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Chi ha tradito la Locride?

“Ogni testa un municipio”, ammonisce un vecchio detto. E nella Locride i municipi sono ben 42 e raramente riescono a trovare una sintesi operativa. Una oggettiva debolezza, per questo lembo d’Europ…

Pubblicato il: 31/08/2017 – 15:29
Chi ha tradito la Locride?

“Ogni testa un municipio”, ammonisce un vecchio detto. E nella Locride i municipi sono ben 42 e raramente riescono a trovare una sintesi operativa. Una oggettiva debolezza, per questo lembo d’Europa ancorato al di sotto di ogni parametro riguardante la povertà, anche rispetto alla stessa Calabria.
Una debolezza da sconfiggere subito, nell’azione di sviluppo e riscatto che il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, va realizzando quotidianamente. Una debolezza da sfruttare al massimo secondo il cinismo della peggiore politica regionale che ancora fa le sue passerelle mirando a selezionare e separare i sindaci tra quelli “allineati” e quelli recalcitranti (a proposito, ma chi è quel genio della comunicazione che fa dire a Oliverio: «Sono qui per onorare un impegno preso in campagna elettorale» esattamente tre anni dopo quella campagna elettorale?).
Altro che Zes e altro che progetti integrati di sviluppo, a Locri, al convegno promosso dal sindaco Giovanni Calabrese ma fortemente voluto da monsignor Francesco Oliva, questo era il vero argomento all’ordine del giorno: accendere un faro sul crescente degrado di un territorio dove la ‘ndrangheta rischia di restare l’unico ente di governo stabile.
Nel suo pragmatismo monsignor Oliva lo ha detto con franchezza: «La Zes sappiamo bene che al massimo può rappresentare un mezzo ma non è certo la soluzione per una Locride sempre più patria dei diritti negati». E giù con un elogio alla Carta costituzionale, comparato con il tradimento dei suoi precetti da parte del potere politico, che avrebbe fatto la gioia del compianto Stefano Rodotà. Qui è negato il diritto alla salute e quello alla sicurezza sociale. Qui non si tutela il diritto al lavoro e si mortifica quello alla imparzialità della pubblica amministrazione. Anche l’inaugurazione dell’anno scolastico è messa a rischio perché al decimo piano del governatorato di Germaneto non si trova chi mandi una pec al sindaco di Locri. Nonostante tra i consulenti di Oliverio primeggi un tal Gallelli, sindaco di Zagarise, il cui curriculum vanta come «esperto nell’invio di mail».
Attorno al tavolo monsignor Oliva mette tutti, poi chiama il governo che si presenta con il volto del sottosegretario Tonino Gentile. Se la potrebbe cavare con una battuta: «Mi avete chiamato e sono qui. Datemi atto che è la prima volta che ciò avviene».
Non lo fa. La voglia di menar le mani con una Regione che programma ma non investe e con un governatore che da bimbo dispettoso, invece di far fronte comune, preferisce un tour autoreferenziale con l’unica guida che riconosce, leggasi Sebi Romeo, è forte, ma Gentile preferisce agire e parlare da uomo delle istituzioni. Al punto da far finta di non sentire quella voce che dalla sala lo invita a venire più spesso «così ci assicuriamo anche la presenza, il giorno prima, di Mario Oliverio».
Snocciola numeri e dati, Gentile. Bastano quelli per indicare le responsabilità che la Regione ha in questo abbandono della Locride denunciato da monsignor Oliva. «Quando la Regione si presenta al tavolo i risultati arrivano», assicura Gentile e spiega che, nei giorni precedenti, l’accordo tra il Mise e la Regione Calabria ha assicurato la copertura finanziaria per 142 milioni di interventi per lo sviluppo delle imprese locali. Il salato arriva subito dopo: «Noi come Stato co-finanziamo gli interventi, ma i progetti li presenta la Regione e se mi chiedete quanti dei progetti che abbiamo finanziato riguardano la Locride debbo rispondervi: nessuno».
E prima ancora c’è la visita ai ruderi di quello che fu uno dei più organizzati e qualificati nosocomi del Mezzogiorno, l’ospedale di Locri. Qui siamo al mistero: quindici milioni disponibili da anni per la manutenzione straordinaria e mai spesi. Perché? La risposta potrebbe darla Oliverio, visto che questo aspetto della sanità rimane competenza della Regione. Potrebbe darla Sebi Romeo, visto che è il reclutatore dei manager sanitari in provincia di Reggio. Gentile, invece, lancia una provocazione: «Avete diritto a questa e altre risposte. Io posso accompagnare una delegazione dal ministro Lorenzin e chiedere che mandi gli ispettori a Locri».
Poi, l’incontro con i giovani in via di licenziamento nell’unico call center operante nella Locride. Ragazzi motivati, qualificati, sottopagati. E, nonostante questo, mandati a casa per difetto di commesse. Il sottosegretario Gentile promette un tavolo al Mise ma non accetta che si dica che gli enti territoriali, Regione in primis, non possono fare nulla, nel momento in cui le commesse sottratte a Locri appartengono a grosse aziende nazionali che dalla Regione Calabria sono riverite e coccolate.
E la Zes? Alla fine si rivela per quello che è: una delle tante sigle che periodicamente la politica si inventa per anestetizzare la protesta e regalare nuovi miraggi, magari facendo anche litigare fra loro le 42 teste che stanno nei 42 municipi della Locride.

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