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Barbalace e il gioco delle tre carte

Ci sono fatti ed episodi che ti riportano indietro con gli anni alle feste di paese dove a tenere banco era il gioco delle tre carte. Uno dei più antichi e praticati “giochi” con il quale, grazie a…

Pubblicato il: 21/08/2017 – 7:36

Ci sono fatti ed episodi che ti riportano indietro con gli anni alle feste di paese dove a tenere banco era il gioco delle tre carte. Uno dei più antichi e praticati “giochi” con il quale, grazie all’abilità del “cartaro” e con la complicità di un gruppetto di “compari”, si truffavano gli ignari spettatori allettati dalla possibilità, pressoché inesistente, di vincere la posta in palio. L’abilità era di far apparire semplice ciò che facile non era stante l’abilità del manipolatore delle carte.
I calabresi hanno letto recentemente la notizia della nomina di Carmen Barbalace a vicecapo di gabinetto della presidenza della Regione di cui era stata assessore, incarico dal quale recentemente si è dovuta dimettere a seguito del suo coinvolgimento nelle indagini sulle cosche della Locride. All’ex assessore in quell’inchiesta si contesta l’accusa di truffa e falso per un finanziamento, concesso a soggetti considerati vicini alla cosca mafiosa dei Barbaro di Platì, elargito quando la signora era componente di una commissione dell’assessorato all’Agricoltura.
Ed ecco che ritorna in mente quel gioco delle tre carte che riusciva a premiare sempre l’abile “fortunato”. Nel caso dell’ex assessore quella vicenda  evidentemente viene considerata marginale se non irrilevante, ma la legge purtroppo persegue i reati e, dunque, sarebbe stato opportuno attendere che sull’episodio si esprimesse la magistratura e, intanto, restituire all’ex assessore un ruolo da dirigente regionale che occupava prima di essere cooptata nella Giunta. 
Si è preferito, invece, costruirle un incarico a sua misura che, in un modo o nell’altro, la facesse rimanere ancorata al suo recente passato.   
Come tutte le cose terrene, come si vede, anche questa volta la politica ha trovato il sistema per aggirare gli ostacoli pur di garantire ad una persona di rimanere nel giro. Motivi di opportunità forse avrebbero consigliato che l’ex assessore, essendo un dirigente della Regione, venisse integrata nel ruolo di dirigente piuttosto che andare ad occupare una poltrona dal sapore più politico che tecnico. Qualcuno dovrà pur spiegare, infatti, il motivo delle dimissioni della Barbalace da assessore per essere cooptata, quasi senza soluzione di continuità, nell’”antisala” dello studio del  presidente nella quale il lavoro ricorrente, com’è giusto che sia, è prevalentemente politico.
Si dirà: opportunità a cosa? Senza fare riferimenti a condizioni demagogiche, la risposta è per intero contenuta negli elenchi delle migliaia di giovani disoccupati e di persone rimaste senza lavoro alcune perché non l’hanno mai trovato dopo gli studi universitari, altre per averlo perduto e si sono rimesse sul mercato in cerca di una occupazione per dimostrare a sé stesse di essere utili e per tentare di vivere in maniera dignitosa. La realtà purtroppo è amara: quasi sempre si ricevono solo promesse specie da quell’ambiente che riesce, quando vuole, a trovare le soluzioni per le “persone giuste”.
Pur comprendendo che il “gabinetto” di un uomo importante abbia bisogno di essere gestito da personale preparato e capace del quale ci si può fidare pienamente, suonano stonati i tocchi della campana dell’opportunità che, nonostante tutto, rimangono imponenti ed emergono: ancora una volta ai calabresi  si offre un esempio di opportunismo emblematico: una persona costretta a dimettersi dall’incarico di assessore regionale per essere incappata in una indagine della Dda, che altro non è se non l’acronimo di “Direzione Investigativa Antimafia”, quasi contemporaneamente viene assunta dalla stessa organizzazione politica come vice capo di gabinetto del governatore della Calabria, naturalmente con uno stipendio adeguato al ruolo e alla funzione.
Come si vede, anche questa volta l’abilità di trovare quella vincente nel gioco delle “tre carte” è demandata solo agli uomini dell’entourage del “cartaro”.

 

*giornalista

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