COSENZA «Come al solito anche questa volta la sinistra cosentina, responsabile di tutti i disastri lasciati in eredità dagli ultimi decenni di governo della città, ha perso un’occasione per stare in silenzio. Poteva e doveva farlo, almeno in questa circostanza così dolorosa evitando di strumentalizzare tutto come fanno gli sciacalli. Servendosi poi dei peggiori soggetti prezzolati, squallidi portaborse a pagamento e fotografi che hanno rubato per anni stipendi e attrezzature al Comune costringendomi ad allontanarli. Oppure di radical chic che pontificano delle miserie umane dalle loro vacanze dorate, senza aver mai fatto nulla di concreto e utile per la città e il centro storico». Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto risponde così alla conferenza stampa convocata ieri dal Pd per sollevare il problema del degrado nel centro storico. E il primo cittadino, riferendosi alla famiglia Noce, ricorda che si trattava di «concittadini ammalati, e non ci sono parole per descrivere il senso di sgomento e il dolore di una comunità intera quando avviene un episodio così grave». La polemica, però, infuria. E c’è il rischio che i tre arsi vivi non ricevano neppure in morte la considerazione che non hanno ricevuto in vita. E questo a prescindere dalle responsabilità, che pure vanno accertate. Perché è questo il nodo dello scontro, seppure si cerca di mascherarlo con parole felpate: il centrosinistra dà la colpa all’amministrazione, che rispedisce al mittente le accuse. Un cliché dai connotati non troppo umani.
«LA CURA DEL DISAGIO PSICHICO NON È NELLE NOSTRE POSSIBILITÀ» Occhiuto risponde alle critiche: «L’atteggiamento più responsabile e dignitoso avrebbe dovuto essere in simili circostanze quello di restare tutti uniti e solidali anziché approfittarne per speculare con accuse rivolte agli altri.
Le immagini che ho trovato sulla rete e che pubblico in questo post (lo sfogo del sindaco è apparso su Facebook: si riferisce a un video in cui una delle vittime fa resistenza rispetto alle richieste degli operatori del Comune di effettuare una pulizia dell’appartamento, ndr), oltre alle preziose testimonianze di chi come il maresciallo Saponangelo ha seguito tutte le vicende cosentine degli ultimi decenni, dimostrano le attenzioni della nostra amministrazione verso i tre sfortunati cittadini che oggi Cosenza piange. Testimoniano le bonifiche della loro abitazione, il nostro tentativo di garantire loro le migliori condizioni possibili di igiene ambientale. Ma la cura del disagio psichiatrico non è proprio nei nostri mezzi e nelle nostre capacità». «Le povere vittime – continua il primo cittadino – infatti erano ammalati di mente in cura presso il centro di salute mentale dell’Asp, quindi gli assistenti sociali (che pure più volte sono intervenuti) non avrebbero potuto risolvere il problema. Se mai, se proprio si vuole andare alla ricerca di eventuali responsabilità bisognerebbe indagare sulla inadeguatezza del Sistema sanitario regionale, perché non possono essere lasciati da soli ammalati gravi in condizione di nuocere anche a loro stessi».
«DA NOI BONIFICHE, PRIMA NIENTE» Per Occhiuto «è fuori luogo anche il riferimento al centro storico (che viene impropriamente sempre strumentalmente richiamato), perché un incendio può svilupparsi in qualunque abitazione in qualsiasi posto della città. Le povere persone coinvolte abitavano da trent’anni in una casa di proprietà nel centro storico e avevano occupato abusivamente una porzione di immobile contigua. Nella casa erano accumulati decine di quintali di rifiuti che sono stati probabilmente la causa dell’incendio. Negli anni del nostro governo (prima non mi risulta sia stato fatto niente di niente) si è intervenuto con bonifiche delle aree esterne di pertinenza, poiché non è possibile intervenire all’interno delle abitazioni private».
LA COLLEZIONE «NON INVENTARIATA» Il sindaco cita anche il caso della perdita della collezione libraria custodita a palazzo Bilotti Ruggi d’Aragona, custodita in una stanza adiacente all’immobile occupato dalle vittime. «Era una biblioteca con testi non inventariati né dichiarati, per cui non conosciamo con esattezza il valore se non per le dichiarazioni del proprietario Roberto Bilotti. Colgo l’occasione per lanciare un appello a chi detiene in casa, o in altri luoghi privati, testi importanti per la storia e la cultura cittadina, affinché possa farli custodire in siti più sicuri e sorvegliati».
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