CATANZARO Spiegano dal dipartimento “Turismo, Beni culturali e Istruzione” della Regione che sull’assegnazione dei fondi per la cultura è “tutto a posto”. E invece restano dubbi sul metodo utilizzato per la distribuzione dei finanziamenti, sulle intromissioni della politica in questo percorso (ne parliamo in un servizio a parte) e sulle conseguenze di una selezione che si è conclusa tra le polemiche. Tutta “colpa” del cachet riservato a Belen, si potrebbe dire. Ma la presenza della showgirl al Festival del Peperoncino c’entra fino a un certo punto. Chiarito il suo cachet (36.600 euro, Iva inclusa), sono molto meno chiare le ragioni per le quali un evento che si fonda, almeno in parte, sulla sua passerella, debba essere finanziato con fondi pubblici. Ci tocca, però, andare per ordine. Iniziamo proprio dalla parola “pubblici”.
UN PROBLEMA DI TRASPARENZA «Va sottolineato che l’Avviso pubblico in questione, articolato in tre azioni e più tipologie, è finanziato con fondi Pac (Piano Azione e Coesione) 2014-2020, asse 6, che impone finanziamenti dedicati alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali o di alta valenza turistica e non al mero intrattenimento artistico e musicale come è stato fino al precedente bando». Sono soldi dei contribuenti, non ci piove. E, per la burocrazia regionale è pacifico che «non si può in alcun modo ammettere una logica continuativa tra il bando 2016 e il bando 2017, che sono ispirati a strategie del tutto differenti». Una risposta a quegli enti e quelle associazioni che sono sempre stati finanziati e che, quest’anno, si sono visti “bocciare” i propri eventi. Materiale per accesso agli atti o, eventualmente, ricorsi al Tar. Tutte possibilità a disposizione dei soggetti disposti ad approfondire per vie legali. Ma un cittadino qualsiasi quali strumenti ha a disposizione per sapere come saranno spesi i suoi soldi? Nessuno, visto che il sito della Regione e la graduatoria pubblicata sono molto parchi di informazioni. C’è l’elenco degli eventi ammessi; per chi ha la pazienza di andare a leggere l’avviso pubblico ci sono i limiti entro i quali si inscrive il cofinanziamento. E poi basta. Per essere ancora più chiari facciamo un esempio: si sa che Trame si è piazzato al primo posto ma non è dato sapere né quanto abbia chiesto né che tipo di sovvenzione abbia ottenuto. E questo vale per tutte le iniziative culturali. È tutto a posto, insomma, ma la trasparenza è un’altra cosa.
UN PROBLEMA ORGANIZZATIVO La mancata trasparenza, secondo le informazioni in nostro possesso, non riguarda soltanto i “poveri” cittadini che non hanno santi alla Regione a cui votarsi. Pare che i mal di pancia, infatti, si sprechino anche tra gli addetti ai lavori. Sempre per il problema di cui sopra: non si sa a quanto ammontino esattamente le cifre dei cofinanziamenti. Dunque buona parte degli organizzatori non sa bene… cosa organizzare, visto che non c’è certezza sui numeri in ballo. Poi, dal dipartimento fanno sapere che grazie ai nuovi criteri è stato possibile dare corpo alla «costruzione di progetti sostenibili e in grado di competere nel panorama culturale nazionale, aspetto che è stato decisamente apprezzato dalle istituzioni e dai soggetti che operano nel campo della valorizzazione culturale in Calabria». Ecco, apprezzerebbero anche qualche informazione in più. (ppp)
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