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Si indaga sul bando per la ristorazione alla Cittadella

È una procedura che desta più di un dubbio quella riguardante la gara d’appalto per assegnare il servizio di bar e ristorazione alla Cittadella regionale. Dubbi tanto concreti da indurre la procura…

Pubblicato il: 06/09/2017 – 14:56
Si indaga sul bando per la ristorazione alla Cittadella

È una procedura che desta più di un dubbio quella riguardante la gara d’appalto per assegnare il servizio di bar e ristorazione alla Cittadella regionale. Dubbi tanto concreti da indurre la procura di Catanzaro ad aprire un fascicolo d’indagine sull’esposto presentato dalla Ristorart Toscana srl, azienda che ha già avuto ragione dal Consiglio di Stato in relazione all’appalto di refezione dell’Azienda ospedaliera di Catanzaro. Dopo quella vittoria sancita dalla giustizia amministrativa, ora si apre dunque un altro fronte giudiziario che potrebbe riservare qualche sorpresa ai piani alti della Cittadella.
Per capire la vicenda bisogna però ripercorrere alcune tappe. Il 18 marzo 2016 il dipartimento regionale Organizzazione, Risorse Umane-Controlli, Settore Economato pubblica, attraverso la Stazione appaltante regionale, mette a gara la concessione del servizio Bar-Ristorazione veloce e Ristorante presso la Cittadella regionale. I termini per presentare le domande scadono il 3 maggio alle ore 12, ma poco più di un mese dopo la pubblicazione del bando (22 aprile) la Sua pubblica una errata corrige con cui la scadenza viene posticipata al 16 maggio. Non solo: oltre a differire il termine, i dirigenti della Sua modificano anche i requisiti di capacità tecnico-organizzativa prevedendo la dimostrazione di aver eseguito complessivamente 180mila pasti nel triennio anziché 180mila pasti annui nell’arco del triennio. «In pratica – si osserva nell’esposto – con un requisito di soli 164 pasti al giorno effettuati nel triennio precedente si sarebbe potuto partecipare ad una gara dove il Capitolato al suo interno, addirittura con molta cautela, prevedeva circa 300 utenti al giorno».

MODIFICHE PROVVIDENZIALI Si tratta, evidentemente, di modifiche «sostanziali» che avrebbero consentito «alla società New Generation srl» di Soverato, classificatasi al secondo posto nella graduatoria finale, di poter partecipare alla gara «in quanto il differimento al 16 maggio consentiva alla stessa di ottenere una delle certificazioni in data successiva al 3 maggio 2016 e di ottenere un avvalimento sui requisiti di capacità tecnica e organizzativa da altra ditta che sicuramente non lo avrebbe potuto concedere se il numero dei pasti effettuato da dimostrare fosse rimasto quello del precedente avviso (180.000 pasti annui nell’ultimo triennio precedente 2013-2014-2015)».
Poi c’è il caso della certificazioni di qualità: «La New Generation – si legge ancora nell’esposto – omette di indicare il possesso delle due certificazioni che la Sua attraverso l’errata-corrige aveva richiesto in più rispetto alla prima stesura. Le due certificazioni vengono acquisite dalla Sua utilizzando, di fatto, il soccorso istruttorio attraverso una richiesta di chiarimenti». Una circostanza, questa, che suscita parecchie perplessità soprattutto perché il possesso delle certificazioni doveva essere dimostrato «pena esclusione».

DOTI DIVINATORIE I dubbi non finiscono qui, perché dalla documentazione che l’azienda soveratese ha prodotto a supporto dell’avvalimento sui requisiti di capacità tecnica e organizzativa si evincerebbe che «il contratto e la dichiarazione di possesso dei requisiti portino la data dell’11 aprile 2016 e siano stati sottoscritti con la dizione corretta (180.000 pasti anziché 180.000 pasti annui) nonostante l’errata corrige sul punto in oggetto 12.3.1 sia intervenuta successivamente (22 aprile 2016)». 

LA GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA Ma, doti divinatorie a parte, una volta effettuata la gara, con la Ristorart prima e la New Generation seconda, quest’ultima si rivolge al Tar chiedendo (invano) la sospensione cautelare del provvedimento, poi richiesta anche al Consiglio di Stato (l’udienza al momento non è stata fissata). Proprio nel ricorso presentato al Tribunale amministrativo regionale la New Generation contesta l’attribuzione di alcuni punteggi a lei sfavorevoli rispetto a quelli assegnati alla Ristorart Toscana.

ALTRE CIRCOSTANZE DUBBIE Ma «a favore» della New Generation, secondo quanto denunciato nell’esposto, starebbero giocando anche ulteriori circostanze dubbie: «Nonostante il Tar in data 20 luglio 2017 abbia rigettato la domanda di sospensiva cautelare, la Regione Calabria a tutt’oggi non si è determinata in ben 50 giorni dalla data dell’ordinanza del Tar alla stipula del contratto (senza considerare i 40 intercorsi dalla data di aggiudicazione definitiva), consentendo così di fatto una nuova richiesta di sospensiva cautelare presso il Consiglio di Stato che sarebbe invece decaduta per sopravvenuta mancanza di interesse cautelare, essendo stato stipulato il contratto e rimandando così tutto all’udienza di merito». Senza considerare, infine, che la Regione attraverso il Rup «non ha proceduto nel rispetto della norma che regola il controllo dei requisiti: infatti avrebbe dovuto procedere, prima dell’apertura delle buste di offerta presentate, a richiedere ad un numero di concorrenti, non inferiore al 10% delle offerte presentate, arrotondato all’unità superiore, scelti con sorteggio pubblico, di comprovare, entro 10 giorni, il possesso dei requisiti di capacità tecnico-organizzativa, economica, finanziaria e altro, di cui alle dichiarazioni rilasciate in sede di gara». Tale richiesta sarebbe da estendere, entro 10 giorni dalla conclusione delle procedure di gara, all’aggiudicatario e al secondo classificato se non sorteggiati. Invece, la Regione risulterebbe avere esperito le verifiche solo nei confronti dell’azienda vincitrice.
C’è quanto basta per giustificare la decisione della Procura di approfondire le lagnanze opposte dall’imprenditore. Passi per le lentezze di una burocrazia sballata e farraginosa, tuttavia quando tali disservizi appaiono utili a sovvertire gli esiti di una gara pubblica e si collocano cronologicamente in linea con intercettazioni ambientali della Procura distrettuale che, in altre indagini, ha avuto modo di verificare strane commistioni tra esponenti politici ed imprenditori interessati proprio alla gara per la ristorazione presso la Cittadella regionale, allora ecco che qualche dubbio appare più che legittimo.
Non sarebbe male se anche il governatore Mario Oliverio decidesse di chiedere chiarimenti ai suoi burocrati, magari svegliando dal torpore l’avvocato Tassone, la cui utilità a guida dell’avvocatura regionale appare sempre più da dimostrare.

red. cro.

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