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«Niente rapporti con la società? La questione non è così semplice»

La vita politica e sociale italiana e della nostra regione stanno vivendo un momento di particolare vivacità e confronto sia a causa delle prossime scadenze elettorali che per gli ultimi accadiment…

Pubblicato il: 07/09/2017 – 16:46
«Niente rapporti con la società? La questione non è così semplice»

La vita politica e sociale italiana e della nostra regione stanno vivendo un momento di particolare vivacità e confronto sia a causa delle prossime scadenze elettorali che per gli ultimi accadimenti che hanno interessato queste calde giornate estive. In tale contesto, le dichiarazioni di esponenti delle istituzioni a ogni livello possono avere maggiore risonanza mediatica ed essere, ancor di più, suscettibili di valutazioni e analisi. Mi riferisco all’intervista rilasciata dal procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho al Tg2000, il telegiornale di Tv2000. Non dubito certamente della buona fede dell’intervista, ma mi sembra opportuno aprire una significativa riflessione sulle parole pronunciate dal procuratore quando riferendosi alla Calabria ha detto: «Questo è un territorio nel quale non si possono avere rapporti con le altre persone. Perché quello che caratterizza la ‘ndrangheta è la sua capacità di confusione, d’infiltrazione e inquinamento dei vari settori: economico, politico e sociale. Quindi bisogna vivere sempre da soli… La ‘ndrangheta per essere battuta necessita di esponenti delle istituzioni che adottino anche un codice etico che riporti alla rinuncia a tutti i rapporti esterni che non siano certamente quelli strettamente istituzionali… Prima giocavo a tennis, oggi non lo posso fare…». 
Il procuratore di Reggio Calabria, a prescindere dalle considerazioni di ciascuno volte a condividere o non condividere quanto sostenuto dal magistrato, apre sicuramente un dibattito e, soprattutto, pone delle domande alle quali occorrerebbe dare delle risposte adeguate. La prima riflessione è quasi spontanea: se un procuratore deve evitare una legittima vita sociale o parlare con pochi eletti, come dovrebbe comportarsi e lavorare con la dovuta serenità un politico il quale non ha gli stessi strumenti di indagine per valutare che, invece, dispongono gli organi inquirenti? Anche il politico dovrebbe evitare una sia pur minima vita sociale? La conseguenza sarebbe quella di sospendere la vita democratica in questi territori. La stessa vita istituzionale risulterebbe compromessa in quanto un magistrato non sarebbe in grado neppure di ricevere un premio da un sindaco, perché quest’ultimo potrebbe essere successivamente coinvolto in una qualsiasi inchiesta giudiziaria. Proprio il procuratore De Raho nell’intervista ha addirittura sostenuto: «Non si ha mai la certezza di parlare con l’antimafia». Anche alcuni dei cosiddetti colletti bianchi, magari apparentemente insospettabili, possono avere avuto, infatti, rapporti con la zona grigia ed essere oggetto di indagine da parte della magistratura. In tale ragionamento non voglio tralasciare il dibattito in corso sulla legge elettorale e sul possibile ripristino delle preferenze. Nel caso in cui quest’ultima circostanza dovesse avverarsi, potrebbe un politico avere rapporti solo con le istituzioni e non con i cittadini evitando di frequentare un qualsiasi centro culturale o sportivo? È stato a lungo criticato il sistema dei nominati dalla politica, proprio per l’esigenza di avere politici attenti, aperti al dialogo e all’ascolto dei cittadini. La politica, oggi più che mai, deve stare a contatto con la gente. Gli elettori avvertono l’esigenza di sentire al loro fianco la presenza delle istituzioni politiche per rapportarsi sui problemi che necessitano di un continuo confronto diretto che sia propedeutico alle decisioni da prendere nelle aule parlamentari, regionali o comunali. La vocazione all’ascolto e al dialogo è un’esigenza prioritaria e imprescindibile. Bisogna attuare, però, un’attenta distinzione: una cosa è avere una legittima e proficua vita sociale, un’altra avere rapporti con ambienti oscuri che vanno assolutamente evitati e censurati. 
La questione posta dal procuratore di Reggio Calabria, che può interessare anche città come Palermo o Napoli, apre una seria riflessione. Come tutte le riflessioni, soprattutto quelle che provengono dal mondo istituzionale, meritano la dovuta attenzione a una condizione: trovare la via d’uscita senza lasciarsi andare a facili populismi, dichiarazioni compiacenti e instaurando un serio e costruttivo dibattito. Solo così le considerazioni del procuratore di Reggio Calabria possono trovare un riscontro tangibile e una soluzione alle problematiche esposte.     

*Deputato

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