dell’impreparazione evidente di fronte al dilagare degli incendi rovinosi che stanno devastando il patrimonio boschivo calabrese; distratto, al punto che neppure il “metodo Perna” gli dice nulla, e imperturbabile al punto da ritenere meritata la sua vacanza estiva, vantando nel 2017 “ben 7 faticose riunioni” del consiglio regionale. Probabilmente la sua distrazione è da correlare ad altre vicende: come stare a galla nel teatro politico passando allegramente da posizioni bersaniane a logiche renziane, e in attesa di ulteriori trasmigrazioni adattative; in perenne conflitto con il commissario alla sanità, settore chiave di un sistema di potere clientelare.
Ha ereditato, da altri scialbi governatori, e perseguito tre grandi opere inutili e costose: due sistemi di trasporto su ferro impegnativi e inappropriati, la metro di Cosenza e il pendolo di Catanzaro, che le due città pagheranno caro nel prossimo futuro; e poi un tratto di appena 40 km di una terza Ss 106 nell’alto Jonio cosentino al costo assurdo di 33 milioni a chilometro; anche qui distratto, dato che con i circa 1,5 miliardi di euro impegnati avrebbe potuto fare ben altro, come potenziare i servizi di trasporto pubblico in tutta le regione o attivare misure di sicurezza in corrispondenza di centinaia di tratte stradali ben note per gli elevati livelli di incidentalità. La spesa dei fondi Por è al palo; sarebbe interessante un confronto fra programmazione e realizzazione, ma il nostro si guarda bene dal pubblicizzare indicatori pertinenti.
A onor del vero, occorre riconoscere un intervento significativo, quello del potenziamento della ferrovia ionica; qui molto merito va riconosciuto però alla popolazione ionica che è in mobilitazione permanente da 7 anni e alla risposta lungimirante dell’assessore tecnico Russo. Un investimento di 500 milioni di euro su una linea di 450 km da rivitalizzare. Dovremo però stare attenti; pare che il presidente, troppo distratto, ignori le caratteristiche del progetto degli interventi. Fino a quando non sarà reso pubblico il progetto, reclamato più volte e invano dalle associazioni di cittadinanza attiva, sindacati e alcuni gruppi politici, è lecito pensare al rischio di una frode colossale ad opera di Rfi nei confronti della Calabria, di cui qualcuno dovrà assumersi la responsabilità. In effetti Rfi continua a smantellare binari e depotenziare la rete ferrata sul territorio calabrese. Troppe distrazioni, presidente!
Intanto l’economia arretra in termini occupazionali e di reddito, le imprese soffrono o chiudono, i giovani continuano a migrare, l’ambiente a degradare, la cultura ad arretrare. Mi preme rilevare che anche le università sono in vistosa decadenza grazie ad una prevalenza di accademici e rettori vassalli che hanno rinunciato a giocare il ruolo di attori illuminati, preferendo pratiche e rituali che ricalcano i modelli dei politicanti. Perrelli e Veltri di recente hanno richiamato l’accademia ad assumere un ruolo guida; Principe, da navigato politico, si è sentito una spina sul fianco; si potrebbe almeno assumere un ruolo di pari dignità, provando ad alzare l’asticella della qualità della politica per mettere in moto un circuito virtuoso e chiudere con l’epoca dei politicanti distratti?
*Ordinario di Trasporti Università Mediterranea di Reggio Calabria e coordinatore regionale Movimento Altra Calabria
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