CATANZARO La parabola lunga e fortunata dell’usciere. Dalla portineria del Comune di Vibo all’Avvocatura della Regione, passando per l’esperienza di consigliere a Palazzo Campanella. È la storia di Pietro Giamborino, esponente di primo piano del Pd e politico calabrese di lungo corso. Lo scorso giugno è riuscito a ottenere un nuovo incarico di prestigio: componente della struttura ausiliaria dell’Avvocatura calabrese, l’organo che tutela in sede giudiziaria gli interessi della Regione. Giamborino, dipendente comunale di categoria B, non ha avuto bisogno di presentare il curriculum con l’elenco delle sue competenze in materia di giurisprudenza: gli sono bastati i suoi addentellati politici. D’altronde, l’ex consigliere regionale sembra non avere alcuna esperienza in fatto di questioni legali. Di lui si sa che «ha studiato lettere e filosofia» (sito del consiglio regionale) e che il suo lavoro ufficiale è quello di usciere del Comune di Vibo.
IL COMANDO Qualifiche evidentemente così importanti da permettergli di andare a ricoprire un ruolo di rilievo nell’organismo che dovrebbe supportare l’Avvocatura, cioè uno degli uffici nevralgici della Regione, nella sua vasta e complessa attività.
È stato il coordinatore reggente dell’ufficio, Gianclaudio Festa, a chiedere (il 26 maggio) il “comando”, cioè il trasferimento, di Giamborino dal Comune di Vibo alla Regione. L’usciere trasformatosi in esperto di cose legali lavorerà a Germaneto fino al 26 febbraio 2018, con tutte le spese relative a stipendio e altre indennità a carico della Cittadella. La presa d’atto del suo “trasloco” in Regione è stata firmata da un altro avvocato, Sergio Tassone, dirigente di settore del dipartimento Risorse umane.
LA CARRIERA Giamborino, prima di abbracciare la causa del Pd, ha militato nella Democrazia cristiana, nel Ppi e nella Margherita. Nel 1994 è stato consigliere comunale di Vibo, ovvero l’ente di cui è attualmente dipendente. Nel ’95 inizia la carriera di consigliere provinciale che lo porterà a svolgere il ruolo di assessore al Bilancio per 6 anni e, successivamente, alla presidenza del Consiglio. Alle elezioni regionali del 2010, quelle che registrano la vittoria del centrodestra di Scopelliti, porta in dote alla lista pd 3.500 voti, insufficienti però per farlo entrare in assemblea in prima battuta. Non torna tuttavia al suo lavoro di usciere, né rimane troppo lontano dal Palazzo: trova infatti subito posto nella struttura speciale di un suo vecchio amico e compagno di avventure politiche, l’allora consigliere regionale Nicola Adamo. Una sistemazione temporanea, dal momento che, in qualità di primo dei non eletti, nel maggio 2013 Giamborino subentra a Bruno Censore (eletto alla Camera) e rimane in carica fino alla fine della legislatura.
ANCORA IN CAMPO Di stare fuori dai giochi, però, l’ex consigliere regionale non ne ha proprio voglia. Non si ricandida alle elezioni del 2014 ma, tre anni dopo, ottiene un nuovo incarico nella struttura dell’Avvocatura. Sarà stato decisivo, anche stavolta, l’interessamento di Adamo, che può pur sempre vantare un rapporto esclusivo e privilegiato con il governatore Mario Oliverio? Di sicuro c’è che Giamborino dovrà impegnarsi molto e dar fondo a tutte le sue nozioni di procedura penale per far funzionare un organismo che negli ultimi tempi ha fatto parlare di sé soprattutto per alcune sviste madornali. La più clamorosa è quella relativa all’ultima udienza del processo con rito abbreviato al clan Grande Aracri di Cutro: il legale nominato dall’Avvocatura ha dimenticato di depositare le memorie conclusive, di fatto escludendo la Regione dal risarcimento. L’usciere Giamborino riuscirà a migliorare le performance di tutto l’ufficio?
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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