È stata un’estate unica e speriamo irripetibile quella che ormai volge al termine. Sembra quasi che nulla di particolare sia successo, visto il comportamento soporifero che ha pervaso la politica regionale. Il Consiglio che evita di riunirsi per non decidere sull’Ufficio di presidenza, e ne sappiamo il motivo, ma soprattutto un Consiglio che non sente il bisogno di riunirsi pur essendo la Calabria sotto attacco, non di piromani, statisticamente meno numerosi degli incendi, ma da parte di organizzazioni criminali e forse anche da parte di qualche traditore e disonesto servitore delle istituzioni, che vogliono speculare su un disastro di dimensioni quasi bibliche. Nessuno, ma soprattutto chi è ai vertici oggi, ha sentito il bisogno di chiedere l’intervento in via eccezionale dell’esercito per monitorare e controllare un territorio in mano a delinquenti, o di proporre soluzioni straordinarie per calmierare e portare alla normalità un fenomeno che lascerà una cicatrice profonda all’ecosistema calabrese.
Sempre ad agosto, non abbiamo capito se il nostro mare sia pulito o meno. La maggioranza nicchia, la minoranza, a parte qualche eccezione, sonnecchia. Ma dico, un ente certificatore, tra l’altro ben pagato dai calabresi, l’Arpacal, può dirci qualcosa?
Abbiamo il coraggio di mettere qualche bandierina, “non balneabile”, cosicché i sindaci e le loro comunità si ribelleranno allo status quo e sentiranno il bisogno di denunciare e attivarsi anche con le procure per verificare il buon funzionamento della depurazione. Sorical, dal suo canto, quando non riesce a erogare acqua salubre e potabile, in deroga alle leggi nazionali, ci propina acque che non possono essere bevute dai bambini, dagli anziani, e da categorie non meglio precisate.
In questo quadro, che sembra un girone dantesco, dovremmo fare turismo. Ma una terra come la nostra che dovrebbe vivere di turismo e agricoltura si dovrebbe dotare di servizi aereoportuali all’avanguardia, che facciano arrivare con i cosiddetti voli low cost, di cui la Puglia è piena, con migliaia di turisti.
Penso che i tre aeroporti, per una regione turistica siano forse anche pochi, l’isola di Tenerife ne ha due, per non parlare di altre realtà.
Bisognerebbe avere il coraggio di modificare il bilancio regionale, reperendo risorse per il sistema aeroportuale e penalizzare invece quei sistemi che da anni succhiano risorse e non generano economia.
Gli imprenditori aspettano ancora le graduatorie dei fondi comunitari per gli investimenti in agricoltura. Al momento, sono stati spesi pochi spiccioli per qualche misura a trascinamento e indennità compensative, che non sono altro che assistenzialismo al comparto agricolo. Gli atti aziendali delle diverse Asp calabresi non sono altro che pannicelli tiepidi per le diverse realtà locali, senza una strategia di lungo periodo, lasciando il servizio sanitario nelle mani di medici stanchi, offesi, che meditano di andare via dal pubblico per approdare invece verso un privato molto dinamico che si posiziona sui reali bisogni dei cittadini.
Riformare una regione non significa fare “accorduni”, ma semplicemente dire cose scomode per pochi ma condivise da molti. Bisognerebbe dire basta alle rendite di posizioni. Rischiare qualche sciopero sindacalizzato con qualche centinaia di “lavoratori”, ma disegnare la Calabria del futuro. La Puglia con i Fitto, i Vendola, gli Emiliano, senza “accorduni”, c’è riuscita. Perché non provarci?
*Ex assessore regionale
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