LAMEZIA TERME «Da oggi Lamezia e tutta la Calabria saranno più sicure». Con queste parole il ministro dell’Interno Marco Minniti ha salutato la cerimonia di inaugurazione della nuova caserma di Lamezia Terme. Un lungo iter, durato quasi dieci anni per la struttura di via Marconi, che ha visto anche il passaggio fondamentale da Compagnia a Gruppo, il cui comandante sarà il tenente colonnello Massimo Ribaudo e che è stata intitolata alla memoria al brigadiere Antonio Mascaro, medaglia d’argento al valore militare. «Lamezia da oggi dipenderà direttamente dal comando provinciale e avrà a disposizione un reparto investigativo», ha spiegato invece il comandante generale dell’Arma, Tullio Del Sette, che ha voluto ricordare come «questo sia la dimostrazione dell’interesse dello Stato nei territori» e che «la criminalità organizzata va combattuta nei luoghi dov’è nata, in costante sinergia con le forze di polizia e con la magistratura».
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Un’elevazione, questa, su cui il ministro ha voluto rimarcarne più volte l’importanza. «È fondamentale ricordare che questo passaggio rientra in una normale programmazione di forza contro la lotta alla criminalità organizzata – spiega Minniti –. Normale perché non è stata dettata dall’emergenza come avvenne a Locri dopo l’omicidio Fortugno, che è stata l’ultima elevazione avvenuta in Calabria prima di oggi». Lamezia è stata la prima tappa del ministro in Calabria. Nel pomeriggio, sarà infatti anche a Reggio e a Gioia Tauro per presiedere l’inaugurazione e l’elevazione del Gruppo carabinieri. «Agiamo in una situazione di normalità in un territorio dove si stanno raggiungendo risultati inimmaginabili. Tutto questo – ha proseguito Minniti – rientra in una strategia della presenza dell’Arma qui in Calabria, dove si gioca una partita importante per l’Italia intera».
Una riapertura, quella della caserma di via Marconi, fondamentale per Lamezia e l’intero comprensorio, segnata anche dalla presenza, al taglio del nastro di tutte le autorità politiche, religiose e istituzionali. Il primo cittadino di Lamezia, Paolo Mascaro, i sindaci dell’hinterland e il deputato Sebastiano Barbanti. Presente il governatore Mario Oliverio e il suo vice Antonio Viscomi. Non sono mancati neanche Nicola Gratteri e Giovanni Bombardieri, in rappresentanza di quella magistratura più volte richiamata negli interventi di Minniti e Del Sette. «Un lavoro straordinario quello della magistratura quello che viene svolto in questo distretto e soprattutto in questa città – ha sottolineato il ministro –. È stata messa in campo un’attività di repressione e di prevenzione contro la criminalità in cui non può essere dimenticato lo sforzo dei sindaci e dei prefetti. È una partita di carattere democratico».
Un ringraziamento particolare, infine, Minniti lo ha rivolto a Simona dalla Chiesa, madrina della cerimonia e figlia del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, ucciso dalla mafia, di cui ricadrà il 35esimo anniversario proprio domenica.
«Un cognome importante – ha detto il ministro –, che ha fatto un pezzo della storia del nostro Paese e che è oggi per noi un grande esempio». Immancabile anche un riferimento al ricordo del giudice Giovanni Falcone: «Lui parlava di principi e di una mafia che come un fatto umano poteva essere sconfitta. E ora dobbiamo trasformarli nei nostri obiettivi».
«GIOIA CRUCIALE PER SICUREZZA ITALIA» «Un importante salto di qualità», così Minniti ha commentato oggi pomeriggio l’elevazione della Compagnia carabinieri di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, a comando di Gruppo. La bandiera del neocostituito Gruppo è stata consegnata dai familiari dei carabinieri uccisi nella strage di Razzà, la contrada di Taurianova in cui il primo aprile 1977 furono trucidati l’appuntato Stefano Condello e il carabiniere Vincenzo Caruso perché durante il servizio di controllo si erano imbattuti in un importante summit di ‘ndrangheta. «Con la scelta di elevare la compagnia a gruppo – ha detto Minniti –, con la scelta di avere qui in Calabria un battaglione Calabria che integra capacità diverse, investigative, di controllo del territorio, capacità speciali come quelle dello squadrone Cacciatori, si testimonia che anche nel contrasto alla criminalità organizzata, alla ‘ndrangheta così come al terrorismo, il controllo del territorio è un elemento fondamentale. Lo è ancora di più nei confronti della ‘ndrangheta, perché nell’idea della ‘ndrangheta c’è quella di esercitare un controllo alternativo del territorio».
Il ministro si è soffermato anche sul porto di Gioia Tauro. «È la porta dell’Europa verso il Mediterraneo – sottolinea –, il porto costituisce una straordinaria infrastruttura, importantissima per la Italia e per la Europa. Deve essere sempre più una grande infrastruttura del Paese, e quindi garantire la trasparenza e la sicurezza del porto e della Piana di Gioia Tauro costituisce un elemento fondamentale, appunto perché è uno snodo economico importante qui abbiamo anche una parte della ‘ndrangheta tra le più agguerrite di quelle che ci sono in Calabria e in Italia. Qui si gioca una partita cruciale per la sicurezza della Italia».
Infine Minniti ha sottolineato che da oggi la provincia di Reggio Calabria conta ben due gruppi: «Uno sforzo straordinario di rafforzamento, che non avviene sulla base di una emergenza, a Locri fu istituito dopo l’assassinio del vicepresidente Fortugno, oggi il rafforzamento in una condizione di ordinaria forza, la forza dello Stato si dispiega in una condizione ordinaria, non dobbiamo rispondere a una sfida, perché per noi la sfida del contrasto alla ‘ndrangheta è una sfida permanente, che noi dobbiamo vivere con forza ogni giorno».
LA COMMEMORAZIONE Ma la lunga giornata calabrese di Minniti non si è limitata alla Piana di Gioia Tauro. Nel pomeriggio, il ministro ha voluto ritagliare uno spazio importante nella sua fitta agenda alla commemorazione del prefetto Luigi De Sena. «Un amico, cui mi ha legato affetto profondo», dice senza nascondersi. E senza nascondere «l’emozione vera» – afferma – nel ricevere il premio speciale per la legalità che gli ha conferito la fondazione nata per volere dei familiari dell’ex prefetto. Una cerimonia, organizzata davanti a quella che – sottolinea il ministro – «sarà sempre la sua prefettura» e pensata per chiudere la lunga giornata in memoria di De Sena, iniziata nel parco di San Giovannello che gli è stato intitolato, con la deposizione di una corona di fronte alla stele voluta dall’amministrazione Falcomatà, seguita da una messa commemorativa e dalla scopertura di una targa nel palazzo che per lungo tempo è stato il suo ufficio.
REGGIO E DE SENA, UNA STORIA D’AMORE Appuntamenti diversi cui hanno partecipato il capo della Polizia Franco Gabrielli, il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette, il capo gabinetto del ministero dell’Interno Mario Morcone, il prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari, insieme ad autorità civili, militari e religiose, ma anche diversi cittadini. «Perché noi calabresi – dice Minniti – abbiamo un carattere difficile e i reggini ancor di più. Ci apriamo difficilmente. Ma Lu
igi ha saputo entrare nel cuore di questa città e questa città glielo ha riconosciuto. E io gli sarò sempre grato per quello che ha fatto per la mia città».
SERVITORE DELLA DEMOCRAZIA «Ex vice capo della polizia, prima dell’avventura politica da senatore sotto le bandiere del Pd, De Sena è arrivato a Reggio da prefetto dopo l’omicidio Fortugno. «Era stato mandato qui come prefetto di polizia, come prefetto di ferro. E lo è stato nel far rispettare le regole». Ma senza dimenticare «la sua straordinaria umanità», che anche vestendo la divisa ha saputo mostrare. «De Sena – sottolinea il ministro – è stato un grande poliziotto, che ha saputo tenere insieme un rigoroso rispetto del principio di legalità e il principio di umanità», sempre cosciente che «il rigore della legge non può prescindere dal fatto che tu sei una persona che si rapporta con un’altra persona». Caratteristiche precipue – aggiunge Minniti – di un «servitore dello Stato e della democrazia», che come tale si è comportato anche negli anni di attività da parlamentare.
I PREMIATI «Luigi – afferma il ministro – era un uomo semplice, ironico, tranquillo, e fiero. Una fierezza mai ostentata, di chi sa di poter contare sulle proprie capacità e non ha necessità di dimostrarle con l’aggressività». Un esempio, in sintesi, che si perpetua nel tempo, facendo sì che la sua morte non sia un atto finale, «ma solo un altro e diverso passaggio». Anche perché altri – questo il significato che la Fondazione che ricorda De Sena ha inteso dare al premio – ne tengono viva la memoria, continuando a tracciare il medesimo solco che l’ex prefetto ha inaugurato. Onore e onere che quest’anno ricade sulle spalle dell’orchestra giovanile di fiati di Delianuova, cui è andato il premio “Giovani”, del duo sincronizzato delle Fiamme Oro della polizia, Giorgio Minisini e Manila Flamini, vincitori dell’oro ai mondiali di Bucarest con lo straziante esercizio che ricorda la morte in mare dei migranti a Lampedusa, cui è stato consegnato il “premio straordinario” e dell’imprenditore Gaetano Saffioti, vincitore del premio “Realtà calabresi” che da anni paga il suo no alla ‘ndrangheta con una vita blindata. Il “premio speciale legalità” è andato invece al ministro Minniti.
LIBERA: «MANDATE L’ESERCITO AD ARGHILLÀ» A margine delle iniziative in memoria dell’ex prefetto, il rappresentante del Viminale ha incontrato insieme al prefetto Michele di Bari una delegazione di Libera. Gli attivisti hanno chiesto al ministro non solo un presidio costante del territorio di Arghillà Nord da parte delle forze dell’ordine, ma addirittura l’invio di unità dell’esercito per la prevenzione ed il contrasto di tutte le forme di illegalità e di condizionamento, in particolare sulla gestione degli alloggi e sulla piaga dell’abusivo conferimento dei rifiuti. Una proposta che ha lasciato più che perplesso il ministro, il quale ha invitato il Prefetto a valutare degli interventi alternativi quali il potenziamento della presenza delle forze dell’ordine e il coinvolgimento della protezione civile. Sul tema, verrà in ogni caso convocato uno specifico comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, cui parteciperà anche Libera.
Adelia Pantano
Alessia Candito
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