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Inizia il restauro della Testa di Basilea

REGGIO CALABRIA C’è grande attesa a Reggio Calabria per l’apertura del cantiere di restauro della Testa di Basilea, prevista per domani 14 settembre al Museo archeologico. «Dopo il successo del res…

Pubblicato il: 13/09/2017 – 13:29
Inizia il restauro della Testa di Basilea

REGGIO CALABRIA C’è grande attesa a Reggio Calabria per l’apertura del cantiere di restauro della Testa di Basilea, prevista per domani 14 settembre al Museo archeologico. «Dopo il successo del restauro del Cavaliere di Casa Marafioti, riportato alla bellezza originaria grazie al progetto Restituzioni ed esposto alle Gallerie d’Italia a Milano nel 2016 – è scritto in un comunicato – un altro importante reperto delle collezioni del MArRC sarà oggetto di un delicato intervento conservativo, grazie al mecenatismo per il patrimonio artistico nazionale di Intesa Sanpaolo». 
«Da domani la Testa di Basilea – prosegue il comunicato – sarà oggetto delle attenzioni del restauratore Giuseppe Mantella e del suo team, sotto la direzione dei lavori del direttore del Museo Carmelo Malacrino, che ha siglato le indagini scientifiche assieme al professor Riccardo Di Cesare, dell’ateneo di Foggia». 
«Dopo i Bronzi di Riace e la Testa del Filosofo, con la quale fu ritrovata, la cosiddetta Testa di Basilea – afferma Malacrino – rappresenta certamente uno dei reperti più significativi ed enigmatici del Museo. Siamo soddisfatti che un pezzo di tale rilievo storico e artistico, a tanti anni dalla sua scoperta, possa essere finalmente restaurato e che questa avvenga con il contributo di un ente privato già da tempo impegnato nella conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano». 
Trovata nel 1969 in località Porticello, a Villa San Giovanni, la Testa di Basilea deriva il suo appellativo dall’acquisizione del manufatto da parte dell’Antikenmuseum della città elvetica. L’opera fu poi restituita all’Italia, perché oggetto di un trafugamento illegale all’epoca della scoperta. La Testa, databile al V secolo a.C., doveva appartenere a una statua di divinità o di un personaggio d’alto rango in età matura, già in età antica oggetto di un’intenzionale frammentazione per ricavare materiale da rifondere. La patina bronzea originaria ha subito una forte aggressione chimica a causa di un maldestro trattamento di pulitura con reattivi chimici aggressivi e dall’esecuzione di un calco, tanto da rendere difficoltosa ogni valutazione stilistica. «Obiettivo del restauro – sostiene il restauratore Mantella – sarà quello di verificare l’eventuale presenza di residui terrosi e calcarei, l’avanzamento dei fenomeni di mineralizzazione e l’estensione del degrado. Se tali processi non saranno arrestati, comporteranno inevitabilmente la riduzione del nucleo metallico e la conseguente perdita di materiale originario».

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