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I rischi per il Sud dell’operazione Salvini

I leghisti guardano al 17 settembre come al giorno della Rivelazione.  L’appuntamento è fissato a Pontida, luogo considerato dai padani come un “sacrario”, dove Salvini dovrebbe annunciare il nuovo…

Pubblicato il: 28/08/2017 – 13:12

I leghisti guardano al 17 settembre come al giorno della Rivelazione.  L’appuntamento è fissato a Pontida, luogo considerato dai padani come un “sacrario”, dove Salvini dovrebbe annunciare il nuovo corso della Lega, cioè se il partito continuerà a rimanere nel solco della tradizione o se s’intende caratterizzarlo come un nuovo movimento nazionale. Una decisione non da poco, destinata ad alzare un polverone all’interno della Lega perché si teme che con il movimento nazionale possa determinarsi la sconfitta delle loro speranze: l’autonomia della Padania a fronte di un’Italia federale.
Salvini, però sembra deciso, ci sta pensando da un po’ di tempo, ossia da quando ha cominciato a spingersi oltre l’argine sinistro del Po e ottenendo buoni risultati; ora infatti pensa di completare l’opera annettendo tutto il Paese dalla Sicilia fino al centro Italia compresa “Roma ladrona”. L’ambizione è varare una lista che reca il suo nome abiurando, però, la dicitura Nord. Agli italiani interessano poco queste alchimie politiche di Salvini, il cui problema è per adesso di far capire alla sua gente la vera natura dell’operazione; una parte importante di essa, però, mastica amaro perché considera la svolta come un atto di tradimento. 
Per i meridionali, invece, le perplessità sono di altra natura e attengono alle possibili aperture alla causa leghista dimostrando di non ricordare le nefandezze che, negli anni, quel movimento e il suo segretario non hanno lesinato di dire del Mezzogiorno e delle sue popolazioni. C’è effettivamente il rischio che il programma della Lega Nord possa allettare i soliti opportunisti di cui, per la verità, è piena la galassia politica pronti a sfruttare la novità per tentare di accaparrarsi un posto al sole. 
E l’appuntamento per il prossimo rinnovo del Parlamento della Sicilia è atteso con notevole interesse. Ai risultati di quella consultazione guardano tutti, compresa la Lega, perché li considerano un importante banco di prova per “le nazionali”. Ma più ad altri sembra interessino a Berlusconi e ai suoi alleati i quali hanno l’interesse di dimostrare, proprio attraverso il dato siciliano, che il centrodestra ha ritrovato la sua unità e sperano in un ottimo risultato nazionale che, diversamente, si preannuncia impossibile. 
Quanto a Salvini, che avrà letto Sciascia (o qualcuno l’ha letto per lui e gli ha riferito), sa che gli “ominicchi” e i “quacquaracquà” si trovano in tutte le regioni, comprese quelle del Mezzogiorno ed è credibile che egli spera proprio nelle preferenze di queste persone. Ciò non significa che la Lega al Sud non otterrà voti; un certo numero lo racimolerà sicuramente perché le vie del possibile sono senza sbarramenti. Farebbe bene piuttosto il segretario della Lega Nord a pensare a lungo prima di avventurarsi in una iniziativa dai contorni non definiti. Se gli si potesse dare un consiglio lo si inviterebbe a guardare al popolo del ”carroccio” che da questa operazione espansionistica teme soprattutto la scomparsa dei “valori” fondanti del movimento specie perché in discussione vi è la soppressione delle parole “federalismo” e “indipendenza della Padania”. Si dice che la base del movimento sia determinata a fare la fronda nel caso in cui il segretario dovesse insistere con l’idea di “annettere” alla Padania il Mezzogiorno pagando il progetto a caro prezzo perché viene considerata una deriva per il Carroccio e considerata come la conferma che Salvini abbia dimenticato le radici del movimento che rimangono fissate nello slogan “Padania libera”. Anche per questo trova spazio l’avversione di Umberto Bossi il quale denunzia che la base non vuole più Salvini.
Tralasciando comunque le beghe interne alla Lega Nord, è opportuno lanciare lo sguardo oltre e ricordare come si è distinta negli anni: un coacervo di razzisti che predicano la divisione delle regioni del Nord da quelle del Sud sul presupposto che il Mezzogiorno, abitato da persone “inferiori”, costituisce un danno per il Paese. Ecco  un chiaro esempio da sottoporre alla valutazione di chiunque pensi di  supportare alle elezioni il partito di Salvini. Sarebbe stucchevole ogni forma di benevolenza verso quanti, sfrontatamente, si permettono di pensare di poter rappresentare gli interessi dei meridionali, anche sfruttando le tante inefficienze dei partiti politici sempre più intenti nel contendersi il potere e sempre meno propensi a intervenire per i bisogni delle popolazioni costrette ad essere considerate come serbatoio di manodopera a basso costo.
Il Mezzogiorno, per fortuna, ne terrà conto e saprà reagire.

*giornalista

 

 

 

 

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