Gli inciuci di Rende, la riscoperta di Wanda Ferro, la scalata di Bernardo Misaggi, il rapporto “personale” con Peppe Scopelliti, la “gaffe” di Mario Occhiuto, il “che fai mi cacci” di Giuseppe Graziano. Titoletti per una ricostruzione dello stato dell’arte in seno a Forza Italia che innervosiscono, oltre misura, la coordinatrice regionale Jole Santelli.
Andiamo per ordine. È di queste ore la polemica aspra con Alleanza popolare, gli odiati “alfaniani” che in Calabria risultano ancora più indigesti, atteso che a guidarli ci sono Tonino e Pino Gentile. Il centrosinistra trama per confermare nell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale l’uscente Pino Gentile: è lesa democrazia, tuona Jole Santelli. Dimentica, però, che a pochi chilometri da dove lei verga i comunicati esiste un’amministrazione comunale che ha eletto Marcello Manna sindaco con una coalizione di centrodestra messa in piedi proprio dai fratelli Gentile, riportando una vittoria storica che ha posto fine al feudo Pd targato Sandro Principe. Bene, oggi quell’amministrazione, con la benedizione di Forza Italia, lavora a sovvertire quello che Berlusconi chiama “il voto popolare”, per varare una giunta con il Pd.
Jole Santelli non fa mistero, poi, della sua determinazione a candidare alle prossime regionali Mario Occhiuto, confortata dai risultati da questi ottenuti come sindaco di Cosenza dove è stato riconfermato a furor di popolo e al primo turno. Battendo un campione di preferenze come Carletto Guccione. E qui le cose si complicano. Al punto che proprio Occhiuto nella sua ultima conferenza stampa inciampa in una “gaffe”, sfuggita a molti, quando annuncia che a scadere del suo mandato non intende più ricandidarsi come sindaco. Bello sforzo: la legge vieta due mandati consecutivi ai sindaci delle città oltre i 15mila abitanti.
Altra pietra d’inciampo è l’ingombrante presenza di Peppe Scopelliti. L’ex governatore ha deciso di tornare alla militanza originaria nella destra-destra, eppure mantiene saldi e costanti rapporti con la coordinatrice di Forza Italia, al punto da comparire alla riunione dove i quadri del partito berlusconiano dovevano scegliere chi eleggere nell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale. «Con Peppe solo rapporti di amicizia personale», assicura la Santelli rispedendo al mittente, anche in maniera vivace, quelle che interpreta come «interessate allusioni». Sarà anche vero ma occorre convincere i reprobi interni che, invece, vedono nella trimurti Santelli-Scopelliti-Tallini i veri sponsor politici della candidatura a governatore di Mario Occhiuto. Il più vitale di questi è proprio Giuseppe Graziano: guida un fronte interno che comincia ad avere anche riferimenti concreti per una candidatura alternativa a Occhiuto. Quella di Bernardo Misaggi, stimatissimo dirigente medico del “Pini”, re della sala operatoria quando si tratta di metter mamo alla colonna vertebrale, storico medico di “Mamma Rosa” e per questo sempre nel cuore del Berlusca. Misaggi sta simpatico a Scopelliti nella stessa misura in cui i topi lo stanno ai gatti. Nel 2010, quando Scopelliti e il “modello Reggio” la facevano da padroni, Berlusconi avrebbe preferito una candidatura legata meno alla politica e più all’impegno civico e per questo indicò Misaggi. Anche i sondaggi gli davano conforto ma alla fine i colonnelli di An, Maurizio Gasparri e Gianni Alemanno in particolare, imposero Scopelliti e, nello stile e nella compostezza che ha sempre caratterizzato il “modello Reggio”, il buon Misaggi venne svillaneggiato, sino a definirlo invenzione di qualche cronista nemico della Calabria.
Pare che questa volta Misaggi non intenda proprio concedere il bis e, forte dell’amicizia con Fedele Confalonieri, trascorre lunghi periodi in Calabria. Ritira premi, inaugura sedi, fonda circoli culturali, assiste persone. Una presenza felpata ma assidua. Al punto da essere pubblicamente ringraziato quando l’imprenditore Floriano Noto svela i retroscena della sua scelta di rilevare, salvandolo, il Catanzaro Calcio.
Allo stato i circoli aperti da Misaggi, sopratutto nel cosentino, sono oltre un centinaio. Ripete che ai calabresi non ha da chiedere ma da offrire e dare. E manda un segnale garbato ma bellicoso: «Stavolta non mollo la presa, sarò candidato con o senza Forza Italia». Intende recitare la sua parte a prescindere da quello che decidono i maggiorenti locali di Forza Italia. «Non sopravviveremmo ad altre minestre riscaldate», dice a chi lo incontra, «per questo non farò nessun passo indietro».
Insomma si aprono le danze nel centrodestra. E si allargano gli orizzonti nell’asfittico panorama politico calabrese. Il che non è certo un male.
direttore@corrierecal.it
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