Non sono pochi, ma, anzi, frequenti e insistenti, i misteri intorno al destino dell’acqua in Calabria. In alcuni dei nostri Comuni costa più del buon vino; in altri, è lurida quando scende giù dai rubinetti; in altri ancora, è sostituita – poiché, se non potabile, almeno non raccomandabile – dall’acqua acquistata al supermercato. In un Comune di mia conoscenza, poi, è ballerina e dinamitarda. O la si trova in alcuni quartieri e in altri no, oppure – e sarebbe il caso di attenzionare i nuclei antiterrorismo – “fa saltare” le tubature. Ma non una volta: costantemente! Ora “salta il tubo” in una via X, domani sulla piazza Y, il giorno dopo vicino a una scuola o nelle frazioni… È tutto un saltare!
Non mi meraviglierei se, da qui a qualche mese, quel Comune di mia conoscenza dichiarasse la propria deficienza (di mezzi) e l’impossibilità di gestire l’acquedotto e la rete pubblica. E, allora, voilà la soluzione: cchiùacquaprivatapetutti! Con pagamento in dollari o barrette d’oro. O, magari, in diamanti, che, ficcati su per le budella, potrebbero essere meglio trasportati alle Barbados…
Già, sempre in quel Comune di mia conoscenza, si verificava, da anni, un’anomalia a dir poco grottesca: se pioveva, mancava l’acqua! Ora, l’acqua sembra che sarà a disposizione anche zuccherata per gli ipotesi e imbottita di Nutella per i più golosi. Miracoli della privatizzazione strisciante…
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