CATANZARO L’Accademia italiana del peperoncino ha annunciato una querela nei confronti del Codacons. E Francesco Di Lieto, vicepresidente del Codacons nazionale, se ne dispiace, parlando di «intolleranza dinanzi a quelle che, riteniamo, siano critiche del tutto legittime. Usare le “querele” per intimidire chi osa dissentire o, semplicemente, esprime un’opinione, non è un bel segnale e, forse, denota con quale spirito democratico e capacità di dialogo vengono gestite le risorse nel nostro Paese». Il “caso Belen” continua a far discutere. E l’occasione della querela dà modo al Codacons di puntualizzare un paio di questioni e di rifare i conti in tasca alla soubrette (e al Festival). Di Lieto si aspetta che «la Regione Calabria e lo stesso governatore, il quale (senza temere querele) ha dichiarato “discutibile” la scelta della madrina, verifichino accuratamente l’opportunità di erogare contributi a chi manifesta cotanta intolleranza e, come diremo oltre, rischia di offendere la Calabria intera».
Poi passa a «rimediare a un errore», passaggio che serve per raccontare le esatte cifre e ricostruire la querelle. «Le cifre sono differenti (dai 60mila euro di cui aveva parlato il Codacons, ndr). E di tanto occorre subito scusarsi. Certo, la fattura (numero 54/2017) da pagarsi entro il 31 agosto 2017, porta la data odierna (21 agosto 2017) e quindi emessa successivamente alle nostre perplessità e, se fossimo maliziosi, potremmo finanche supporre che tanto clamore ha portato a dimezzare il danno».
Ma passiamo alla cifra: «Il compenso per la presenza della nota artista – scrive Di Lieto – è di 36.600,00 euro. Di questa somma, all’incirca 23mila euro sarebbero a carico della Regione Calabria. Non certo bruscolini… specie se pensiamo che tanti progetti non hanno avuto altrettanta fortuna. Ora, visto che comunque ne dovremmo rispondere in Tribunale, sarebbe utile sapere se, oltre al compenso, vi siano altre spese». Di Lieto pensa «alle spese di trasporto (viaggi aerei, taxi…), alle spese di soggiorno (albergo, pranzi…) per l’artista e per l’eventuale staff».
Non finisce qui. Perché «c’è qualcosa che va ben oltre le cifre e che, addirittura, le oscura. E infatti riteniamo come la presenza della signora Belen risponda a logiche che usano e sviliscono la donna, relegandola al ruolo di mero “oggetto”. Ecco, pensare che una donna sia “eccitante” come un peperoncino; pensare ad una donna “piccante” se è svestita… offende non solo le donne, ridotte ad un oggetto sessuale, ma anche gli uomini e, addirittura, l’intera Calabria. Non abbiamo certo bisogno di simili “mezzucci” per attirare turismo e valorizzare le nostre ricchezze». Chiosa “piccante”, giusto per restare in tema: «In attesa di conoscere eventuali spese aggiuntive che, se confermate, finirebbero per ricondurre la spesa alle cifre iniziali, non ci rimane che ricordare come la metà di uno spreco, sia pur sempre uno spreco».
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