REGGIO CALABRIA «I diritti della minoranza sono stati negati dalla cieca bulimia di potere della maggioranza di centrosinistra e del Partito democratico, in violazione di una prassi sempre rispettata nelle assemblee legislative. Il rinnovo dell’Ufficio di presidenza del consiglio regionale delinea nuovi scenari e ribalta le alleanze uscite dalle urne del 2014». Lo afferma in una dichiarazione il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Campanella, Alessandro Nicolò.
«Il dato politico che emerge in maniera netta è che i confini, per come tracciati dal voto popolare del novembre 2014, tra il centrosinistra e Alleanza popolare sono di fatto cancellati con la rielezione alla vicepresidenza, nel ruolo di vicario, di Pino Gentile, un risultato che conferma l’implosione del Partito democratico e del centrosinistra che si frantuma».
«Fu proprio Romeo di sua iniziativa, in una Conferenza dei capigruppo, già nel mese di giugno, a proporre una soluzione in antitesi alla vicepresidenza Gentile, addirittura disegnando l’identikit riconducibile a Wanda Ferro, a nome non solo del Pd ma anche del presidente Oliverio».
«Non si tratta di esprimere giudizi sui singoli – rileva Nicolò – perché nutro rispetto e stima nella persona e nel politico Pino Gentile, ma è doveroso fare emergere l’aspetto politico-istituzionale fondato sulla violenza dei numeri a discapito dei valori della rappresentanza democratica nelle assemblee da cui la minoranza è stata estromessa per viltà di qualcuno e per l’ignavia di altri».
«Eppure – osserva ancora Nicolò – nelle riunioni ufficiali e negli incontri di questi mesi, ci fu un clima animato da un confronto civile e propedeutico all’appuntamento dello scorso 11 settembre in consiglio regionale. Non siamo andati con il cappello in mano dal Pd, laddove – trovando la nostra ampia convergenza – si voleva affermare il principio di unità istituzionale, preservando le autonomie dei gruppi consiliari, a garanzia della libera scelta di maggioranza e minoranza di eleggere i propri rappresentanti nell’Ufficio di presidenza senza il condizionamento dei così detti “franchi tiratori”. Anzi vi è di più: fu lo stesso Romeo in rappresentanza del Pd e del presidente Oliverio a garantire la blindatura di Wanda Ferro, assicurando la disponibilità di cinque voti, indicando anche i nomi dei consiglieri, per sancire l’intesa istituzionale. Sappiamo com’è andata, e non per responsabilità di Forza Italia e del centrodestra, tant’è che il risultato del voto in Consiglio ha, di fatto, violato una prassi consolidata e rispettata in tutte le legislature fin qui susseguite, coerente col voto popolare e i valori di garanzia per la rappresentanza di minoranza. Convenienze politiche e partitiche – afferma ancora Nicolò – poste in essere a danno della democrazia e di quella parte del popolo calabrese, che non si riconosce nell’attuale maggioranza, ma che concorre, con i suoi rappresentanti in consiglio regionale, nella formazione delle leggi e dei processi istituzionali della Regione. Il centrosinistra e il Pd, con Alleanza popolare, hanno quindi inaugurato una nuova stagione di rapporti politici che segna una novità, un “vulnus” nel corretto esplicarsi delle dialettiche maggioranza-minoranza di cui paventiamo i pericoli per il futuro per l’attecchire di atteggiamenti sprezzanti e disattenti rispetto ai segnali di democrazia che pur devono venire dalla più importante assise di questa regione».
«Sul piano politico – dice ancora Nicolò – gli accordi tra centrosinistra e Alleanza popolare confermano l’inaffidabilità e le “geometrie variabili” che guidano le decisioni degli alfaniani, e non solo in Calabria, un argomento che merita attenta e preoccupata riflessione politica a ogni livello, locale e nazionale».
«Con la mancata elezione di Wanda Ferro, unica antagonista in aula del presidente Oliverio, nelle scorse regionali, viene meno il risultato che sotto il profilo istituzionale avrebbe sancito il giusto equilibrio democratico. Per quel che concerne Forza Italia – conclude Nicolò – continueremo a lavorare con assoluta chiarezza, senza pregiudizi o compromessi di sorta per tutelare gli interessi del popolo calabrese che, ne sono certo, al momento opportuno saprà esprimere il proprio giudizio anche su una così amara pagina della vita istituzionale regionale».
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