CATANZARO «Ora è il momento di passare dalle enunciazioni ai fatti», parola di Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro per il quarto mandato. L’occasione in cui queste parole sono state pronunciate è il Consiglio comunale sulle linee guida che la nuova amministrazione Abramo si propone di portare avanti nei cinque anni di mandato che la aspettano: «Si è chiusa una legislatura difficile e tormentata, ma che non è stata avara di risultati. Anzi. Potremmo definirla la legislatura della “normalizzazione” della città. Ma questo non basta, lo sappiamo tutti. Ora è il momento di passare a una fase nuova, che potremmo chiamare la “fase della visione”, che impone di volare alto, di superare con forza i confini comunali che non sono solo fisici, ma anche e soprattutto culturali e politici. La “visione” che deve guidarci è quella di una Catanzaro collocata saldamente al centro del panorama politico-istituzionale della Calabria, capace di irradiare modelli positivi e di farsi riconoscere da tutti quale polo direzionale unitario».
In un’Aula rossa che non fa registrare una larga presenza di cittadini interessati al nuovo corso Abramo, il sindaco si rivolge ai consiglieri di maggioranza e opposizione leggendo un lungo documento di intenti e proposte, alcune per la verità non approfondite per modalità, tempi e risorse, da mettere in campo da qui fino al 2022.
Un intervento corposo che ha avuto come senso quello della continuità con quanto fatto da Abramo nel lustro conclusosi a giugno scorso. A partire dalla conurbazione fisica e culturale di centro storico e quartiere lido, che amo oggi risultano realtà a sé stanti che viaggiano a due velocità: «In campagna elettorale ho ripetuto più volte che sarà un bel giorno quando i catanzaresi che abitano a Lido diranno “il nostro corso Mazzini” e “il nostro Politeama” e quando i catanzaresi che abitano il centro storico diranno “il nostro lungomare” o “il nostro porto”», ha chiosato il sindaco.
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L’elenco delle cose da fare è però lungo e Abramo lo snocciola in capitoli: dai trasporti alla sicurezza, dallo sport alla cultura, anzi alle “culture”, il sindaco traccia un disegno complesso che lascia perplessi i rappresentati delle opposizioni.
Il primo a criticare Abramo è stato Sergio Costanzo, da anni ormai fuoriuscito dalla maggioranza che elesse il primo cittadino nel 2011 e ormai saldamente all’opposizione del centrodestra: «Il romanzo che ha letto il sindaco – ha detto non senza ironia – sembra quello di Carlo Collodi: “Pinocchio”. Ma è solo il “Bignami” di cinque anni fa, il libro dei sogni che oggi viene riproposto: il sindaco continua a promettere senza sentirsi poi in dovere di mantenere ciò che dice».
A bollare le linee programmatiche come un «esercizio retorico» è stato, invece, l’ex fedelissimo di Abramo Eugenio Riccio, passato all’opposizione dopo la campagna elettorale in cui ha sostenuto il candidato del Pd Enzo Ciconte: «Tra il dire il fare – dice – c’è di mezzo il mare».
Sempre dai banchi dell’opposizione, ironico e sferzante è stato Nicola Fiorita: «Ho letto per cinque volte le linee programmatiche che ci ha inviato il sindaco Abramo. Ho passato praticamente tutta la notte a leggerle. La prima volta le ho consumate velocemente, con molta curiosità, quasi come si legge un thriller. E devo ammettere che ho pensato, pagina dopo pagina, che era tutto molto bello: tante cose, tanta sicurezza nel futuro, tanto cammino per la nostra Catanzaro. La quarta volta era già notte fonda e nel silenzio si è fatto chiaro che le linee programmatiche delineano un mandato senza visione, senza anima, senza amore per la città. Perché manca sempre la voglia di prendersi cura delle cose, di immaginare la ricaduta sui cittadini, di legare quello che si vuole fare con quello che si è fatto. Alla fine della quinta lettura ho pensato: tutto qui? È davvero tutto qui quello che un sindaco al suo quarto mandato vuole realizzare per chiudere venti anni di governo? È davvero tutto qui quello che ci aspetta: un mix di cose già promesse, di cose che non ci saranno mai, di aggiustamenti di dettaglio, di misure di piccolo cabotaggio? Davvero l’unica idea nuova che ci viene proposta è l’agevolazione dell’insediamento dell’industria farmaceutica nell’area di Germaneto? Il copia e incolla ha i suoi vantaggi, ma è davvero avvilente accorgersi che si può redigere un programma di governo tarandolo su quello di cinque anni prima senza mai spiegare perché dovremmo credere che le cose che non sono state fatte ieri lo saranno domani».
Sul tema che nelle ultime settimane ha appassionato consiglieri regionali e sindaci, ovvero la nascita di una seconda Zona economica speciale in Calabria, per la quale i sindaci dell’area centrale hanno avanzato la candidatura dell’asse Lamezia Terme – Catanzaro – Crotone, Fiorita ha infine sottolineato: «Lo abbiamo ripetuto lungo tutta la nostra campagna elettorale, noi la Zes la vogliamo. E saremo al suo fianco sindaco, al di là di ogni altra valutazione, impegnandoci perché la zona centrale della Calabria venga prescelta accanto a Gioia Tauro. Faremo tutto quello che è nelle nostre possibilità, ma non per mere ragioni campanilistiche quanto perché riteniamo che non avrebbe senso allocare due zone economiche speciali nell’ambito di quella stessa provincia che è già stata rafforzata dalla città metropolitana e perché riteniamo che la zona centrale, e Catanzaro in particolare, svolga storicamente un compito di cerniera, di equilibratore, necessario a garantire lo sviluppo armonico della Calabria, necessario cioè ad impedire che questa Regione si spezzi in mille tronconi. Ci sono molte ragioni per sostenere questa richiesta e ci aspettiamo che Lei sappia irrorare di argomentazioni la proposta. Ci aspettiamo anche che lei sappia coinvolgere tutte le forze politiche cittadine in questa battaglia, evitando sulla Zes venga compiuta un’Opa solo apparentemente amichevole da Flora Sculco e Pino Galati. Il silenzio dell’onorevole Aiello mi è parso, in questo senso, l’atto finora più rumoroso della vicenda».
Prima di concludere la seduta, la replica del sindaco Abramo agli attacchi dell’opposizione ha fornito una replica si è concentrata sull’esigenza amministrativa di fare «le nozze coi fichi secchi». Una risposta che ha lasciato più di qualcuno perplesso: «Se dobbiamo fare le nozze coi fichi secchi – ci si chiedeva -, come saranno portate a compimento le linee guida appena illustrate?».
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