VIBO VALENTIA Stavolta le resistenze non arrivano dai territori, almeno non da chi i cittadini è deputato a rappresentarli nelle sedi istituzionali. Già tre Comuni, infatti, hanno espresso parere favorevole al progetto di un parco eolico che potrebbe sorgere tra le Serre e le Preserre, sul territorio collinare che segna, nell’entroterra, il confine tra le province di Vibo Valentia e Catanzaro. I primi ad esprimersi sono stati i consiglieri comunali di Simbario (piccolo paese alle porte di Serra San Bruno) che già ad inizio aprile con voto unanime hanno detto sì al progetto. Quindi si sono aggiunti i consigli comunali di Torre di Ruggiero (Catanzaro) lo scorso 30 luglio e San Nicola da Crissa (Vibo) nei giorni scorsi. Tutte e tre le amministrazioni comunali si sono dette favorevoli all’installazione di un parco eolico che insisterebbe sul territorio di sei paesi (gli altri tre sono Pizzoni, Vazzano e Vallelonga) e avrebbe quindi, presumibilmente, un’estensione notevole.
Almeno presumibilmente, perché del progetto ancora si conosce ben poco, a parte il fatto che a proporlo è una società con sede a Catanzaro, la “Parco Eolico Primus S.r.l”, che a fine marzo ha chiesto alla Regione il rilascio dell’autorizzazione unica per avviare l’iter.
Ma proprio dalla Regione, per bocca di uno dei componenti della giunta Oliverio, è arrivato un primo stop all’idea di un nuovo parco eolico nelle Serre. Nei primi giorni d’agosto, infatti, durante un convegno sulle prospettive di sviluppo dei Parchi naturali, l’assessore regionale all’Ambiente Antonella Rizzo, sollecitata sull’argomento, ha così risposto: «La posizione della Regione è chiara: da parte nostra ci sarà un no secco a tutto ciò che concerne discariche e parchi eolici. Ovviamente se verranno presentate delle domande si seguirà un iter burocratico, ma la posizione rimarrà immutata». Anche se sono solo parole, la posizione espressa pubblicamente dall’assessore è sembrata abbastanza netta e, dettaglio non trascurabile, in contrasto con la tendenza espressa finora dai Comuni interessati.
In gioco, com’è noto, non c’è solo la salvaguardia del paesaggio dell’entroterra calabrese, che a queste latitudini non è certo rimasto intatto visto che un grande parco eolico è stato già realizzato, circa un decennio fa, nel territorio al confine tra San Sostene e Brognaturo, poco distante dall’invaso artificiale dell’Alaco. In gioco ci sono anche interessi economici consistenti che, dietro le formule preconfenzionate che ricorrono negli atti pubblici, rischiano di generare scontri di potere da cui i territori e cittadini che li abitano hanno ben poco da guadagnare. E non si tratta solo dei potenziali intrecci tra imprenditoria e politica, ma anche delle ingerenze – che forse è riduttivo definire tali – delle cosche di ‘ndrangheta attive nelle zone interessate dal progetto. Basterebbe infatti rileggere atti d’indagine che hanno svelato come, tra i principali business contesi tra i clan protagonisti della seconda, cruenta “faida dei boschi”, proprio l’eolico abbia avuto un ruolo di primo piano.
Senza considerare un altro particolare: le pale eoliche della “Primus S.r.l.” dovrebbero essere installate, almeno per quanto riguarda i territori di Pizzoni e Simbario, anche all’interno del Parco Regionale Naturale delle Serre. A meno che non si opti per la soluzione già adottata per una centrale a biomasse realizzata a Serra San Bruno, poco distante dalla millenaria Certosa e dal santuario di Santa Maria del bosco, che è potuta sorgere solo perché collocata strategicamente in una porzione di terreno che non rientra nei confini del Parco.
Sergio Pelaia
s.pelaia@corrierecal.it
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