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Cosenza, a Ferragosto l’Asp diventa generosa

COSENZA Ferragosto scioglie il ghiaccio tra sanità pubblica e privata, appiana le controversie e, come Wolf, il personaggio cult di Pulp Fiction, risolve problemi. Di sicuro ha risolto quelli tra V…

Pubblicato il: 22/08/2017 – 18:44
Cosenza, a Ferragosto l’Asp diventa generosa
COSENZA Ferragosto scioglie il ghiaccio tra sanità pubblica e privata, appiana le controversie e, come Wolf, il personaggio cult di Pulp Fiction, risolve problemi. Di sicuro ha risolto quelli tra Villa Igea e l’Asp, da tempo appese a un vecchio contenzioso. La clinica prese in carico, ai tempi della chiusura dell’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello, 76 malati psichiatrici. L’Azienda sanitaria provinciale pagava delle rette molto care all’epoca, 102 euro al giorno per ciascun paziente. Cifre poi ridimensionate, nel 2012, da un intervento retroattivo del management. Quei costi erano eccessivi, meglio fissarli a 44 euro. Segue – come accade sempre quando ci sono soldi di mezzo – contenzioso. E la casa di cura di San Fili prova a recuperare parte dei soldi a suo dire non versati dalla sanità pubblica. 
 
L’ASP VINCE IN GIUDIZIO Il primo decreto ingiuntivo è del 2012: all’Asp (che ha pagato quasi 4 milioni per i servizi offerti) si chiede il pagamento di 1 milione 97mila euro come residuo per le prestazioni erogate nei confronti dei pazienti trasferiti a San Fili dall’ex Ipg. Il Tribunale di Cosenza boccia la richiesta nel 2016, revoca il decreto e dichiara «inammissibile la domanda di indebito arricchimento avanzata da Villa Igea». Per la sanità cosentina si mette bene. Il 2 gennaio 2017 la clinica privata ci riprova e cita in giudizio l’Asp. In ballo c’è il solito milione di euro: il management di Villa Igea “offre” a sostegno della propria tesi i contratti stipulati per gli anni 2008-09 e 2010-11: sarebbero quelli i parametri di riferimento per l’azienda. 
A via Alimena, in quel momento, la pensano in maniera del tutto opposta. Perché fatti i calcoli tra tariffe in emergenza e post emergenza, scoprono di aver pagato troppo. Rifanno i conti e, sorpresa, è l’Azienda sanitaria a dover chiedere soldi indietro a Villa Igea. Quanto? Addirittura 1 milione 799mila euro. La possibilità di «conguagli attivi o passivi» era prevista nelle delibere di liquidazione firmata dalla dirigente responsabile della collocazione dei pazienti, Giuliana Bernaudo. L’Asp, nel gennaio 2017, è convinta delle proprie ragioni e decide che è «necessario e urgente provvedere al recupero della somma». Dunque non sceglie soltanto di difendersi ma di contrattaccare. E di far seguire la vertenza da un giurista, professionista esterno, esperto in materia. C’è anche il nome: Mariacarmela Filice, avvocato del foro di Cosenza. Costo: 10.584 euro. Curiosità: l’avvocato ha difeso in passato, davanti alla Commissione tributaria provinciale di Cosenza, tale Cristina Mauro. E Raffaele Mauro, direttore generale dell’Azienda, ha proprio una figlia che si chiama Cristina. Se non si tratta di un caso di omonimia, è un altro particolare da sottolineare. 
 
IL CONSULENTE CENSURA L’AZIENDA È una scelta, quella del consulente legale, che modifica radicalmente il quadro. E demolisce le certezze dell’Azienda. 
Anche se, ribadisce, «il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo si è concluso con sentenza del 13 gennaio 2016, passata in giudicato, di accoglimento dell’opposizione e revoca del decreto ingiuntivo per difetto di titolo contrattuale legittimante la pretesa creditoria fatta valere in giudizio».
Ma è l’unico passaggio in cui la legale condivide in qualche modo le ragioni della pubblica amministrazione. Per il resto, pollice verso: «Posto che le eccezioni e le deduzioni sulle quali si incentra la difesa dell’Azienda sono in parte fondate, non ci si può esimere dall’evidenziare alcuni aspetti che difficilmente potrebbero sfuggire alla valutazione del giudicante e che rischiano di vedere soccombente l’Azienda all’esito del giudizio».
Per la consulente dell’Asp i pagamenti con la vecchia tariffa sono andati avanti per un lasso di tempo molto lungo, fatto che «ha potuto far ritenere alla struttura sanitaria consolidata la situazione giuridica creata dal provvedimento del direttore sanitario pro tempore (il pagamento di 102 euro al giorno per paziente, ndr) e ingenerato quindi nella stessa un legittimo affidamento, vieppiù che non risultano sollevate nel corso del tempo, da parte dell’Asp, eccezioni anche circa l’assenza del contratto».
 
DELIBERA BALNEARE L’avvocatessa cita sentenze del Consiglio di Stato e censura il comportamento dell’ente pubblico, che avrebbe continuato a corrispondere le tariffe maggiorate ad altre case di cura, a differenza di quanto fatto per Villa Igea. Insomma, conclude, la casa di cura ha ragione e l’Asp torto. Anche se un giudice ha già dato ragione all’Asp e bocciato un decreto ingiuntivo, è meglio evitare il Tribunale e pagare. Nel tratto conclusivo della storia pare che la clinica abbia due avvocati difensori e l’Asp nessuno.
 Come cambia il clima a cavallo di Ferragosto (la delibera è del 17 agosto). Villa Igea passa dal rischio di dover restituire 1 milione 799mila euro alla certezza di incassarne 855mila in tre comode rate (settembre 2017, gennaio e marzo 2018). Pagherà 12.290 euro di spese legali però. Meno male. (ppp)
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