C’è un’economia turistica che ha ripreso in pieno a crescere, ma è spinta dall’illegalità. E la dinamo offerta dall’incremento – segnalato da vari operatori – sui flussi turistici ne ha amplificato la portata. Si parte da strutture ricettive “fantasma” costituite da affittacamere sconosciuti al fisco e case adibite a B&b occasionali ad improvvisati venditori di pacchetti turistici “fai da te” senza dimenticare la piaga sempre viva – che d’estate esplode – del lavoro nero. I lavori stagionali tipici del periodo vacanziero facilitano l’incremento dell’occupazione non sempre lecita. Si tratta di personale impiegato sia nelle strutture ricettive sia nelle attività ricreative e di ristorazione di tutte le località turistiche della regione.
I NUMERI DELL’ILLEGALITÀ E i dati che provengono dagli istituti di ricerca e dai comandi della guardia di finanza indicano quanto questo fenomeno sia per nulla marginale. Anzi nell’estate 2017 avrebbe subito un innalzamento. Ad esempio i numeri offerti dal comando generale della Guardia di Finanza sulla “piccola evasione” (esercenti abusivi, imprenditori che non hanno comunicato l’inizio attività o che omettono di emettere gli scontrini) sono di tutto rispetto: da luglio gli uomini delle fiamme gialle hanno compiuto 11.300 controlli in Italia con una media di 240 interventi al giorno mirati ad individuare gli illeciti commessi nelle località turistiche. E grazie a questa intensa azione sono stati scoperti 460 esercenti totalmente abusivi oltre a 1.600 che pur avendo autorizzazione all’esercizio si sono guardati bene da comunicarlo all’Agenzia delle Entrate. E sempre la guardia di finanza a segnalare che su 811 verifiche effettuate su alloggi turistici “fantasma” dai finanzieri in tutta Italia sono state 450 le violazioni riscontrate. E addirittura, 370 erano affitti in nero. Un numero che in termini percentuali rappresenta oltre il 45,6% dei controlli effettuati. Come dire che quasi un alloggio su due era completamente sconosciuto al fisco. Con ovvie ripercussioni sulle casse dello Stato, ma anche e soprattutto sull’intero sistema turistico che si basa su esercizi e attività ricettive legali.
OCCUPAZIONE ILLEGALE E poi c’è la piaga del lavoro in nero che in estate diviene unica occasione per ottenere qualche reddito per tante persone in cerca spasmodica di occupazione. Si tratta di giovani, ma anche non giovanissimi impegnati nei lavori più disparati: dagli stagionali agricoli, al personale inserito in bar, pizzerie, ristoranti e locali estivi. Senza dimenticare lidi e strutture ricettive. La Guardia di Finanza ne ha scovato 1.450 in questa estate rovente in giro per l’Italia. Proprio in una recentissima operazione condotta lungo le coste del Tirreno cosentino ne sono stati scoperti 21: operavano completamente in nero in uno stabilimento balneare e in un albergo di Diamante. E in tema di occupazione in nero, stando ai dati dell’indagine condotta dall’Adnkronos, la Calabria sarebbe la seconda regione – dopo la Campania – per irregolarità nel settore del lavoro “illegale”. Qui si registrerebbero punte di irregolarità pari al 70% del lavoro stagionale.
Un’evasione fiscale e contributiva che si ripercuote sulle potenzialità turistiche della nostra regione. Visti i danni che produce sulla capacità di tenuta economica delle aziende legali sempre più costrette a ridurre i margini di guadagno per riuscire a rimanere su un mercato drogato anche dalla concorrenza sleale delle imprese a nero.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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