COSENZA È toccato al pubblico ministero Pierpaolo Bruni raccontare la presenza della cosca Lanzino nel territorio di Acri. Nell’illustrare l’impianto accusatorio, il pm – oggi procuratore capo a Paola – ha puntato sul “potere” esercitato dagli imputati di questo troncone del processo “Acheruntia”, che si avvia alle battute finali al Tribunale di Cosenza. E ha depositato alcune precedenti sentenze di condanna che attestano l’esistenza del clan. Poi ha chiesto la condanna a 16 anni per Angelo Gencarelli, ex consigliere comunale di Acri, ritenuto il trait d’union tra la ‘ndrina e la politica; a 15 anni per Giuseppe Perri che, secondo l’accusa, è il reggente dell’organizzazione criminale ad Acri; a 12 anni per Giampaolo Ferraro, considerato uno degli affiliati di rango. Il magistrato ha poi chiesto la trasmissione degli atti al Tribunale di Salerno, competente per la posizione di Gencarelli.
È toccato, successivamente, agli avvocati di parte civile, che hanno sposato in pieno la posizione della Procura, e alle difese – con i legali Lucio Esbardo e Luca Acciardi che hanno respinto le accuse e chiesto l’assoluzione per i propri assistiti.
Acheruntia è l’inchiesta della Procura antimafia che nel luglio del 2015 ha provocato un terremoto politico ad Acri. Tra le persone coinvolte anche l’ex assessore regionale all’Agricoltura Michele Trematerra. Il 26 settembre – al termine delle arringhe delle difese e di eventuali repliche e controrepliche – il Collegio pronuncerà la sentenza.
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