COSENZA «È senza umanità, straordinariamente cinico, chi tenta di far ricadere la responsabilità dell’incendio di Palazzo Compagna sulle povere tre vittime. Il sindaco pensa che si possa archiviare il caso additando la disabilità mentale dei poveri disgraziati come la causa che ha generato la tragedia. Il rispetto verso le vittime e verso la dignità delle loro persone può essere garantito soltanto se si fa luce e si accerta la vera dinamica che ha scatenato l’incendio. Sia l’inchiesta condotta dalla magistratura a fare chiarezza fino in fondo e che giustizia venga fatta senza guardare in faccia nessuno». Il gruppo consiliare del Pd in consiglio comunale risponde così allo sfogo social di Mario Occhiuto che ha accusato il centrosinistra di voler strumentalizzare la tragedia accaduta nel centro storico venerdì pomeriggio per scopi politici.
«Del resto – spiegano i consiglieri dem – sono molteplici le testimonianze, documentate anche sui social attraverso le quali è ampiamente provato che il sindaco, che ormai amministra da più di sei anni questa città, sapeva ed era a conoscenza della drammatica situazione in cui viveva quella famiglia e soprattutto dello stato strutturale in cui versava grande parte di Palazzo Compagna. Soltanto qualche settimana addietro, sotto l’egida del Comune, si è svolto l’evento, consultabile sul portale istituzionale del Comune (http://www.comune.cosenza.gov.it/archivio30_i-nostri-video_0_706_1248_4.html), con il quale si annunciano le finalità dell’uso che l’amministrazione comunale avrebbe voluto si facesse di quel palazzo.
Qualche giorno addietro, poi, il Comune di Cosenza ha stipulato una convenzione con l’Università della Calabria per l’utilizzo di quei locali per le sedute di laurea».
E poi, prosegue la nota, «Roberto Bilotti Ruggi D’Aragona ha dichiarato che la famiglia Noce si era rifugiata da anni nell’ammezzato di quell’appartamento. C’è da chiedersi, allora, se il sindaco oltre a non essere intervenuto per accertare come la famiglia Noce da abusiva potesse disporre della fornitura di energia elettrica e gas sia invece intervenuto per accertare se gli stessi impianti dell’intero palazzo fossero a norma e se le attività volute dal Comune erano regolarmente autorizzate e garantita la sicurezza e agibilità del palazzo».
«La drammatica questione – spiegano i consiglieri comunali del Pd – non si pone solo in relazione alla tragica morte di nostri tre concittadini ma anche rispetto al danno irreversibile arrecato alla storia ed alla cultura. Perché inestimabili beni storico-filosofici e culturali sono stati allocati in quel palazzo senza adeguate misure di sicurezza e relative autorizzazioni della Sovrintendenza? Se il progressivo abbandono del centro storico è la prova più evidente di una colposa responsabilità amministrativa, sul rogo di palazzo Compagna va accertata la sussistenza di specifiche possibili responsabilità dolose».
«Dal punto di vista politico – si conclude la nota – la risposta probabilmente è da ricercare proprio nell’ansia di prestazione e nella megalomania di un sindaco che punta sul successo di un modello amministrativo per l’affermazione di una città effimera e oscurare la città reale. Il degrado e l’abbandono del centro storico e delle periferie così come il disagio sociale sono solo elementi di disturbo e di intralcio al modello del sindaco. Meglio mettere la polvere sotto il tappeto e rendere invisibili i più deboli ed indifesi. La realtà, però, è più ostinata della mistificazione amministrativa».
x
x